In questa puntata di Too Big To Fail, il podcast di finanza personale che versa più tasse all’erario della Liberia, parliamo del tema finanziario preferito da ogni italiano che si rispetti: le tasse. Sono troppe? Sono poche? Si usano bene? Amano il prossimo tuo? Ospite speciale Jessica Dri di Metodo Contabile!

I consigli di oggi:

Vittorio: Come dèi fra gli uomini: Una storia dei ricchi in Occidente
Nicola: The agency
Alain: Astutillo Smeriglia

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Ascoltalo qui:

Trascrizione della puntata

Ebbene sì, c’è chi si è smazzato la sbobba per te pur di permetterti di cercare al volo se abbiamo nominato Cicciolina. Chi è quel santo? Clipto, che spacca i culi nel trascrivere audio in testo, anche in italiano. E non lo diciamo perché ci pagano l’obolo se ti abboni. O forse sì? Puoi scoprirlo nella settimana di prova. Ora bando alle ciance altrui e passiamo alle ciance nostre.

Vittorio 

[ 00:01:00 ] Gli italiani sono ossessionati dalle tasse, come risparmiare, come pagarne di meno, perché pagarle e soprattutto come sfruttare tutte le deduzioni e le detrazioni. La cosa incredibile poi è che, di come funzionano le tasse, gli italiani ci capiscono veramente pochissimo.

Alain 

[ 00:01:18 ] Molti non sanno nemmeno come funzionano le aliquote o come funziona la tassazione del forfettario, per dire.

Nicola 

[ 00:01:23 ] Obiettivamente, il sistema italiano è un bel casino e non è strutturato per favorire la crescita. D’altronde sono scappato apposta, e sono scappato anche da Londra per lo stesso motivo.

Vittorio 

[ 00:01:36 ] Cioè tu scappi dalle tasse, praticamente complicate. Però sì, diciamo che tutti i sistemi fiscali moderni lo sono. Capire il funzionamento elementare della tassazione italiana non è proprio un’impresa impossibile e anzi risulta molto utile nella vita di tutti i giorni. Quindi oggi noi proviamo un pochino a spiegarvelo, per evitare di dire cazzate cioè tipo come tutte le altre puntate del podcast, abbiamo invitato un ospite che ci fa un po da giudice quella che ci corregge severamente tutti gli errori le storture le imprecisioni nonché con lei che tiene la mia contabilità Jessica Drì dello studio Metodo Contabile.

Jessica

[ 00:02:28 ] Comunque io sono una tributarista, lavoro ormai da più di una decina d’anni allo studio metodo contabile ci occupiamo di contabilità fisco prevalentemente per piccole imprese, privati, tutto quello che riguarda tasse, dichiarazioni dei redditi e questo bellissimo mondo che andiamo a raccontare!

Vittorio 

[ 00:02:45 ] Vista la passione con cui hai diciamo preannunciato la bellezza nel nostro sistema, direi che possiamo partire dalle cose veramente basilari, cioè l’IRPEF e più o meno il funzionamento delle partite IVA.

Alain 

[ 00:02:57 ] Allora, l’IRPEF, imposta sul reddito delle persone fisiche, è una delle principali imposte che i lavoratori dipendenti devono pagare in Italia. Si basa su un sistema di tassazione progressiva, il che significa che l’aliquota aumenta con l’aumentare del reddito. Per calcolare l’IRPEF si parte dal reddito anno lordo, dal quale si sottraggono le trattenute per i contributi previdenziali dell’INPS, si aggirano tra il 9 e il 9,5%, e il restante per arrivare al 33% complessivo di contributi lo versa il datore di lavoro. Tra l’altro, possiamo dire che questa è un’inutile complicazione del piffero, quella di dividere i contributi INPS tra datore di lavoro e lavoratore?

Vittorio 

[ 00:03:36 ] Stai spoilerando il resto del sistema tributarista italiano, praticamente.

Alain 

[ 00:03:41 ] Comunque, RAL, meno contributi, uguale imponibile IRPEF, su cui vengono applicate le aliquote fiscali. Le aliquote. Ho un déjà vu. Attualmente sono tre. Quella del 23% per il redditi fino a 28000€, del 35% per i redditi superiori a 28000€ e fino a 50000€, ed il 43% per i redditi che superano i 50000€. 

Ad esempio, per un reddito di 30.000 euro, si pagherà il 23% sui primi 28.000 euro e per il reddito tra 28,001€ e 30.000 il 35%.

È importante notare che, oltre all’IRPEF, ci sono anche una serie di addizionali regionali e comunali, che variano a seconda della residenza del contribuente. Lo Stato italiano poi permette anche di abbassare ulteriormente la tassazione, usufruendo di deduzioni e detrazioni fiscali, che tanto non sapete la differenza, che possono abbassare notevolmente l’importo complessivo delle imposte da pagare, ma che, diciamolo, sono un po’ una rottura di coglioni per tutti da gestire io ricordo mia mamma, aveva i cassetti pieni di scontrini, delle supposte, delle robe.

