Scelte di vita, opzioni e futuri alternativi
In questa puntata di Too Big To Fail, il podcast di finanza personale più invidioso dei capelli altrui abbiamo ospite Luca Dellanna. Non per i suoi capelli, che pure sono belli, piuttosto per spiegarci cosa sia l’Ergodicità. Una pratica sessuale islandese? Un frutto dal sapore di melanzana? Un fenomeno fisico bestiale?
I consigli di oggi:
Vittorio: Michele Molteni
Nicola: Founders Podcast
Alain: Divertirsi da morire
🎺 PROMO 🎺
Diciamolo: la tua ergodicità fa schifo. Per questo è importante che ti assicuri sulla vita. Ti danno pure un cashback di benvenuto di 30€ in buoni Amazon.
Cose nominate (forse):
- Luca a Econ Talk
- A one minute exercise to de-risk your life
- Profilo X Luca
- I libri di Luca Dellanna: Ergodicity e Winning long-term games
- Antifragile e Skin in The Game di Taleb
- Koyfin
- Newsletter: Matt Levine e BankerOnWheels
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Oh, e ascolta tutto fino alla fine oppure ti si abbasserà l’ergodicità a 95/40 che poi ci vedi tutto verdastro.
Ascoltalo qui:
Trascrizione della puntata
Ebbene sì, c’è chi si è smazzato la sbobba per te pur di permetterti di cercare al volo se abbiamo nominato Cicciolina. Chi è quel santo? Clipto, che spacca i culi nel trascrivere audio in testo, anche in italiano. E non lo diciamo perché ci pagano l’obolo se ti abboni. O forse sì? Puoi scoprirlo nella settimana di prova. Ora bando alle ciance altrui e passiamo alle ciance nostre.
Nicola
[ 00:01:21 ] Ciao Luca. Per me, per noi, è un onore averti qua ed è anche un grande impegno perché non so nemmeno come presentarti bene. Non mi ricordo quando sei finito nel mio feed di Twitter. Penso che sia stata l’intervista che hai fatto col podcast, Econ Talk sull’ergodicità che secondo me è un’intervista bellissima. E poi, quello che mi piace molto è che appunto seguendo il tuo profilo di Twitter parli sempre di cose interessanti o dai una visione molto interessante di alcuni temi e di cose di cui si parla spesso. Insomma, vorrei lasciare a te la parola. Dicci: chi è Luca Dellanna.Luca Dellanna
[ 00:02:00 ] Grazie, grazie ragazzi per avermi qui. Vivo a Torino e metà del mio lavoro mi occupo di consulenza. Sono un consulente indipendente. Lavoro con business leader per aiutarli a crescere le organizzazioni e per ridurre il rischio nelle organizzazioni e l’altra metà del mio lavoro scrivo libri. Libri sulla gestione dei team sulla sull’economia sul comportamento umano ne ho scritto anche uno sull’autismo tanti di tante materie diverse.Vittorio
[ 00:02:29 ] Diciamo che nei tuoi libri parli spesso del concetto di ergodicità che conosciamo chiaramente un po tutti però diciamo che se avessi di fronte tre deficienti come lo spiegheresti nella maniera più semplice possibile per un gruppo di amici lo chiedo.Luca Dellanna
[ 00:02:53 ] Il trucco è di non saltare alla definizione e invece io uso sempre una storia per far capire di che cosa si tratta e racconto la storia di mio cugino: da piccolo è stato uno sciatore bravissimo, già a tre anni ha iniziato a sciare. Ha fatto anche i campionati del mondo per la sua fascia di età e poi, purtroppo, ancora minorenne, un infortunio alla gamba dopo l’altro si è dovuto fermare la competizione di sci. Da lui ho capito un concetto fondamentale: quello che la sopravvivenza è più importante della performance.E qua non sto facendo il primo punto banale che la sopravvivenza serve alla performance, ma sto dicendo che conta più della performance, almeno nel lungo termine e lo dimostro con un esempio. Immaginate che mio cugino partecipa a un campionato sciistico che consiste di 10 gare. Immaginate che mio cugino molto bravo ha il 20 per cento di probabilità di vincere ogni gara, però siccome prende anche tanti rischi, ha anche il 20 per cento di probabilità di infortunarsi alla gamba in ogni gara. Quante gare ci aspettiamo che vinca in un campionato di 10 gare? La risposta banale che viene da dire è due gare, perché pensiamo: 10 competizioni 20 per cento di probabilità di vincere ognuna: 10 x 20% = 2. Però se andiamo a vedere i numeri, la risposta giusta è solamente 0,71 e il motivo è perché se partecipa alla prima gara ha il 20 per cento di probabilità di rompersi la gamba che significa non solo che perde quella gara ma che perde anche tutte le altre quindi ha solamente l’80 per cento di probabilità di partecipare alla seconda gara e quindi le probabilità di vittoria sono 80 per cento moltiplicato 20 per cento fa 0,16 e poi a scendere per una somma totale di 0,71.
La differenza tra le due vittorie che ci aspetteremmo se potessimo semplicemente estrapolare la media oppure lo 0 ,71 che è il numero vero è dovuta alla non ergodicità che cos’è non ergodicità il principio è che quando c’è la possibilità che le perdite siano irreversibili allora non possiamo estrapolare dalla media. Quindi il fatto che il rompersi la gamba sia una perdita irreversibile ci previene dall’estrapolare il numero di vittorie facendo 0,2 moltiplicato 10. Quando c’è questa condizione di irreversibilità che non ci permette di usare la media, diciamo di essere in un contesto non ergodico e quando invece possiamo usare la media siamo in un contesto ergodico.
Nel mondo reale siamo sempre in un contesto non ergodico perché c’è sempre la possibilità di irreversibilità. Immagina che sta investendo 1.000 euro in un’azione, l’azione scende del 50 per cento. Tu non hai solo perso 500 euro, ma hai perso anche tutti i guadagni futuri che quei 500 euro potrebbero aver generato. E quindi, quello che vado a spiegare nel libro sull’ergodicità è che l’obiettivo di tanti investitori, ma anche di chi ha un’azienda eccetera è di cercare di mettersi nelle condizioni di in cui i guadagni sono diciamo siamo abbastanza in una condizione di ergodicità, quindi in cui le perdite non sono irreversibili.
