In questa puntata di Too Big To Fail, il migliore podcast di investimento per chi non sa di cosa parla continuiamo a spiegare le obbligazioni, ETF Bond, cose che ci siamo scordati e sfatiamo i miti più comuni. Tipo è vero che Rocco Siffredi… No, ve lo sveliamo dopo.

I consigli di oggi:
Vittorio: M. il figlio del secolo (e il libro)
Nicola: The Agency
Alain: Carspiracy

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Oh, e ascolta tutto fino alla fine oppure mettiamo il tuo indirizzo in una blacklist insieme a Macao ed alle isole vergini britanniche

Ascoltalo qui:

Trascrizione della puntata

Ebbene sì, c’è chi si è smazzato la sbobba per te pur di permetterti di cercare al volo se abbiamo nominato Cicciolina. Chi è quel santo? Clipto, che spacca i culi nel trascrivere audio in testo, anche in italiano. E non lo diciamo perché ci pagano l’obolo se ti abboni. O forse sì? Puoi scoprirlo nella settimana di prova. Ora bando alle ciance altrui e passiamo alle ciance nostre.

Vittorio 

[ 00:00:42 ] Vabbè come abbiamo detto nella presentazione nella scorsa puntata in cui abbiamo parlato delle obbligazioni, ci siamo scordati un po’ di cosette, insomma, di alcune ce ne siamo resi conto all’incirca 30 secondi dopo però… in altri casi invece pensavamo di affrontare la questione in questa seconda parte. Però forse il caso di cercare di rispondere ad alcune di queste mancanze e la prima è sicuramente quella sulla tassazione italiana sulle obbligazioni

Alain 

[ 00:01:46 ] Praticamente ci sono due tassazioni per la maggior parte delle obbligazioni governative sia allo stacco delle cedole sia sulle eventuali plusvalenze la tassazione in Italia è del 12,5 per cento e vale per i paesi nella whitelist, cioè paesi che hanno un adeguato scambio di informazioni con il fisco italiano. Se invece prendete un’obbligazione delle Cayman o di qualche altro paradiso fiscale probabilmente si trova in una blacklist; in tal caso l’aliquota è pari a quella delle obbligazioni corporate, ossia il 26 per cento.

Nicola 

[ 00:02:08 ] Va bene, quindi questo ce lo siamo tolto.

Vittorio 

[ 00:02:10 ] Il secondo punto è un ulteriore rischio, oltre a quelli di cui abbiamo già parlato, che il rischio moneta, cioè euro, yen, dollaro, sterlina, franco svizzero lira turca; la moneta in cui compriamo l’obbligazione. Il rischio in questo caso particolare è nella probabile variazione del tasso di cambio tra le due valute. Quindi se noi compriamo un bond della valuta che usiamo tutti i giorni, nel nostro caso l’euro, questo rischio non esiste; ma se compriamo il bond in una valuta diversa con i nostri sempre in Euro saremmo soggetti all’apprezzamento al deprezzamento della moneta estera in cui è quotata l’obbligazione, sia quando riceviamo le cedole sia quando alla fine l’obbligazione verrà rimborsata. Nel caso in cui la moneta estera si apprezzasse rispetto all’Euro, noi otterremmo un rendimento extra; nel caso si deprezzasse, cioè perdesse di valore, avremo un calo del rendimento totale.

Bisogna prestare particolarmente attenzione ai bond emessi da Paesi che hanno un’inflazione alta o che, pure, sono storicamente soggetti ad averla. Molto spesso i bond emessi da questi Stati offrono una cedola alta nella valuta di quel paese, perché il tasso alto serve a compensare una perdita del potere d’acquisto. Allo stesso tempo la valuta di quel paese tende a deprezzarsi per l’effetto della stessa inflazione. In poche parole: se comprate un’obbligazione in lire turche che paga il 15% gran parte di quell’extra di rendimento rispetto al 3% per un qualsiasi bond europeo, ve lo mangerà il movimento di cambio proprio perché il tasso di cambio è la valvola, diciamo, di sfogo finanziaria, che si muove per compensare la differenza dell’inflazione tra le due monete. E diciamo che è una spiegazione un po’ semplificata insomma, però il succo è questo. Può anche succedere qualcosa di diverso: c’è che se l’inflazione in Turchia scende, scende di più di quanto era previsto quando avete comprato il bond, allora terrete un extra rendimento perché il tasso di cambio si deprezzerà meno di quello che era apprezzato dalla cedola del bond turco. Viceversa, è del caso di molto più comune, se l’inflazione in Turchia, o in qualsiasi paese emergente, cresce più di quanto ci si aspettava voi casate meno di quello che pensavate.

Alain 

[ 00:04:01 ] Molti di questi paesi poi tendono anche a svalutare la propria moneta per rendere la loro industria più competitiva. Se ci pensiamo, il miracolo economico italiano prima dell’euro ha reso più poveri tutti i dipendenti perché ha favorito anche l’inflazione. Questo trucco però viene usato sempre meno, anche perché i paesi emergenti hanno emesso parecchio ma parecchio debito in moneta forte, quindi euro o dollari americani e quindi una svalutazione della loro moneta renderebbe questo debito ancora più pesante da ripagare. Non è un caso che l’Argentina abbia passato più tempo in default negli ultimi 30 anni che non.

Vittorio 

[ 00:04:36 ] Infatti, se proprio uno deve comprare delle obbligazioni singole molto esotiche, esiste sempre una doppia missione in generale in quel della valuta del paese e quella in euro, in dollari; nel caso particolare è sempre meglio scegliere, diciamo, la valuta forte.