Nicola
[ 00:06:10 ] Un esempio meno gore del classico della roulette russa questo: ti rompi solo la gamba e non muori. Però sì a me è quello che che piace molto di questo concetto è il fatto che appunto come dici tu legato agli investimenti magari noi che parliamo di finanza personale è proprio la sequenza dei ritorni che diventa molto importante quando uno cerca di fare una proiezione di quello che sarà la sua vita, diciamo in pensione o comunque quando dovrà sopravvivere del suo portafoglio.Luca Dellanna
[ 00:06:57 ] Esattamente se questa è una cosa di cui secondo me non si parla abbastanza e tutti andiamo sempre a guardare qual è per esempio il risultato medio, il risultato medio degli altri. Ci dimentichiamo di due cose: ci dimentichiamo uno di questo sequenziamento e due ci dimentichiamo che quando vediamo il risultato medio i più bravi di solito sono più bravi per via della fortuna. più andiamo a guardare un percentile più alto del successo più la probabilità è che quel successo sia dovuto alla fortuna invece che invece che l’abilitàAlain
[ 00:07:16 ] Hanno preso tanti rischi e quindi sono finiti come outliers a quel punto.Luca Dellanna
[ 00:07:22 ] Esattamente per esempio nell’ultimo libro che ho scritto, winning long term games, faccio un bel un bel esperimento in cui vado a comparare due imprenditori ma potrebbero anche essere due investitori. Uno alice che prende più rischi e l’altro Roberto che prende meno rischi. Adesso non mi ricordo i numeri esatti che utilizzo però diciamo qualcosa del genere che alice cresce del 15 per cento all’anno con una piccola probabilità di andare in bancarotta e Eoberto cresce del non so 10 per cento ma con una probabilità molto più bassa di andare in bancarotta e faccio la domanda: chi è che ha più soldi? Quello che si vede è che dopo un anno Alice quella che ha la strategia più rischiosa e davanti dopo un tot di anni la situazione Alice davanti fino a un certo top di anni e poi Roberto va davanti. Perché? Perché le come le probabilità di perdita e di bancarotta Iniziano ad accumularsi. La cosa più interessante è se consideri una popolazione, cioè tante Alici e tanti Roberti, e quello che vedi è che dopo, adesso non mi ricordo i numeri esatti, però… Diciamo, dopo dieci anni, se tu vai a vedere la persona più ricca, sicuramente sarà una Alice, perché può essere diventata la più ricca solo se ha preso tanti rischi. Però, se vai a controllare la ricchezza media delle Alici e la ricchezza media dei Roberti, i Roberti fanno più soldi. Questo è un esempio bellissimo secondo me: quando andiamo a imitare quelli con i risultati più straordinari, cresce la probabilità che se imitassimo la stessa strategia non otterremmo gli stessi risultati.Alain
[ 00:08:57 ] Questo esempio si traspone perfettamente al mondo degli investimenti, con gli investimenti attivi, i consulenti che hanno delle ottime performance magari per breve tempo, ma poi non durano un decennio e sicuramente non due. È molto, molto attinente.Nicola
[ 00:09:13 ] È bello nel senso per come le persone magari non riescono ad avere questo concetto nella vita di tutti i giorni, a capirlo. Nel senso alcuni magari si aspettano di poter avere questo successo outlier senza prendere dei rischi, e altri che non capiscono, penso all’esempio più classico: Elon Musk, che ha fatto double down ad ogni giro, cioè lui dopo che è uscito da PayPal ha rifatto all-in e poi ha rifatto all-in un’altra volta e all-in un’altra volta. Poi gli è sempre andata bene, nel senso magari non è una questione del fatto che sei un genio, però devi anche trovarti tante volte nel posto giusto al momento giusto.Alain
[ 00:09:53 ] È bellissimo quello che dice Luca in questo caso, che di sicuro ci sarà un Elon Musk al posto di Elon Musk. Non sarà lui, ma sarà uno come lui, che ha fatto la stessa roba.Luca Dellanna
[ 00:10:03 ] Tra l’altro, nel libro vado proprio a parlare di Elon Musk, e mi pongo la domanda di quale percentuale della sua ricchezza sia dovuta alla fortuna. Ovviamente, Elon Musk, tantissimo talento, cioè impossibile arrivare dove sarebbe arrivato se non hai un talento spettacolare. Però, come diceva Nicola, non basta quello. Quindi io sono andato, faccio questo esperimento, al momento in cui ho scritto il libro, mi sembra che Elon Musk avesse 240 miliardi di dollari. E la domanda che mi pongo è: immaginiamo dieci universi paralleli, in cui Elon Musk fa tutta la carriera fino ai 18-20 anni, così come li ha fatti adesso, e poi i dieci universi iniziano ad andare in direzioni diverse. Probabilmente, in tutti i dieci universi, Elon Musk è comunque molto ricco, perché con tutto il talento che ha, non me lo immagino che non diventi ricco. Ma la domanda è: ricco quanto? Immaginiamo che in un universo un miliardo, tantissimi, però un miliardo, un altro universo 5 miliardi, un altro universo 20 miliardi, un altro universo, come in questo universo, 240 miliardi. Facciamo la media, 30 miliardi. Allora, se nella media ha 30 miliardi e in questo universo ha 300 miliardi, significa che il 90% della sua ricchezza è dovuta alla fortuna. Nota, questo non significa in alcun modo che non sia talentuoso, è estremamente talentuoso, però il talento determina se sei fortunato e un certo range di fortuna, ma quanto esattamente diventi ricco in quel range di fortuna che il tuo talento determina, un sacco è dovuto alla fortuna.Alain
[ 00:11:43 ] Guarda, una cosa che mi è piaciuta molto della tua definizione di ergodicità, ho letto anche il libro, quindi ero abbastanza preparato, è il fatto che non è binaria, cioè non è bianco o nero, ma è una scala di grigi, quindi non sei in una situazione ergodica per forza e non sei in una situazione del tutto non ergodica. Ti andrebbe di espandere su questo punto?Luca Dellanna
[ 00:12:04 ] Sì, esatto, questo è stato probabilmente il mio contributo originale alla ricerca sull’erodicità, che è l’idea che generalmente l’ergodicità si è pensato bianco o nero, o ergodico o non ergodico. Questa è una cosa che ha senso dal punto di vista matematico, ma non ha senso nel mondo reale, perché nel mondo reale l’irreversibilità è dappertutto. E il problema è che quando vai a calcolare la matematica, ai matematici piace assumere un tempo infinito. Quindi tu dici, per esempio, attraversare la strada ha un rischio che ti uccidono del 0.000 non so quanto, però se vai a fare moltiplicato infinito, tu muori. E quindi dici: attraversare la strada è un rischio mortale. Però nel mondo reale questo non ha senso, perché noi abbiamo un’aspettativa di vita di diciamo 80 anni. Quindi non ha senso dire prendere il rischio e moltiplicarlo per il tempo infinito. Dobbiamo moltiplicarlo per la nostra aspettativa di vita. E la domanda è, qual è il rischio di morire investiti attraversando la strada sulle strisce durante 80 anni? Ed esce fuori un numero bassissimo, adesso non sono andato a guardare le statistiche, ma sarà uno 0.001 o qualcosa del genere. Quindi, ha senso dire che attraversare le strisce è un’attività non ergodica? Sì, ma pochissimo. E poco poco poco, poco non ergodica. E in generale quando noi andiamo a calcolare i rischi, non dobbiamo mai calcolare sul tempo infinito, né sulla base annua, ma sulla base della nostra aspettativa di vita.Questa è una cosa che mi fa leggermente arrabbiare quando parlo con un consulente finanziario e mi chiede qual è il tuo orizzonte temporale e magari se ne esce fuori col classico 5, 7 o 10 anni. Al che io mi tocco i cosiddetti perché mi dico, ho 36 anni, mi stai dicendo che io a 46 anni muoio? Se la mia aspettativa di vita è 80 anni, diciamo, e io ne ho 36, il mio orizzonte temporale è qualcosa sui 40-50 anni. Ora, perché dico questo? Perché se tu mi dici che il mio orizzonte temporale è 10 anni, ha senso prendere dei rischi che hanno una piccola probabilità di materializzarsi su 10 anni, ma hanno una relativamente alta probabilità di materializzarsi su 50 anni. E questa è una cosa che io non voglio fare. Ovviamente ci sono delle limitazioni su questo, nel senso che a volte davvero hai 10 anni di orizzonte temporale. Perché? Perché magari ti dici tra 10 anni, tolgo tutti gli investimenti e mi compro una casa. Questo è un discorso diverso, però il concetto di base rimane.