Nicola 

[ 00:04:49 ] Il rischio valutario può essere annullato con gli ETF obbligazionari in quanto esistono delle obbligazioni alla valuta. In questo caso, la rule of thumb da usare è che il bond in valuta estera quando è giunto rende come il bond in valuta locale di pari rating. Quindi, se la Turchia è retata BB (dico, a caso non ho controllato), i bond BB in euro rendono il 5% a parità di scadenza allora, il rendimento dei vostri bond equivalenti sarà il 5%. Insomma, se vi ricordate quanto abbiamo detto nella scorsa puntata, il rendimento di ogni bond o ETF di bond può essere scomposto nel tasso risk-free più il credit spread. Quando hedgiate un bond in pratica, sostituite il tasso risk-free da quella valuta a quella in Euro, il valore del credit spread resta lo stesso e visto che stiamo parlando di ETF di bond, direi che possiamo andare al centro di questa puntata.

Vittorio 

[ 00:05:43 ] Ecco io però ora voglio rompere la scaletta un attimo perché è vero che l’hedge degli ETF non c’è mai nel TER?

Nicola 

[ 00:06:00 ] Esatto, è un costo in più, si perché si muove cioè non puoi scriverlo perché è impossibile da sapere. Non è un costo, perché a volte se tu sei in Inghilterra adesso, ad esempio, ti hedgi hai un vantaggio, perché il tasso in Inghilterra è più alto di quasi tutte le monete.

Vittorio 

[ 00:06:15 ] Va bene allora, visto che sono pedante, oggi, io direi che possiamo dare anche la definizione di cosa è un ETF Bond ed io ho preso la definizione dal sito di Fidelity. “Un ETF obbligazionario è un tipo di fondo d’investimento che detiene un portafoglio diversificato di titoli a reddito fisso. Questo include tipicamente titoli di Stato, obbligazioni societarie, obbligazioni municipali e altri strumenti di debito. Gli ETF sono progettati per seguire la performance di un indice sottostante detenendo un campione rappresentativo dei componenti dell’indice”. Insomma, sembra talco, ma non è. Fanno la stessa cosa degli ETF azionari, però insomma ci stanno dentro le obbligazioni. Uno dei problemi più comuni per i nostri ascoltatori cassettisti è quello di calcolare il rendimento di un bond.

Alain 

[ 00:06:57 ] Allora prendiamo a caso un’obbligazione singola, partiamo dal caso semplice ,e diciamo che la comprate a 100 e paga una cedola del 2 per cento. Se non va in default, a scadenza avrete ricavato il 2 per cento all’anno. Se invece acquistate un bond sotto la pari che so, 95, il vostro rendimento sarà il 2 per cento delle cedole più la differenza tra il prezzo di acquisto e la restituzione del capitale quindi 100 meno 95. Questo guadagno dovrete annualizzarlo comprare a meno 100, in gergo sotto la pari, fa sì che il rendimento a scadenza sia superiore alla cedola del bond. Allo stesso modo se comprate sopra la pari il rendimento totale sarà inferiore rispetto alla sola cedola. 

Ora, gli etf di bond avendo in pancia tanti bond diversi devono fare questo calcolo per ogni singolo bond al loro interno e poi riportarne una media. Questa informazione la trovate sotto yield to maturity nei vari prospetti. Ma c’è un inghippo! Per motivi che Nicola spiegherà a breve, e sono ottimi, gli ETF di bond, si tende a costruirli in modo da avere una duration, ossia una sensibilità alla variazione dei tassi di interesse, costante. Per fare ciò, l’ETF potrebbe non detenere tutti i bond al suo interno fino alla scadenza, ma potrebbe sbarazzarsene prima. Inoltre, col passare del tempo, inserisce anche al suo interno nuovi bond con una scadenza più lontana. In gergo si dice che fa rolling, che non è quello della marijuana, malpensanti! Tutto questo comunque fa sì che il yield to maturity sia più che altro un indicatore teorico di quanto ci si potrebbe aspettare di ottenere come rendimento se, ipoteticamente, tutti i bond nell’ETF fossero tenuti fino alla scadenza. Diciamo che è utile per farsi un’idea e confrontare gli ETF con i bond singoli, cosa che ha un senso relativo.

Vittorio 

[ 00:08:44 ] Vabbè, a questo punto ci siamo torti pure il problema di non aver spiegato come si calcola il rendimento del bond e all’incirca diciamo in un portafoglio. Il ruolo degli ETF bond e bond è similare. Il punto è: è meglio avere i bond o gli ETF bond? Chi è meglio e chi è peggio?

Nicola 

[ 00:09:01 ] Ma allora diciamo che al concetto di duration è legato quello che viene definito il Term premium, cioè in casi normali quando la curva dei tassi non è invertita, cioè la curva dei tassi sono tutti i puntini dove ci sono i rendimenti a due anni, a tre anni, a cinque anni e così via fino a 30 anni. Gli investitori, di solito, quindi, quando la curva non è invertita, chiedono un premio per investire in bond con scadenze lunghe rispetto a quelle brevi, perché io sto fissando il rendimento ad esempio per dieci anni, però quello che mi interessa di ottenere è il rendimento reale al netto dell’inflazione e quindi, quello non lo so. Io fisso solo il rendimento nominale quindi mi sto prendendo un rischio e per questo voglio avere un premio al rischio, mentre con i Bond a breve scadenza il rischio è minore e quindi avrò un premio al rischio più basso.

Per i Bond americani è stato calcolato (la fonte è l’UBS Yearbook)… il term premium dei Bond a dieci anni rispetto a quelli con scadenza un anno è stato dell’1,5% all’anno negli ultimi 100 anni, quindi investire in un ETF di bond con una certa duration è il modo migliore e più conveniente per portarsi a casa quel term premium. Questo perché l’ETF ha al suo interno tanti bond con tante scadenze diverse e ogni volta che un bond scade, ne comprano uno nuovo, mantenendo la duration media del portafoglio vicino alla duration target, più o meno ogni giorno. 

In teoria, voi potreste fare lo stesso comprando un bond da dieci anni e poi comprandone un altro quando questo scade, ma la duration sarebbe pari a 10 solo il giorno in cui lo comprate o quando rollate la posizione o se rollate altre cose magari vi inventate che la duration è quella sempre. Tutti gli altri giorni la duration del vostro investimento sarà meno di 10 e vicino al rimborso di quel bond avrete uno strumento con una duration molto bassa. Con un bond singolo poi avete un sacco di rischio di default, mentre con l’ETF questo rischio scende perché l’ETF ha dentro molti emittenti diversi.

Quindi ci sono questi due mondi: no? Quando conviene usare un ETF a duration costante? Ad esempio, tutte le simulazioni che trovate in giro su 60/ 40, lazy portfolios e quant’altro si basano tutte su investimenti obbligazionari a duration costante, questo appunto perché il rendimento reale, al netto dell’inflazione, la volatilità e la correlazione di quell’investimento rispetto agli altri asset che ci sono nel portafoglio (le azioni, l’oro…) sono molto più stabili quando la duration è costante. Inoltre, nessuno degli altri asset tipicamente usati nei portafogli finanziari ha una scadenza no? Le azioni, l’oro non l’oro non scadono. Quello che in tanti non capiscono, a volte per il problema del single line item bias: cioè vado a guardare la performance di ogni singolo investimento che ho nel portafoglio. A volte, a colpa di qualche finfluencer ignorante, è che uno costruisce quel portafoglio per avere quel preciso profilo di rischio e di rendimento. E alla fine ti importa poco quello che c’è dentro. No? Non è che quando mangio il tiramisù penso che sto mangiando tot uova e tot zucchero: sto mangiando un tiramisù perché voglio mangiare il tiramisù. Se voglio il 7 per cento di rendimento medio col 10 per cento di volatilità metto insieme, magari, un tot di azioni ed un tot di ETF di bonds per avere quel risultato.

Vittorio 

[ 00:12:27 ] Noi tre alla fine ci scorniamo praticamente su tutto, ma su questa cosa siamo più o meno d’accordo: cioè che fra bond singoli ed ETF obbligazionari, i secondi vincono quasi sempre per semplicità, convenienza e tantissimi altri migliaia di motivi. No poi ci stanno tanti motivi validi anche per utilizzare le obbligazioni singole: cioè ha un senso, non è che sono inutili, cioè servono magari per abbattere le minusvalenze o nel caso uno ha veramente la certezza che ha bisogno di quei soldi in un dato periodo, magari molto breve: cioè se sai che fra 1-2 anni o tre anni devi comprare la macchina, ti prendi un obbligazione che abbia quel tipo di duration, lasci la e sicuramente è un guadagno maggiore al netto che non ci sia un picco di inflazione non faccia default o ci siano altri cazzi. In genere questo ti garantisce diciamo un ritorno maggiore di lasciare i soldi sul conto corrente oppure di metterli in altri asset che sono più volatili come può essere le azioni, l’oro, Bitcoin o qualunque altra cosa. 

Poi c’è sempre il fatto che a dispetto degli ETF obbligazionari, obiettivamente, i bond singoli non hanno costi di gestione perché alla fine è solo il costo della commissione nell’acquisto. Certo, se tu devi fare le scalette o devi fare il rolling in automatico forse spendi di più. Ecco, questo magari non ci pensa nessuno. E poi c’è la situazione sempre il solito problema delle cose che hanno dei investimenti che hanno un reddito fisso, cioè, tu sai il rendimento per certo, ma tutte le variabili che ci sono attorno invece non mutano.

Nicola 

[ 00:13:51 ] Più che altro sai sicuramente qual è il caso migliore, cioè perché il guadagno poi magari puoi averne meno.

Alain 

[ 00:14:00 ] Io non direi che gli ETF vincono sempre, perché sono alla fine ingredienti diversi; no è come confrontare il latte con la crema pasticcera. È ovvio che la crema pasticcera è più buona nel 90 per cento dei casi, però magari vuoi farti la cioccolata. La crema pasticcera non è… ti dirò, ma dipende, dipende dal tuo colesterolo.

Quindi gli ETF di bond, come dice Nicola, sono ideali dentro un portafoglio di investimento, ti permettono di tarare volatilità rendimenti attesi. I bond singoli, come dice Vittorio, sono ottimi per spese previste. Ma possono anche essere anche uno strumento utile se per qualche motivo volete un portafoglio a distribuzione magari perché psicologicamente vi aiuta o perché lo capite meglio perché avete antenati cassettisti e insomma si è trasmesso geneticamente. 

Occhio sempre ai soliti rischi di una gestione attiva, vale per i bond come vale per le azioni se non sapete quel che fate magari vi fate pure male perché andate a cercare cose strane tipo le subordinate, cose del genere però se a voi piace o chi sono chi siamo noi per dirvi di non farlo. Di sicuro però possiamo dire una cosa il costo di gestione di un etf obbligazionario giustifica la sua comodità cioè non dovete fare rolling, ottenete una gran diversificazione non dovete stare lì a distribuire voi i vostri soldini a destra e a sinistra ed è per questo che ogni tanto ci sentiamo autorizzati ad incazzarci quando qualcuno li demonizza senza validi motivi, anche perché non tutti hanno la possibilità di ciucciarsi un cento per cento azionario senza battere ciglio, magari diversificando con un po’ di cripto.