Nicola
[ 00:14:37 ] Sul discorso di attraversare la strada mi sento un caso particolare perché avendo fatto avanti e indietro da Londra a qua, ormai all’Europa continentale, non so mai dove guardare. Se devo guardare prima a destra, poi a sinistra, poi a sinistra, poi a destra, il mio rischio è molto più alto.Vittorio
[ 00:14:54 ] Diciano che sicuramente il consulente magari non ti spiega queste cose perché il livello culturale per capirle è abbastanza elementare anche sulla spiegazione dei prodotti finanziari.Luca Dellanna
[ 00:15:04 ] Sì, però nonostante questo, nel libro per esempio ho cercato di non usare una formula e uno dei motivi per cui l’ho fatto è perché la gente che parla di questi concetti tende a parlarne in una maniera complicata, che dà l’impressione che sia una cosa che ne puoi parlare solo in alcuni ambienti, piuttosto che solo con alcune persone. Però, in realtà, secondo me, sono delle cose proprio basilari che sono molto più semplici delle cose che vengono insegnate a matematica in un liceo, per dire, e che, secondo me, andrebbero insegnate invece di certe cose che insegniamo al liceo.Vittorio
[ 00:15:36 ] Ecco, va bene, allora, affrontando questo discorso, a volte ci sono delle situazioni in cui si prendono troppi rischi e a volte in cui se ne prendono pochi. Ad esempio, Nicola sottolinea sempre il caso del fondo di emergenza, che magari quello ti permette di avere la sicurezza, di avere dei soldi messi da parte, però sul medio-lungo periodo in realtà quei soldi sono preda, fondamentalmente, dell’inflazione e del costo-opportunità di non avere investito, no? Cioè, se volessimo dare dei consigli spiccioli, quali possono essere per un investitore tipico, insomma? O anche solo per un risparmiatore, per analizzare la realtà in una maniera differente, perché forse il fattore interessante è questo, cioè tu hai fatto l’esempio di un amico che aveva una carriera da professionista o di attraversare o non la strada, non si tratta solo di scegliere azioni e obbligazioni.Luca Dellanna
[ 00:16:17 ] Sì, permettendo che ovviamente non sono un consulente finanziario, quindi non prendete alla lettera quello che dico su investimenti, su investimenti personali, però una delle cose che io considererei, quando si parla di gestione del rischio, è sempre andare a capire qual è il motivo per cui mi serve una protezione e se quella protezione io magari già ce l’ho da cose alternative, nel senso se ho per esempio ancora i genitori e sono relativamente benestanti, non ha senso che sia io che i miei genitori abbiamo un fondo di emergenza. Se parto dall’emergenza, che se mi succede qualcosa i miei genitori mi possono salvare e viceversa. Quindi per esempio, quella sarebbe una considerazione in cui dici magari uno dei due o tutti e due a metà teniamo dei soldi da parte e l’altra metà invece viene investita. Un’altra considerazione è: è vero che ci sono delle classi di investimenti per cui dici conviene investire a lungo termine. Perché? Perché, per esempio, se investi nelle azioni ovviamente scendono, tu non vuoi ritirare i soldi immediatamente. Ci sono delle considerazioni del genere. Però, immagina che tu hai investito nelle azioni qualche anno fa e adesso sei abbastanza su, quei soldi effettivamente hanno una liquidità a un business day. Nel senso che se ne hai bisogno domani non ci fai tanti problemi a dire ‘vabbè’, vendo. Quindi queste qua secondo me sono tutte delle considerazioni da fare nel tema che hai sollevato.Vittorio
[ 00:17:46 ] Cioè, diciamo che comunque devi fare sempre la cornice delle tue esigenze particolari piuttosto che a costruire la tua vita finanziaria su dei teoremi che sono generalisti insomma, cosa che fanno molti no? Cioè, c’è la classica tecnica, tu fai la gestione finanziaria in quella maniera, però poi è completamente diversa in realtà dalle tue abitudini dai principi su cui vuoi costruire la tua vita insomma.Luca Dellanna
[ 00:18:08 ] Esattamente, poi per esempio sento tanta gente che prende dei consigli da libri o persone che vivono negli Stati Uniti, che giustamente dicono tante cose intelligenti però dobbiamo anche ricordarci che abbiamo diversi livelli diciamo di supporto, sia a livello familiare che a livello dello Stato, che a livello di sistema sanitario nazionale e tutte le altre cose e quindi dobbiamo adattare le diverse strategie, soprattutto in caso di emergenza e diversi casi.Nicola
[ 00:18:34 ] Senti, io mi ero segnato una domanda, però forse non è la domanda giusta nel senso che secondo me il problema legato all’ergodicità era di trattare un sistema come ergodico quando invece non lo è. Però, visto che tu dici che ci sono queste scale di grigio, come la risolviamo questa?Luca Dellanna
[ 00:18:54 ] Sì, secondo me è importante sapere qual è la scala di grigio in cui ti trovi, diciamo. Faccio un esempio perché l’ergodicità non è una cosa solamente nei sistemi finanziari ma anche nei sistemi di tutti i giorni. Io faccio sempre l’esempio dell’ambulanza all’ospedale. Allora se tu hai bisogno di un’ambulanza, generalmente c’hai le tabelle che ti dicono in quell’indirizzo lì qual è l’aspettativa media di un’ambulanza. Per esempio non lo so, 12 minuti. La domanda è se te ne servono due di ambulanze quant’è?Alain
[ 00:19:27 ] Cambia tutto.Luca Dellanna
[ 00:19:27 ] Dipende da come è fatto il sistema la risposta è sempre 12 minuti oppure 20 minuti o a volte addirittura 36 minuti perché la stessa ambulanza deve fare due giri. Quindi è una cosa importante sapere per esempio adesso non ci interessano ovviamente i numeri, però semplicemente dando un’occhiata al sistema semplicemente qual è la giacenza di ambulanza, la distribuzione di giacenza dell’ambulanza al deposito puoi capire in quale scala di ergodicità sei. Se sei sul bianco, se sei sul nero, se sei sul grigio chiaro, se sei sul grigio scuro. Ergodicità in quel caso è tempo medio di attesa di una, di dodici quanto posso estrapolare questo al crescere del numero di ambulanze. E quindi stessa cosa per i sistemi finanziari, quanto sono irreversibili le mie perdite, che cosa succede cioè non bisogna andare nei numeri, basta chiedersi: cosa mi succede se quell’investimento va giù del 10? Cosa mi succede se va giù del 30? Cosa mi succede se va giù del 50? E poi ti fai le considerazioni.Vittorio