Vittorio 

[ 00:15:38 ] Vabbè, alla fine è stata breve fino ad ora quindi io direi di fare una sorta di FAQS… che sembra veramente una cosa brutta, sinceramente, l’ho sempre pensato. Insomma le cose più comuni, miti un po’più comuni. Ci facciamo un giro, una testa, una decina se ci volete ascoltare, se no non lo so, mettete la musica.

Alain 

[ 00:16:06 ] “Le obbligazioni sono sempre sicure”! Questa è la prima puttanata. Sicura è solo la morte e le tasse. Certo, se prendete un’obbligazione governativa AAA, che è il rating, se non lo sapete siete stati poco attenti; ovviamente questa è meno rischiosa di un pugno di shit coins ed azioni di 4 madonne di qui sopra, quelli del grana. Però anche i bond hanno dei rischi, come tutti gli strumenti finanziari: puoi perderci soldi se fallisce l’emittente ed è plausibile perderci anche l’ottanta per cento, anche peggio eh; se hai comprato merda in bolivares può andarti peggio dell’ottanta per cento tra inflazione… se i tassi salgono ci perdi anche parecchi soldi dipende dalla duration dei tuoi bond ricordiamo che sulle duration lunghe nel 2022 c’è stato un caldo del 50 per cento sugli obbligazionari europei quindi parliamo di tutta roba in teoria abbastanza buona più l’Italia

Vittorio 

[ 00:17:07 ] saluti a chi ha comprato le austriache

Alain 

[ 00:17:10 ] poi se declassano l’emittente, se sale l’inflazione perché perdi anche in termini reali non soltanto termini nominali alla fine è il potere d’acquisto che ti interessa e anche se al mercato gira di controllare i conti pubblici e si accorge che stiamo pagando il ponte di Messina con la carta di credito revolving magari incominciano a penalizzare anche le obbligazioni italiane, no? E poi va detto che il fatto che non vendi l’obbligazione non significa che non hai avuto perdite. Stai comunque sostenendo un costo opportunità, solo che lo digerisci meglio perché ti piace l’Zymil, e dici in giro di essere intollerante al lattosio, cioè un’illusione.

Nicola 

[ 00:17:47 ] Ok, mito da sfatare numero due: “le obbligazioni forniscono sempre un reddito costante”. Sebbene molte obbligazioni offrano pagamenti di interessi regolari, questo reddito può essere influenzato dalla variazione dei tassi, appunto, e dalla salute finanziaria dell’emittente. Tra l’altro, alcune obbligazioni, come le zero coupon, non forniscono un reddito regolare perché vengono vendute a un prezzo scontato e poi maturano il valore nominale però anche lì si muovono molto rispetto alla all’andamento dei tassi

Vittorio 

[ 00:18:16 ] terzo mito è “tutte le obbligazioni sono uguali” questo insomma l’abbiamo detto tipo il terzo minuto della prima puntata non sono tutte uguali sono molto diverse ce ne sono una miriade di tipi sono da quelle sovranazionali governative municipali corporate con derivati complesse, si suddividono poi per livello di rischio investment grade junk, per rating, per seniority, a seconda della duration. È un mondo estremamente complicato e ognuno di questi elementi generano un livello di rischio, un livello di rendimento diverso e mescolandosi uno con l’altro creano degli strumenti che possono essere veramente a un livello completamente diverso. È chiaro che ad esempio una sovranazionale dell’unione europea ha un diciamo, un credito talmente grande e non è paragonabile ad esempio con un bond di una corporate di un paese emergente, che anzi probabilmente molto più simile a un’azione.

Alain 

[ 00:19:08 ] “Le obbligazioni non sono influenzate dalle condizioni di mercato” e la crisi del debito sovrano non ci ha insegnato nulla. Nel 2011 alla fine è stato il mercato a decidere che l’Italia faceva schifo e la Germania andava bene e ha fatto andare in crisi diversi stati europei. Il prezzo alla fine dipende dalle aspettative sulla solvibilità dell’emittente, sulle aspettative di variazione dei tassi di interesse, sulle aspettative di inflazione, sulle aspettative di condizioni economiche e sul solito oroscopo di Paolo Fox.

Nicola 

[ 00:19:42 ] Quindi il quinto mito “non puoi perdere denaro con le obbligazioni”, e invece le obbligazioni possono perdere di valore, se ad esempio le devi vendere prima della scadenza, specialmente se i tassi d’interesse sono aumentati o se il rating creditizio dell’emittente è stato abbassato. In casi estremi come abbiamo detto, un emittente di obbligazioni può andare in default sui pagamenti causando una perdita per il detentore delle obbligazioni. Ora adesso io vorrei sfatare il mito che se io compro un’obbligazione a 100 mi rimborsa a 100, non ho perso i soldi in qualsiasi caso. Facciamo un esempio semplice: se io compro un titolo a 5 anni oggi, che paga il 2% come cedola e domani la BCE alza i tassi al 3% e li tiene al 3% per tutti questi 5 anni, è vero che a scadenza io ricevo indietro i miei 100, ma in questi cinque anni ho effettivamente perso l’1% ogni anno. Chiamiamolo costo opportunità, chiamiamolo inflazione, perché ovviamente se la banca centrale alza i tassi di solito lo fa magari in risposta alla crescita dell’inflazione, sta di fatto che io ci ho guadagnato meno di quello che avrei potuto guadagnare. Quindi, per dirla come quel genio di Cliff Asness, è vero che ho ricevuto indietro 100, ma il mondo intorno a me è cambiato. È un po’ come il protagonista di Interstellar che passa un minuto sul pianeta X che equivale a dieci anni sulla Terra. Magari lui è ancora lui, ma non è molto felice quando torna sulla Terra. Oh magari se guardate Interstellar, sta roba riuscite a capirla, eh? Ma temo che senza il codice Python sia impossibile…

Vittorio 

[ 00:21:19 ] Allora “le obbligazioni sono solo per investitori conservatori”. Qualsiasi portafoglio di investimento in realtà è un bilanciamento tra tante asset class al suo interno, no azioni, obbligazioni, commodities, cash, volendo cripto. E ognuno di questi elementi diciamo ha un suo ruolo, e non considerare il fondamentale apporto delle obbligazioni è quantomeno infantile. Oltre a questo, molte obbligazioni, come le corporate o quelle ad alto rendimento, sono obiettivamente molto aggressive, sono associabili alle azioni, pur con dei benefici che sono delle obbligazioni.

Alain 

[ 00:21:51 ] Mito 7: “e obbligazioni non sono influenzate dall’inflazione”. Ma questa chi l’ha detta? Si va a trovare la persona… non lo so chi l’ha detta, ma chi è che mette in giro ste voci? Bastardi! Di sicuro, l’inflazione erode il potere di acquisto della moneta. Quindi, se hai comprato l’obbligazione a 100 quando con 100 ci compravi una berlina e ti ritornano 100 quando con 100 ci compri una topolino ti sei comunque beccato un’inculata. Però le obbligazioni indicizzate all’inflazione, in teoria, mitigano questo rischio. Resta però il fatto che ogni obbligazione ha una duration ed è sensibile quindi alle variazioni di tassi di interesse. Se c’è inflazione, l’aspettativa di un aumento dei tassi per contenerla potrebbe provocare l’abbassamento dei prezzi. Quindi, persino per le obbligazioni indicizzate all’inflazione… insomma non sono immuni.

Nicola 

[ 00:22:43 ] Mito numero 8 “dovresti comprare obbligazioni solo quando i tassi di interesse sono alti”. Ora chi lo dice, cos’è alto e basso? Ditelo a Berlusconi se era alto o basso. È tutto relativo. In realtà, ma che fai, market timing è difficile. Parlavamo prima di quelli che si sono comprati i bond centenari, perché lo dicevano no “tanto i tassi da qui possono solo scendere”. Infatti oggi… si sono scesi tantissimo, stanno a meno 12. Quindi in generale l’obbligazione può essere una parte preziosa in un portafoglio diversificato indipendentemente dai tassi di interesse attuali. E qui io saluto sempre Andrea di in cassaforte quando c’erano i tassi a zero. Perché forniscono diversificazione e possono ridurre, non è detto ma possono ridurre la volatilità complessiva del portafoglio.

Vittorio 

[ 00:23:35 ] L’ultima è: “le obbligazioni sono meno liquide delle azioni”. Come ha spiegato Nicola nella prima puntata sui bond il mercato obbligazionario è il mercato finanziario più grande in assoluto, quant’era tre volte quello azionario? Una roba del genere quindi, a parte rarissimi casi, cioè dipende che cazzo volete comprare, le obbligazioni sono estremamente liquide e lo sono ben più delle singole azioni, poi se volete andare a prendere cose molto particolari di paesi sconosciuti… Ho letto chi voleva comprare obbligazioni di San Marino; direi che basta, basta 

Posta del cuore

Alain 

[ 00:24:17 ] Lettera 1 da Daniele.

Ciao ragazzi,

Sono ancora Daniele (quel pirla che investe a bomba sul NASDAQ100).

Vi scrivo per chiedervi un piacere, potreste inserire in una della vostre puntate una spiegazione sugli ETF obbligazionari?

Partendo dagli Ultrashort, 0-1 anni, 1-3 anni, 3-7 anni e oltre. Caratteristiche e in che caso/i è utile usarlo/i.

Nel 2025 voglio iniziare in pac su un ETF obbligazzionario su Treasury Bond è vorrei avere le idee più chiare.

Mi rendo del l’ampiezza della domanda, tutto quello che potrete fare sarà importante.

Grazie ancora per il vostro lavoro di divulgazione.

Nicola 

[ 00:24:56 ] Poi dite che non prendiamo feedback dagli ascoltatori, vedi abbiamo fatto una puntata due ma infatti Daniele, cioè ormai te l’abbiamo spiegata, sta roba no del term premium, lui non poteva saperlo eh ah, ma dite che lui non lo sa eh.

Vittorio 

[ 00:25:09 ] Tu spiegalo poi c’ho una domanda io.

Nicola 

[ 00:25:11 ] Ok in generale, cioè la regola è che più duration prendi più aumenti i rendimenti attesi appunto quel term-premium, però ti porti a casa più volatilità, in particolari circostanze però questo forse è il concetto più importante da far passare è che bond duration più lunga ti coprono meglio quando l’azionario scende in maniera violenta. Ha due effetti: la prima cosa è che appunto avere una copertura più grande magari psicologicamente ti aiuta perché compensa vedi che dall’altra parte stai perdendo tanto oppure dall’altro lato ti permette di allocare meno nozionale. Vedila come un’assicurazione no? Se vuoi assicurarti 100 di nozionale sull’azionario se compri i bond a durata intermedia ti può servire 50 di nozionale, non lo so, quindi devo fare un rapporto due azioni, un’obbligazione, mentre se se ne prendi uno con una duration molto alta magari ti serve 20 di nozionale, quindi il resto lo puoi allocare nelle azioni o in altro asset che diversifica, però appunto ti porti a casa questa assicurazione che funziona specialmente solo quando le azioni scendono, però hai anche molta più volatilità.