[ 00:20:28 ] Cioè tu sostanzialmente dici che è più una questione di logica piuttosto che di matematica proprio applicata, cioè è ragionare su tutte le situazioni che ti possono capitare in modo da prendere la decisione più calcolata possibile per il tipo di persona che sei fondamentalmente non è di andare a fare tutte le percentuali e tutte le casistiche insomma, è una cosa molto più terra-terra in realtà.Luca Dellanna
[ 00:20:49 ] Esattamente, esattamente. Ti dico per tre motivi. Uno perché è una cosa che toglie questa mistificazione che servono i lunghi fogli Excel che è un problema perché? Perché a volte c’è gente che non fa le valutazioni perché dice ah dovrei fare tutta questa cosa complicata invece no. Due perché se vai a fare… io ho lavorato proprio nella gestione del rischio industriale per diversi anni. Il problema non è quasi mai nella procedura. Il problema è fuori dalla procedura, nel senso che o la procedura era sbagliata o qualcuno per qualche motivo non ha potuto seguire la procedura e la stessa cosa succede spesso nelle cose finanziarie. Il problema non è che non hai fatto il calcolo. Il problema è che il calcolo è uscito ma c’era un rischio che non era considerato nelle formule, per dire. E poi la terza cosa è che ci dimentichiamo perché la scuola ci insegna l’opposto. Noi quando andiamo a scuola ci danno tutti i dati precisi con una precisione del cento per cento e dobbiamo metterli nella formula e fare i calcolini. Nel mondo reale, i dati non li sappiamo oppure li sappiamo con un’incertezza; quando tu mi dici per esempio che la performance del non lo so del Nasdaq l’anno scorso è stata del non lo so 20 per cento. La performance non è del 20 per cento, la performance ha una distribuzione e dal globo con le palline della lotteria l’anno scorso abbiamo estratto un 20 per cento quindi se tu metti nella formula il 20 per cento stai facendo un errore anche se il dato storico ti dice che era un 20 per cento e questo è un altro motivo per cui a me usare le formule proprio non piace.Vittorio
[ 00:22:25 ] Secondo me, se mi posso permettere, aggiungo anche un’altra cosa: quella di visualizzazione effettiva, cioè diciamo un Excel è una freddezza; mettiamo in conto dice ‘mi succede una malattia un conto è dirla così generica; un conto è immaginarsi che tu stai dentro un ospedale a fare determinate cure. Quello è un altro discorso a livello di logica, di immaginarsi in quella situazione ti permette insomma di immedesimarti di più in quella circostanza, di come agiresti mentre l’Excel è una serie fai-fatto la formula giusta e la trascini in modo tale che ti arrivino tutti i calcoli.Nicola
[ 00:22:55 ] Forse è legato a questo; è un po’ legato anche al survivorship bias. Io mi ero scritto questo aneddoto che mi diceva mia mamma, mia mamma, quando ero piccolo guardavamo la televisione. Mi diceva: ‘Oh, ma vai a nuotare, perché vedi ti vengono le spalle larghe, se vai a nuotare. Guarda i nuotatori i professionisti!Alain
[ 00:23:13 ] Vai a giocare a basket, che diventi alto, sempre quello.’Nicola
[ 00:23:18 ] Cioè, c’è proprio questi concetti che poi sono un po’… fanno parte, a volte, della cultura, della cultura popolare, però poi sono assolutamente errati.Luca Dellanna
[ 00:23:30 ] Sì, sì, no, mi è piaciuto bellissimo l’esempio di Alain: vai a giocare a basket che diventi che diventi alto, poi c’è anche vai all’università che diventi intelligente.Alain
[ 00:23:44 ] Correlazione non significa causalità tra le altre cose. È vero, però una cosa che citavi nel tuo libro e se non erro anche Taleb in Skin The Game la citava era che per selezione naturale un po’ questi meccanismi intuitivi in cui capiamo i rischi e l’ergodicità ce li abbiamo tutti un po’ dentro. Per quello non andiamo a giocare a calcio sulle strisce pedonali, tra le altre cose.Luca Dellanna
[ 00:24:08 ] Sì, esatto nel libro faccio l’esempio degli umori, cioè il fatto che a volte ci sentiamo scoraggiati, a volte ci sentiamo con tanto entusiasmo. Vado a spiegare perché questo è un adattamento utile, ovviamente non gli eccessi in cui sei depresso. Però vado a fare l’esempio di quando eravamo delle popolazioni preistoriche che cibavamo magari andando a raccogliere le bacche sotto gli arbusti. Faccio l’esempio: immagina due di queste persone preistoriche, chiamiamole per esempio Alice e Roberto. Una Alice che ha tante emozioni, è molto emotiva, e l’altra Roberto che invece è un robot e non sente alcuna emozione. E vado a fare la domanda: chi è che ha accoglie più bacche? E la risposta è Alice perché Roberto se va a guardare in un arbusto e non trova bacche, va all’arbusto accanto e lo controlla di nuovo e non trova bacche, perdendo un sacco di tempo. Invece Alice va al primo arbusto, controlla, non trova bacche, magari si sente demoralizzata e non controlla l’arbusto accanto ma cammina un po’. E poi controlla di nuovo, magari trova nell’arbusto che controlla, trova delle bacche tutta eccitata e inizia a controllarli tutti velocemente quelli accanto. Perché funziona questa strategia? Questa strategia funziona se le risorse naturali non sono distribuite in modo omogeneo ma piuttosto hai una zona con cui gli arbusti sono più fertili e una zona in cui gli arbusti hanno meno bacche. Siccome un sacco di cose nella realtà funzionano così, ha senso avere un po’ di questi umori di scoraggiamento e di eccitazione.Alain
[ 00:25:54 ] Questi umori sono sicuramente collegati anche col caso Elon Musk, ne sono certo.Vittorio
[ 00:26:00 ] Sì, c’è anche questa cosa che io proprio ci vado contro da anni di chi cerca il momento perfetto, la perfezione delle cose e alla fine continua ad aspettare anni e anni e non ha combinato mai niente. È un po’ la cosa per giustificare la propria procrastinazione, ma c’è anche questa volgata che pensa che bisogna trovare il momento perfetto quando non è vero all’atto pratico, ma a questo punto non è vero neanche secondo questa logica, insomma. Cioè ad esempio l’esempio che hai fatto è una questione di fallimenti che tu procedi e vai un po’ a casualità, insomma.Luca Dellanna
[ 00:26:31 ] Secondo me, noi andiamo tantissimo a sovrastimare quanto è possibile sapere qualcosa e quindi per definizione quanto bisogna aspettare il momento perfetto. Perché ovviamente se uno pensa che l’onniscienza sia possibile o che sia possibile calcolare il momento perfetto, ovviamente dici lo aspetto. Ma in realtà non puoi calcolarlo e a quel punto là quando ti convinci che non puoi calcolare il momento perfetto allora ovviamente la soluzione è agire come se il momento perfetto non sia calcolabile quindi magari procedere un po’ oggi un po’ domani o cose del genere.Vittorio
[ 00:27:14 ] Posso fare il momento super quark con la sigletta tua, Alain?Alain
[ 00:27:17 ] Beh, io te la presto ogni volta che vuoi.Vittorio
[ 00:27:21 ] Io sono appassionato di storia militare e c’è questa cosa che a me fa molto ridere nelle battaglie in cui ci sono tutta una serie di storici che cercano di costruire una battaglia pensando che siano tutte decisioni razionali e con grande capacità di intuito del generale principale. Se uno va a vedere diciamo come poteva essere una battaglia del tempo cioè 20.000 uomini che corrono su della terra polverosa capiscono che dopo all’incirca 7 secondi nessuna persona al mondo sarebbe stata capace di vedere niente e soprattutto di comunicare eventuali cambi di movimenti e strategie e infatti ad esempio Napoleone, che è stato uno dei più grandi generali della storia, diceva: ‘Vabbè, ma uno fa un piano generale e poi vede come va.’ E però là la capacità vera ad esempio di Napoleone è stata di circondarsi di dei generali messi nella posizione giusta che più o meno capivano il suo modo di fare e che lui sapeva interpretare, ma accettava totalmente il caos. La cosa che a me fa ridere è la critica a posteriori che cerca di ricostruire tutta questa cosa come fosse una razionalità, chiaramente dalla parte del vincente e non dalla parte del perdente che magari aveva fatto esattamente lo stesso discorso se non molto meglio. E credo che quello è un po’ esemplificativo di questo discorso qui insomma.Luca Dellanna
[ 00:28:34 ] No, esatto! Siccome parliamo di storia militare non so se avete presente la battaglia di Karánsebes nel 1788 capitata in Romania tra gli Asburgo e gli Ottomani. Ci sono stati tra gli Asburgo delle perdite tra 150 e 10000 soldati morti stimati e gli Ottomani zero, perché? Perché quel giorno c’era tanta nebbia, gli Asburgo non si sono riconosciuti, è successo un po’ di casino, hanno iniziato a spararsi gli uni con gli altri, un lato dal campo pensavano che gli altri fossero gli Ottomani, che sono arrivati. Si sono uccisi, sono scappati e il giorno dopo sono arrivati gli Ottomani, che boh… hanno vinto. Hanno visto un macello là. Quindi immaginare quante volte sono successe delle cose del genere.Alain
[ 00:29:25 ] Al di là della parte intuitiva e del conoscere un pochettino, il grosso dei concetti come l’erodicità, hai qualche altro consiglio su qualche altro concetto e come assorbirlo nella vita di tutti i giorni, anche senza andare troppo sulle formule sulla matematica?Luca Dellanna
[ 00:29:42 ] Sì, ottima domanda secondo me è un concetto importantissimo, forse il concetto più importante che dovrebbe esserci insegnato a scuola, ma non ci è insegnato, è il concetto di costo d’opportunità. Che secondo me ha otto mila applicazioni. Costo di opportunità praticamente è il mancato guadagno che hai perché prendi una scelta invece di prendere un’altra e lo vediamo su ottomila cose lo vediamo su chiaramente sugli investimenti lo vediamo quando una persona dice ‘compro la casa piuttosto che affittare’ e mettere i soldi invece negli investimenti. Adesso ovviamente non dico che una soluzione sia migliore dell’altra dipende un sacco dal paese, dal momento storico; però almeno il fatto di considerare il costo di opportunità da entrambi i lati oppure soprattutto l’altro grande costo di opportunità è il tempo. C’è della gente che spende un tempo incredibile a considerare gli investimenti per un’alfa di cosa… poi va benissimo se lo fai per divertimento va meno bene se invece il tuo obiettivo è diventare ricco, comunque o comunque avere una vita ricca in tutti i sensi.Nicola
[ 00:30:48 ] Senti, io ho visto che hai fatto questo one minute exercise to derisk your life. Secondo me è una cosa molto molto interessante, un concetto meraviglioso, per cui curioso, cioè come ci sei arrivato?Luca Dellanna
[ 00:31:01 ] Sì, allora prima di concludere questo esercizio per gli ascoltatori: sono una serie di cinque domande in cui chiedo: immagina che domani vieni licenziato, qual è la ragione più probabile e cosa puoi fare adesso? Oppure, domanda due, immagina che domani ti risvegli in ospedale: qual è la cosa più probabile che potrebbe essere successa e cosa puoi fare adesso per evitarla? Oppure, immagina che nel mezzo della notte ti chiama il tuo migliore amico: quale potrebbe essere il motivo per la chiamata nella notte, ovviamente una brutta notizia, e che cosa puoi fare adesso per ridurre quella possibilità? E altre due domande in questo genere.L’ispirazione è da una pratica che usiamo nella gestione del rischio industriale che si chiama Premortem, praticamente funziona così. Quando gestisci un progetto, molto spesso viene fatto il Postmortem, significa alla fine del progetto ci ritroviamo e diciamo che cosa è andato storto e cosa possiamo fare nel futuro per evitarlo. Il Premortem è la stessa cosa ma fatto prima, quindi prima che inizi il progetto ti chiedi cosa potrebbe andare storto e cosa posso fare adesso per prevenirlo. Problema, se ti fai la domanda cosa potrebbe andare storto, molto spesso la risposta è “niente”. Quindi una domanda migliore è, immaginiamo che la cosa andrà storta, quale potrebbe essere stata la causa più probabile e cosa posso fare? E questo ovviamente possiamo farlo anche in positivo. Per esempio, immaginiamo che il progetto sia un grande successo, qual è stato il motivo principale per cui è stato un grande successo e cosa possiamo fare adesso per farlo? E lo puoi applicare a qualunque parte della tua vita, lo puoi applicare alla tua carriera, immagina che tra un anno vieni promosso o quale sarà stata la ragione più importante. Cosa puoi fare adesso? Immagina che tra un anno il tuo matrimonio ti sposi oppure diventa un matrimonio fantastico, qual è stato il cambiamento più probabile che l’ha reso possibile e cosa puoi fare adesso? Un orizzonte fantastico di possibilità con queste domande.