Vittorio 

[ 00:26:31 ] Faccio la domanda, faccio un’altra domanda che non c’entra relativamente questa cosa, però non sapevo dove ficcarla nella discussione di prima. C’è questa cosa che dicono spesso: negli ETF bond nessun bond viene mai portato a scadenza e viene venduto diciamo un po prima. Questo è vero è un falso mito oppure alcuni vengono portati a scadenza per mantenere quella duration costante ed altri invece vengono venduti e sostituiti da nuovi per mantenere inalterata oppure molto più complessa e difficile da spiegare?

Nicola 

[ 00:27:09 ] ci sono secondo me due modi: originariamente li vendevano sì per mantenere la duration, era più comodo. Però adesso cosa fanno se tu ad esempio pensi alla Blackrock che c’ha tutto il suo insieme di etf quindi loro non è che quel bond li lo vendono cioè lo devono vendere però lo spostano, cioè la vendita è un’assegnazione di un valore però lo spostano all’altro etf e questo gioca a loro vantaggio e gioca al vantaggio degli investitori, perché non è che ogni tipo di bond ha una liquidità infinita, no,? Perché vengono emessi con una certa size e quindi se l’altro ETF deve andare a comprarseli magari non li trova sul mercato ed è possibilissimo, cioè adesso noi, io dove lavoro ho una lista di bond che la Banca centrale svizzera accetta se li vogliamo dare in prestito e praticamente in quei bond lì sono impossibili da trovare o te li compri quando li emettono o non ce li hai, è finita lì. Oppure usano i derivati, usano i derivati un po’ di derivato e aggiustano la la duration usando i derivati 

Lettera numero due da Roberto

Alain 

[ 00:28:10 ] Siccome è un po’ lunga, magari la dividiamo e rispondiamo puntualmente in ordine.

Ciao a tutti! Rinnovo i complimenti per il podcast e daje. Questa è per Vittorio. In questi giorni sto facendo un po’ di deep-dive su alcuni portafogli di investimento noti, in particolare il Golden Butterfly, e mi sono sorte alcune domande in merito a quest’ultimo. Parto con la domanda forse più stupida: su PortfolioCharts, impostando l’home country su Italia esce fuori un portafoglio che esclude gli Stati Uniti. Posto che io personalmente non creerei mai un portafoglio senza Stati Uniti, secondo voi potrebbe avere senso avere un portafoglio Golden Butterfly europeo? Mi pongo questa domanda per provare a dare un senso al fatto che PortfolioCharts crei un portafoglio del genere.

Vittorio 

[ 00:28:56 ] Io credo che questa sia l’unica domanda a cui so rispondere, cioè in generale nella vita. Tantissimi di questi portafogli americani hanno come corrispettivo solo ne so azioni americane solo obbligazioni americane. Quindi si vede che questi sistemi quando li prendono sul mercato italiano fanno la stessa cosa con solo cose del proprio continente o del proprio paese, e quindi credo sia solo questo il problema.

Alain 

[ 00:29:18 ] È già tanto che non abbia messo Soltanto BTP dentro… ci ha fatto un favore.

Vittorio 

[ 00:29:24 ] Ora c’hai gli iBond con solo BTP stupendi, questi sono proprio… ci puoi fare interi Golden Butterfly. Comunque non c’ha senso credo, esporsi così tanto sul proprio paese, sul proprio coso. Anzi la fortuna di un prodotto finanziario di questo tipo che tu puoi sparpagliare il tuo rischio su tutto il mondo, perché non lo dovresti sfruttare.

Nicola 

[ 00:29:41 ] L’unico problema è quello della valuta. Spingiamo Dedalo Invest: ha fatto delle analisi su questa roba, il punto che fa lui è beh, se ti fa un portafoglio che relativamente dovrebbe avere bassa volatilità se poi ci batti dentro un sacco di dollari in alcuni momenti ti finisce ad avere comunque un’alta volatilità, però se andate a guardare il sito ci sono tutte le analisi su fatto bene.

Alain 

[ 00:30:10 ] Scegliere un ETF di bond intermedi invece che due con bond a breve e lunga scadenza è la stessa cosa? Ho letto qualche commento di Nicola che diceva di sì e ho fatto anche un mezzo backtest su curvo, ma ci sono solo dati di poco più di dieci anni con gli strumenti che ho selezionato, perciò vorrei un approfondimento.

Nicola 

[ 00:30:28 ] Sì è la stessa cosa nel senso che è la media del cioè la duration alla fine è un concetto matematico, per cui se fai la media. Il discorso secondo me è che nel portafoglio originale forse erano separati perché appunto, quello che dicevo io sul single-line item bias: se in alcuni momenti magari se tu vedi che la parte quella di cash, shortterm bonds non si muove, stai un po’ più tranquillo, invece di avere la parte di bond intermedi che sì, scende meno di quella lunga, però comunque scende. Penso che sia una questione più psicologica.

Alain 

[ 00:31:08 ] Penso che c’entri anche con la storia di quel portafoglio nel senso che partiva dal permanent, che era un quarto, un quarto, un quarto e ci ha aggiunto una variazione che, se non sbaglio, erano le small cap value. Cioè, si inseriva elegantemente come come origine in quella narrazione; però, effettivamente. 

Se considerassi SWDA, come asset per la parte large cap, poi quanto sarebbe rilevante inserire come small cap un ETF World sulle small cap non value, piuttosto che un ETF Small Cap Value degli Stati Uniti o un Small Cap Value europeo? Dato che la parte small cap dovrebbe contrastare la parte large cap, vorrei capire se effettivamente è importante che siano entrambe della stessa area geografica o magari se è più importante avere il value factor.

Vittorio 

[ 00:32:12 ] Complimenti perché era… tutto quello che voi avete sentito in realtà era praticamente anagrammato: era S-C-V-U-S-S-C-V-A-R-S-C-A-T-F-U, tutto così e Alain l’ha fatto sembrare come una domanda normale.

Alain 

[ 00:32:29 ] È stata dura, chissà quanto montaggio avrei dovuto aggiungere. Allora secondo me non ha proprio moltissimo senso parlare di parti che contrastano, cioè è che le parti piuttosto si sposano bene tra loro, cioè è bella la metafora alimentare. Se la ricetta dice di usare l’aceto balsamico di Modena e tu ci metti l’aceto di vino bianco, stai facendo una cosa diversa, cioè magari viene buona o magari fa schifo. Puoi anche farci dei back-test fatti bene, vedere cosa salta fuori, altrimenti boh. Se non vuoi fare i back-test devi prendere gli strumenti più vicino possibile a quelli di riferimento del portafoglio. Per quanto riguarda le small cap value è vero ci sono soltanto o solo stati uniti o solo europee per noi pezzenti euro-poveri, io ho fatto metà e metà nel mio e me ne sono sbattuto abbastanza le balle però. 

Relazione tra governativi europei e SWDA: anche in questo caso ho sentito Nicola dire che alla fine la BCE quando modifica i tassi tiene sempre d’occhio la FED e viceversa. Quindi bene o male scegliere i bond europei potrebbe essere meglio soprattutto considerando il fatto che non si è esposti al cambio euro-dollaro e la tassazione è agevolata. Fate queste premesse se poi la BCE e la FED dovessero decidere di andare per i cazzi propri, per non so quale motivo, e di conseguenza i bond europei e americani, la parte obbligazionaria, non rischierebbe di non fare più il proprio lavoro all’interno del portafoglio? Ditemi se ho preso un altro granchio. 

Quello che dice Nicola però ha assolutamente senso nel senso: la BCE è praticamente un burattino, guarda di là e copia, cioè sembra me alle verifiche.

Nicola 

[ 00:34:17 ] Il fatto è anche che se i tassi dovessero muoversi in maniera drammaticamente diversa tra Europa e Stati Uniti, poi la valvola di sfogo è quella del cambio e cosa succede che magari se il dollaro si apprezza parecchio, poi le materie prime che sono tutte prezzate in dollari costano molto di più in Europa. Quindi pensate a cosa sta succedendo adesso: la BCE che taglia i tassi per far ripartire l’economia e taglia i tassi anche perché diceva l’inflazione abbastanza sotto controllo, se la Fed non le va dietro o comunque loro non hanno un occhio su quello che fa la Fed, ti rischi di importare l’inflazione, perché comunque le materie prime ce le dobbiamo comprare tutte in Europa, perché ovviamente il nucleare abbiamo detto no e quindi dobbiamo comprare petrolio in dollari e quello lo paghiamo e crea inflazione.

Cazzabubbole

Nicola

Questa volta non ho un consiglio mio ma un rant dalla mia vita personale. Questo perché è vero, io vivo nel quartiere più pericoloso di Zurigo. 

Vittorio

Che cosa ci stanno i bambini che fanno le marachelle? 

Nicola

Ma non pericoloso per come pensate voi, ma perché è praticamente il quartiere degli ebrei ortodossi ed essendo Israele in guerra non si sa mai. C’è il poliziotto davanti alla sinagoga, è sempre lì, e quindi dici vabbè. Quindi non lo so se è per questo perché comunque gli svizzeri, cioè gli svizzeri sono sul peggio dei leghisti quando c’hanno ste fisime “ah lo straniero che viene a rubarci tutto” e quindi cosa succede: nel mio palazzo, che è stato costruito proprio nuovo, cioè proprio l’hanno tirato su nuovo, prima che entrassi io, hanno messo una porta, la porta d’ingresso, che non ha la chiave normale. Che io dico è una tecnologia, quella della chiave della serratura, che è funzionata per diecimila anni ed è una tecnologia semplice: tu inserisci la chiave, giri la chiave e la porta si apre. Quindi io dico: se vuoi avere fare un miglioramento di questa tecnologia, secondo me devi mantenere il livello base della tecnologia precedente, cioè io voglio, io voglio sempre, quando io voglio inserire la chiave, girare la chiave e aprire la porta. 

Invece, metto un chip nella chiave, metto un chip nella porta. Così, se la chiave con il chip e il codice non corrisponde al codice del chip della porta, la chiave gira a vuoto. Ovviamente, la porta di merda si rompe. Sto cazzo di chip! E ovviamente il palazzo ha due ingressi, uno davanti uno dietro. Ma quello dietro ha le scale e io ho i bambini e io ho il passeggino. Quindi noi abbiamo fatto tipo due o tre settimane a bestemmiare perché arrivavi davanti a casa e facevi girare la ruota, metti dentro la chiave e vedi funziona o non funziona? Dopo, dopo settimane quindi dopo che loro l’hanno messa a posto, cioè a detta loro l’hanno messa a posto. Però io adesso devo arrivare a casa, devo mettere dentro la chiave, devo aspettare tre secondi e poi posso girarla e a me questo fa girare il cazzo in una maniera tremenda. Sono come i tizi a Londra quando dovevo prendere il bus e sei in coda e piove e c’è il vento e aspetti solo di entrare nel bus e c’è quello davanti a te che deve pagare col telefono, e pagare col telefono ci vogliono cinque secondi in più perché devi fare quella roba non so neanche come si fa, perché secondo me è una roba adatta a coglioni, cioè tira fuori la tessera e metti la tessera, ci impieghi un microsecondo perché non lo fai no.

Vittorio 

[ 00:38:16 ] Ma lo sai qual è là il problema? È che tu dovresti sbloccare Google pay o wallet prima, e invece quelli lo fanno quando pagano, eh, sì, sbloccarlo con la faccia. Ma quello è un problema atavico delle persone. Quindi non consigli niente, in tutto ciò.