Alain
[ 00:33:04 ] Molto bello, avevo letto di una cosa simile ma con una sfaccettatura diversa da Stephen Cohen. Praticamente lui faceva questo esercizio, proponeva a tutti questo esercizio per capire che cosa era importante e cosa no nella vita, di immaginarsi di essere al proprio funerale e immaginare che ci fosse una persona a lui cara che parlava di lui e cosa avrebbe detto, cioè cosa avrebbe detto di positivo per ricordarlo. E quelle cose lì sono quelle su cui devi lavorare e quella visualizzazione che proponi tu è interessantissima e mi piace ancora di più nella versione negativa, perché tante volte uno in positivo ci pensa, cosa posso fare per fare più soldi, però l’inversione, applicare il modello inverso e dire quale cagata sto facendo oggi e non dovrei fare, ti deve scattare un po’ quella cosa lì, questo esercizio è molto utile.Luca Dellanna
[ 00:33:57 ] Sì, mi piace molto l’esempio che hai fatto del funerale, te ne dico un altro. Qualche anno fa purtroppo mi hanno trovato un cancro all’occhio, per fortuna scoperto molto presto e quindi fantastici gli ospedali a Torino sono riusciti a curarmi, però ovviamente mi ha fatto riflettere. Soprattutto mi ha fatto riflettere sul fatto che, per esempio, prima parlavamo dell’orizzonte temporale, ho detto ‘ho 36 anni’, quindi il mio orizzonte temporale saranno 40-50 anni, ma in realtà no, nel senso che magari muoio domani schiacciato da un’auto, magari muoio tra 10 anni di una malattia o magari sopravvivo non solo fino a 80 ma anche a 100 anni. E quindi come fai a ottimizzare la tua vita quando non sai quale sarà il tuo orizzonte temporale? E la risposta che mi sono dato è che ogni settimana cerco di fare qualcosa per tutti gli orizzonti temporali, quindi ogni settimana cerco di fare una cosa che ha senso se morissi tra un mese e ogni settimana cerco di fare una cosa che ha senso se vivessi fino a 100 anni, quindi magari mettere dei soldi da parte piuttosto che preoccuparmi di qualcosa a lungo termine, qualcosa del genere. E ovviamente la cosa importante è fare in modo che queste due cose che fai, quella per il corto termine e quella per il lungo termine, non si distruggano a vicenda. Quindi la cosa che faccio per il corto termine, magari che ne so, una vacanzetta, ma certamente non vendere la casa per farmi un mese di vacanza. Però questo concetto che non ottimizzi per un orizzonte specifico, magari per l’orizzonte medio, ma piuttosto cerchi di fare qualcosa per tutti gli orizzonti temporali. O comunque cerchi di fare qualcosa che ha senso, qualunque sia l’orizzonte temporale che la vita ti darà.Alain
[ 00:35:40 ] C’è un aspetto del tuo libro che a me piace, è uno dei tanti, ormai l’ho ripetuto 4-5 volte questa cosa, divento ripetitivo. C’è questa cosa per cui l’erogodicità si misura attore-sistema, cioè all’interno di un sistema chiuso. E tu, a seconda delle tue azioni, puoi spingere la non-erogodicità a un livello più basso o ciucciartela tu.Luca Dellanna
[ 00:36:01 ] Sì, esatto.Alain
[ 00:36:02 ] Vuoi fare tu l’esempio, Luca? Perché questa roba qua è bellissima, secondo me, è proprio molto concreta sulla vita delle persone, sulla società e su tante altre cose.Luca Dellanna
[ 00:36:10 ] Sì, esatto. Prima avete detto che di solito per l’erogodicità si fa l’esempio molto gore della roulette russa. Però la roulette russa non è detto che sia non-ergodica. Nel senso che se tu ti punti la pistola alla tempia, ovviamente è non-ergodica. Il classico esempio è, metti che il premio è 600 euro se vinci. Il beneficio medio di giocare alla roulette russa sarebbe 500 euro. Perché hai 5 probabilità su 6 di vincere e una probabilità su 6 di morire, 5 sesti di 600 fa 500 euro. Però, se giochi 10 volte di seguito alla roulette russa, non fai 500 per 10 = 5.000 euro, ma la probabilità media è che sei morto. Però, questo vale solo se sei tu che ti metti la roulette russa alla tempia. Se tu te la metti, che ne so, diciamo sul dito, tu, la tua media dopo 10, dopo che ci giochi 10 volte, è 5.000 euro. Magari ti perdi anche un dito, però quei 5.000 euro te li prendi. Se tu sei un’azienda che fa il gioco, la trasmissione di tv in cui ci sono tante persone che si sparano con la roulette tu puoi prenderti la media perfetta perché tu ti prendi una commissione e non sei tu quello che muore quindi questo concetto dell’ergodicità dipende dall’attività, dalla persona che svolge l’attività e dall’esposizione della persona durante l’attività. Quindi se te la metti alla tempia piuttosto che sul dito oppure per esempio quanto stai investendo per che se investi su unasingola azione è molto non-ergodico perché se vai in bancarotta perdi tutto. Se tu investi il 10% del portafoglio su un’azione, è sempre non ergodico, ma molto di meno, perché se lo stock va in bancarotta, tu comunque hai il 90% del tuo portafoglio.Alain
[ 00:38:06 ] Questa cosa, nel tuo libro facevi anche l’esempio della società e della sicurezza sulle auto, no? Una società in cui, e questa l’invento io, paradossalmente mettessimo della dinamite sui paraurti, per cui chi guida male appena tocca, boom, esplode, abbiamo tolto di mezzo tutti quelli che guidano male. E la società ne ha guadagnato! È molto estremo come esempio, però se tu prendi un’azienda, un’azienda che spinge molto sulla performance, e in cui nel giro di 5 anni, 1 su 6, vai in burnout, ok? Si rovina la carriera. Tu hai spinto la non ergodicità sui tuoi dipendenti e ti sei beccato la parte buona. È chiaro che l’ergodicità di per sé può essere buona o cattiva. Mi domando anche quanto è giusto spingere per creare dei sistemi ergodici quando la sofferenza si sposta poi sulle singole persone. Ci sono delle situazioni in cui si solleva una questione morale.Luca Dellanna
[ 00:38:59 ] È un argomento di cui Taleb ha anche parlato, mi sembra, nel suo antifragile o ‘Skin in the Game’, in cui dice che è immorale, in un certo senso, spingere la fragilità sugli strati più bassi. Mi immagino che direbbe la stessa cosa dicendo è immorale spingere la non ergodicità sugli strati più bassi. E sarei d’accordo.Nicola
[ 00:39:20 ] Hai già in mente quale sarà il tema del tuo prossimo libro?Luca Dellanna