Nicola 

[ 00:38:29 ] Io volevo consigliare The Agency, che è una serie su Paramount Plus, che è veramente bellissima!

Alain 

[ 00:38:37 ] Cazzo ce li hai tutti Nicola.

Nicola 

[ 00:38:38 ] Tra l’altro, me lo tolgono adesso, se sono accorti me lo tolgono, no e quindi io avevo sentito è uscita a novembre, no, sta roba qua e tutti dicevano: è bellissima, è bellissima. E quindi ho detto: vabbè, faccio l’abbonamento per un mese e me la guardo tutta. Quindi ho guardato i primi cinque episodi, infottatissimo, perché è bella e basta. In Svizzera hanno deciso che: boh, ci sono questi cinque episodi e non si sa quando usciranno quegli altri…

Vittorio 

[ 00:39:11 ] Ma se tu avessi Nord VPN!

Nicola 

[ 00:39:20 ] Vabbè, Alain, che dici?

Alain 

[ 00:39:22 ] Vi consiglio un concetto: quello di motonormativity. Si tratta di un bias cognitivo abbastanza recente, come scoperta dal punto di vista degli studi scientifici. In questo bias si concepisce il possesso di un veicolo a motore come una norma sociale di base e sostanzialmente è una conseguenza di una società auto-centrica, ossia in cui gran parte dell’infrastruttura è fatta per accomodare l’uso dell’automobile e non di altri mezzi di trasporto. Ed è il motivo sostanziale per cui, quando giri per Milano, ti sembra normale che sia piena di automobili parcheggiate sui marciapiedi, che ci sia rumore di traffico praticamente ad ogni ora, e nessuno lo nota. È normalissimo anche che un pedone debba farsi cento metri extra per fare un cavalcavia, no? Sostanzialmente la normalità è il mezzo motore sulla strada, il resto è per una minoranza stravagante che vuole fare qualcosa d’altro. Andare sui pullman flambè come sulle biciclette. È uno di quei concetti che in realtà finché non ci pensi finché non lo capisci lavora subdolamente per impedire una trasformazione dei nostri spazi urbani, no?  Ci limita nel trovare modelli di trasporto più efficienti, più sicuri, più gradevoli, più veloci. Se volete approfondire il concetto come parte iniziale, vi lascio un video nelle show notes di GCN; loro si occupano di ciclismo, però ogni tanto fanno questi video. Molto carino.

Vittorio 

[ 00:40:54 ] Da quanti anni non vieni a Roma? Allora qui qua non è un bias, questa cosa è proprio una malattia mentale. Il sindaco recentemente sta pedonalizzando intere zone: è una delle cose che veramente mi danno un’ebrezza nella vita, andare su Facebook e leggere i commenti dei boomer incazzati come una iena che hanno perso il loro diritto di parcheggiare la macchina dove cazzo gli pare. Stanno facendo i lavori della metro C a piazza Venezia: c’è la gente incazzatissima, ci stanno questi silos giganti che coprono il balcone di fu Pelatone. 

Motivo per cui un’altra cosa che non piacerà a questi criticoni sarà il mio consiglio di oggi: M, il figlio del secolo, che è su Now, è una serie che praticamente parla appunto dell’ascesa del fascismo, visto dalla parte di Mussolini; è basato su un libro di Scurati che io ho divorato e la serie è veramente stupenda: cioè non c’è un cazzo da dire, è fantastica a livello di regia; ha diciamo una narrazione che è indipendente dal libro, si ispira però riesce a nobilitare sia il libro sia la riscrittura che hanno dato; il cast è veramente eccezionale, costruzione ha uno stile visivo che non è da serie, è un film e secondo me ha grandi possibilità di essere anche un successo internazionale. Detto ciò, la Parte più bella è la costruzione di Mussolini, che viene cioè proprio narrata come un bottegaio livoroso senza morale ed è pazzesco. È fantastico i personaggi che rompono la quarta parete e commentano, ammiccano lo spettatore, facendo diciamo risaltare le poracciate che dicono ed è uno spaccato pazzesco sia del tempo del fascismo ma pure degli italiani del passato ma anche del presente, che sono diciamo sempre un po’ proni a credere a certe favole a certi racconti soprattutto se imbellettati da un linguaggio forbì che se sembra non si sa che ma poi non vuol dire nulla. Sinceramente credo che sia anche un esperimento sociale che è tipo find fascio praticamente tipo find walle cioè chi lo critica per diciamo no è una serie di merda è fatto così a te piace er duce eh, lo sapevo lo sapevo, trovato, tanato. Sinceramente merita l’abbonamento a Now che costa peraltro 8,99 euro però merita in questo caso te lo spari un mese ti spari poi The Penguin The Penguin parla sempre di Mussolini sì perché effettivamente Marinelli in alcune parti sembra un po’ il pinguino di Batman effettivamente.

Detto ciò siamo arrivati alla fine ci stanno dei donatori però non ce le ricordiamo cioè vi ringraziamo moltissimo perché abbiamo comprato un abbonamento programma di montaggio che mi facilita di molto la vita abbiamo preso anche un programma per trascrivere i testi per cui troverete a breve tutte le puntate del podcast trascritte anche nella rispettiva pagina sul nostro sito che ci serve magari ci trova più gente su Google oppure se ve la volete leggere così perché non vi piace la nostra voce ci potete sempre scrivere qua su Spotify, su Reddit su e-mail attraverso, il form del sito, mandateci un piccione. Magari vi mettiamo pure una promo. Altrimenti donazione. Fatecela così, per non essere ricordati nelle puntate.