[ 00:39:23 ] Sì, lo sto scrivendo. Si chiama Prosperity and Poverty ed è a proposito di politiche economiche, di lavoro, sociali, quelle che portano un paese alla povertà e quelle che invece lo portano alla ricchezza. Sto scrivendo un libro sull’economia senza usare gli euro o i dollari che sia. Perché? Ovviamente usare gli euro e i dollari per certe considerazioni è una cosa importantissima, però quando pensi ad alcune politiche economiche ti guida a fare scelte sbagliate. Faccio un esempio. Immagina che io non ho una casa, non mi posso permettere una casa oggi, e la casa costa, non lo so, sparo, 200.000 euro. La soluzione, se la metti in questi termini, diventa dobbiamo dare a chi non ha una casa 200.000 euro, o comunque abbastanza soldi per comprarsi la casa. Qual è il problema? Che se il problema è una mancanza di case, come succede in diversi posti negli Stati Uniti e in alcune città italiane, tu puoi dare alla gente tutti i soldi che vuoi, ma il numero di persone con la casa sarà sempre lo stesso. Invece, se togli i soldi dall’equazione, il problema è, abbiamo un milione di famiglie ma ci sono solo 700.000 case, la soluzione diventa immediata, dobbiamo costruire 300.000 case. Adesso, l’ho messa a semplicistica, però su un sacco di cose ha più senso. Magari, immagina che tu hai avuto una giornata difficile al lavoro, perché il tuo capo ti continuava a dire di essere più produttivo, e a te tu ti dicevi, ma a me che me ne frega di essere produttivo, perché che lavoro tanto, che lavoro poco, io ho sempre lo stesso stipendio e mi arriva a fine mese. Poi però, vai al supermercato, e vedi che la quantità di cibo che c’è, e quanto poco costa, dipende dalla produttività dei produttori agricoli, dei lavoratori del supermercato, eccetera. E più gli altri lavoratori sono produttivi, più la roba costa meno, e quindi più il tuo stipendio fisso puoi comprare. E allora ti accorgi che anche da lavoratore, non solamente da padrone, ma anche da lavoratore, la produttività ha un’importanza fondamentale. E queste sono tutte considerazioni che, se metti di mezzo i soldi, vai a fare logiche di un certo tipo, ma se immagini un’economia in cui non ci sono i soldi, inizia a fare tutte considerazioni che sono molto più robuste, sono quelle che portano alla ricchezza, quella vera.Alain
[ 00:41:45 ] Ok. Invece un libro che già possono comprare, a parte Ergodicity, che linkiamo nelle show notes?Luca Dellanna
[ 00:41:51 ] Consiglierei fortemente l’ultimo, che si chiama Winning Long Term Games, ed è sull’importanza di avere un orizzonte a lungo termine. Ora, io non lo dico solamente nel campo degli investimenti, ma lo dico per tutti. Faccio sempre l’esempio del venditore. Tu magari hai due venditori, il venditore a corto termine, che vede ogni opportunità col cliente come un’opportunità da massimizzare il guadagno, e quindi quello che fa… magari fa pressioni, magari fa false promesse; e l’altro venditore invece, che è a lungo termine, non cerca di guadagnare il massimo da questa interazione, ma cerca di spendere l’interazione col cliente, affinché l’interazione successiva sia migliore. Cosa succede? Succede che se misuri la performance a sei mesi, ovviamente il primo venditore vende molto di più. Se misuri la performance a tre anni, il secondo venditore è quello che vende molto di più. Ora, noi ci perdiamo tanto in questo, perché noi facciamo sempre valutazioni del genere. Magari tu sì sai che devi pensare a lungo termine, che devi costruirti abilità, fiducia, un portafoglio di lavoro, investimenti e tutto il resto. Poi però cosa succede? Succede che perso l’entusiasmo iniziale, guardi a sinistra, guardi a destra, e vedi gente che pensa più a corto termine, i suoi investimenti… diventa ricca di più a corto termine, vedi che inizia a fare la bella vita, ti sembra che stai cadendo all’indietro, che stai perdendo terreno, e vai dalla tua buona strategia a lungo termine, passi alla strategia peggiore a corto termine. Qual è il problema? È che funziona solo nel corto termine. Le strategie a corto termine crescono di più nel corto termine, però incontrano sempre un limite oltre cui non riesci a crescere. E l’unica maniera per crescere oltre un certo limite è di adottare una strategia a lungo termine e di spendere una parte della tua settimana facendo delle cose che non hanno senso nel corto termine, ma ti costruiscono quegli asset in materia di skill, in materia di fiducia, in materia di relazioni, eccetera, che sono quelle che ti permettono di crescere oltre un certo limite nel lungo termine.Nicola
[ 00:43:58 ] Grazie, grazie mille Luca. Grazie di tutto, grazie del tempo, è stato una, almeno per me è una chiacchierata molto, molto istruttiva.Vittorio
[ 00:44:06 ] Sì. Sottoscrivo, sì.Luca Dellanna
[ 00:44:08 ] Anche per me, grazie mille.Vittorio
[ 00:44:09 ] E chiaramente negli show notes noi lasciamo tutti i link ai tuoi social su X, ai tuoi libri, magari menzioniamo anche qualche articolo di cui abbiamo parlato durante l’intervista.Luca Dellanna
[ 00:44:18 ] Grazie mille, è stato un piacere.Posta del cuore
Alain
[ 00:44:21 ] Benvenuti al consueto appuntamento con la posta del cuore.La prima lettera da Raffaele.
Ciao ragazzi, grazie al vostro podcast e dalle vostre conversazioni ho approfondito un po’ di argomenti di finanza personale e mi sono fatto coraggio per andare a mettere il naso nelle polizze dei miei parenti. Dopo qualche schermaglia introduttiva sull’utilità delle policy come strumenti di gestione del risparmio a medio-lungo termine, siamo arrivati a leggere i KID dei vari strumenti che han rifilato ai miei cari negli anni e là si è aperto un mondo buio per chi, senza leggere nulla aveva agganciato il RID sul proprio conto per finanziare un paio di polizze ad accumulo che convenivano palesemente solo alla compagnia. Ora che si sono convinti ad uscire viene il bello perché siamo in cerca di piani d’accumulo con orizzonte temporale decennale che abbiano dei costi bassi e una certa flessibilità in uscita anche anticipata e siano in grado di assicurare il capitale versato o di affrontare minime perdite. Sapreste consigliarmi qualche banca e magari qualche etf su cui investire un versamento mensile di 250 euro? Vi ringrazio infinitamente per aver salvato una parte dei risparmi di famiglia vi meritate sicuramente una donazione natalizia.
Un compañeros.
Vittorio
[ 00:45:31 ] Io devo dire che mi emoziona sapere che siamo stati veramente utili a qualcuno e direi di fare un applauso anche ai suoi genitori perché hanno avuto la modestia di riconoscere il proprio errore, capire cosa migliorare, che è un grandissimo segno di intelligenza non comune. Per il resto dovrebbero ormai sapere tutti che noi non possiamo consigliare roba. Ma c’è un famoso gestore che incomincia per la V, a un tempo aveva il logo di un galeone pirata; è il più famoso gestore al mondo e ha degli ETF, 4, divisi che hanno già al suo interno una proporzione di azioni e obbligazioni a seconda del proprio grado di rischio. E credo facciano al caso dei genitori di Raffaele, peraltro sono anche nel pac gratuito del broker, che io preferisco, cioè directa, ma noi non ti abbiamo detto assolutamente niente, è un enigma irrisolubile.Alain
[ 00:46:22 ] Lettera numero 2 da CiccioExpr su RedditBella ragazzi, conoscete per caso dei siti software tipo Bloomberg app, eccetera, eccetera? Per noi poveracci, per essere aggiornati appena svegliati su ciò che è successo nei mercati? voi che consultate per essere aggiornati appena svegli avete qualcosa da consigliare? Io utilizzo le notizie di Milano Finanza ovviamente la versione gratuita, perché sono un povero universitario.
Vittorio
[ 00:46:47 ] Ma, perché uno si deve svegliare grazie le news? Me lo spiegate, cioè è una perversione particolare? Detto ciò io credo che ne sappia più Nicola perché io sono a livello di praticamente come si dice analfabetismo di ritorno.Nicola
[ 00:47:01 ] Anch’io, perché io avevo questa droga che era Bloomberg gratis e adesso me l’hanno tolto da un paio d’anni, non so bene. Per i prezzi uso un software che si chiama Koyfin, per le notizie secondo me, appunto, c’è il discorso che ti facevi tu Vittorio, cioè il consiglio per me di concentrarsi più sulle sulle cose di ampio respiro. Ci sono delle newsletter tipo Matt Levine che ti scrive delle newsletter che ti informano e ti fanno capire, ma ti fanno capire le cose che ti servono più in tutto l’arco degli investimenti, non sapere perché il mercato è salito o sceso nei cinque minuti prima.Vittorio
[ 00:47:38 ] Peraltro, altra newsletter favolosa da leggere sempre tutti i sabati è quella di Banker on Wheels, che è stupenda, dove c’è spesso anche Nicola peraltro, quando decide di scrivere articoli.Cazzabubbole
Nicola
Bene, allora siamo arrivati alle cazzabubbole. Direi andiamo con le cazzate nostre.
Nicola
[ 00:48:12 ] Io vado con un altro podcast che finalmente ho iniziato ad ascoltare, ché è Founders. L’ha iniziato perchè penso sia solo uno nel 2016, ci sono adesso quasi 400 puntate ed è una roba molto sull’imprenditorialità. Quindi l’host del podcast fondamentalmente legge delle autobiografie, delle storie di questi famosi imprenditori e le commenta, e poi le linka nei discorsi che fa, cioè magari nella puntata 200 poi dice: ‘Ah, se vi ricordate, nella puntata 150 proprio a proposito di questo…’ e ne ascoltate due di puntate. Una è quella sul memo che MrBeast ha fatto uscire, o non so se gli hanno rubato un po’ di tempo fa, cioè il memo che lui ha dato ai suoi sottoposti, diciamo adesso perché la sua organizzazione è cresciuta talmente tanto che non riesce più a interagire con tutti e quindi ha dovuto scrivere questo vademecum. E poi la biografia di Jay-Z, che anche lì non è tanto sulla sua musica, ma su lui come imprenditore del fatto che lui sia diventato un musicista e come lui ci sia arrivato. Niente, secondo me è proprio un bel podcast se vi interessa l’argomento e comunque no, parla di un sacco di imprenditori di successo, ma non c’è l’episodio su Berlusconi!Alain
[ 00:49:46 ] Vabbè, allora! Ma potevi anche non consigliarcelo. Mi sono accorto di non aver mai consigliato qui “Divertirsi da morire, il discorso pubblico nell’era dello spettacolo“ di Neil Postman è stato scritto nel 1985 come una specie di presa di coscienza degli effetti della televisione sul discorso pubblico, quindi sulla politica anche sul modo in cui le persone interagivano anche a fini politici. Secondo me però rimane attualissima l’analisi che fa in generale e degli effetti che il mezzo di comunicazione ha poi sul messaggio trasmesso e sulla reazione che suscita in chi lo consuma. Lui, Postman parte praticamente dal discorso pubblico nel diciottesimo secolo americano e quindi era un periodo dominato dai libri. L’America era l’area geografica con il più alto alfabetismo al mondo in quegli anni. E partendo da lì, analizza l’impatto dei giornali prima, del telegrafo, della radio ed infine della televisione. Secondo me, un bel esercizio tra l’altro è prendere i principi del libro e applicarli per analizzare i nuovi mezzi di comunicazione: social, le piattaforme di streaming ed ovviamente TikTok.Vittorio
[ 00:50:57 ] Parlando dei nuovi media, io consiglio uno youtuber secondo me, piacerebbe molto ad Alain, è italiano, veniva considerato veniva chiamato all’inizio mi sembra il Mr Beast italiano, si chiama Michele Molteni.Alain
Io ti dico di più è delle mie zone, di Costa Masnaga.
Vittorio
E fa queste cose veramente assurde, cioè tipo costruire un bunker nel proprio giardino con 10.000 euro di materiali da solo e con una ruspa ha fatto pure i conti. Questa cosa mi piace molto, che fa i conti di quello che fa il principio di investimento. Peraltro, dice una cosa molto divertente: lui fa le cose a cazzo in modo tale che la gente scriva nei commenti che l’ha fatta al cazzo e quindi crea engagement, perché la perfezione non piace a nessuno. Cioè, il video secondo me, a parte tecnicamente è bello proprio lo stile di narrazione che ha. Mi sembra un personaggio positivo e fa veramente delle cose un po’ esagerate, ma divertenti.
Detto ciò, direi che siamo arrivati praticamente alla fine. Possiamo ringraziare un po’. Di donatori non di organi, ma di contributi monetari. Andrea, io non dico i cognomi, però lo sappiamo, Enrico, Alberto e soprattutto zio RussiaBond che in questa puntata ci sarebbe stato, ma di un bene… detto ciò, negli show notes, da ora in poi nasconderemo una piccola chicca di risparmio magari con un referral, così riusciamo a speculare ancora di più su di voi.
Potete contattarci nelle solite maniere: scrivendoci qua su Spotify, un commento su Reddit, se volete intavolare una discussione di qualsiasi tipo; e se ci beccate di buzza buona, vi rispondiamo tutte e tre nell’arco di 10 minuti, spesso dicendo le stesse cose in maniera diversa oppure ci potete scrivere una mail tramite il form del nostro sito poi potete seguirci sui nostri blog Salto Mentale, The Italian Leather Sofa e Finanza Cafona; e se volete, fate una donazione; se no, non fatela. Però, se la fate, siete più simpatici.
Ogni giorno un matematico muore cercando di calcolare l’ergodicità di Russiabond.
Bella puntata, grazie!
AAHAHAHHAHAHA