Jessica

[ 00:04:49 ] Pensa ora è tutto digitale, pure più semplice. Adesso non serve più niente, più o meno. Poi quando vengono i controlli bisogna capire, però.

Alain 

[ 00:04:55 ] Devi stamparlo quando vengono i controlli.

Nicola 

[ 00:04:59 ] Vado fiero quando vado in farmacia in Italia, mi chiedono, ma il codice fiscale? Eh, no. No. Lascia, lascia. Lascia.

Alain 

[ 00:05:06 ] Ho due domande io di tasca mia per Jessica a questo punto. Allora, se non erro, per effetto delle detrazioni c’è una no tax area de facto in Italia. Cioè, tipo, se fai meno di 8.500 euro. L’anno non versi IRPEF e tra l’altro mi sembra che stiano rimaneggiando parecchio questa storia delle aliquote e delle detrazioni. Volevo chiederti in generale che idea ti sei fatta di queste modifiche e qual è la razionale dietro.

Jessica

[ 00:05:36 ] Sì, allora la prima cosa è giusta sulla no tax area. Praticamente essendoci una detrazione sul reddito da lavoro dipendente e da pensione che si aggira sui 1900 euro fino a un reddito di 8.500 euro questa detrazione azzera l’IRPEF dovuta. Di fatto siamo in una no tax area. Vale solo per i dipendenti e pensionati questa cosa però.

Nicola 

[ 00:05:59 ] Sì, però c’è anche da dire che è sopra il nero.

Jessica

[ 00:06:02 ] Non si dovrebbe dire, ma diciamolo. Per la seconda cosa la questione delle detrazioni si, cambiano le cose in continuazione, un po giustamente perché è veramente una giungla. Ci sono ogni anno pagine, pagine, migliaia di pagine tra istruzioni e circolari dell’agenzia delle entrate per spiegare come usufruire di queste detrazioni. Poi si perde sempre qualcosa per strada inevitabilmente. Poi ovviamente si cercano di racimolare soldi un po da tutte le parti, quindi si riducono alcune detrazioni, si aumentano le franchigie, si aumenta la spesa massima. Lo stanno facendo un po per più motivi. Un riordino sarebbe necessario, ma molto più approfondito di quello che stanno facendo.

Vittorio 

[ 00:06:57 ] Questa cosa delle deduzioni e detrazioni è la prima complicazione di questo sistema, perché l’altro grosso è che la maggior parte della gente confonde i contributi previdenziali, che sono gli accantonamenti per la propria pensione futura, cioè l’INPS, e quelle che sono le vere e proprie tasse da pagare, cioè l’IRPEF e le addizionali. Teoricamente, poi su questo si può discutere, solo l’IRPEF è la tassa vera e propria che viene pagata. I contributi previdenziali in realtà tu li hai come in un cassetto e questo cassetto verrà riaperto sperando di trovarci qualcosa quando uno andrà in pensione o ad esempio se hai bisogno.

Nicola 

[ 00:07:34 ] Sì, secondo me è un sistema che induce a questa confusione, perché alla fine i contributi previdenziali non sono versati su un conto a nome tuo, ma in tutto questo calderone enorme dell’INPS, che poi se non ho capito male l’INPS comunque con quei soldi ci fa pure altre robe. E niente, per prepararmi a sta puntata ho provato a guardare sul sito dell’INPS ma mi son trovato davanti  ad un sito anni ’90 di quelli con le immagini che non si caricano, mi sono sentito un ragazzino.

Comunque alla fine non voglio colpevolizzare quelli che vedono i contributi come una tassa, perché alla fine la puoi anche vedere così, cioè tu paghi questa tot e poi un giorno forse riceverai più che altro un servizio.

Vittorio 

[ 00:08:42 ] Sì, questa diciamo secondo me è un po’ la versione colta, perché poi in mezzo c’è tantissimo paraculismo di tanti. Io sono dell’idea che quelli che più berciano sono quelli che più ci mangiano, spesso e volentieri. Però questo è, meriterebbe un’altra puntata in realtà a suo tempo. Però diciamo un altro punto drammatico della fiscalità italiana che molti non capiscono è l’aliquota progressiva. Di base molti quando dicono guadagno 60k poi ti dicono pago il 43% di tasse, poi lo arrotondano e diventa pago la metà di tasse, poi se è partita IVA diventa pago l’80% di tasse. Ora c’è una grandissima fantasia in questo modello di valutare le tasse perché non funziona così semplicemente. E noi abbiamo fatto qualcosa, cioè noi abbiamo preso un calcolatore e abbiamo fatto alcuni calcoli.

Alain 

[ 00:09:28 ] Però prima, Jessica, quanti ti arrivano con veramente questa convinzione? C’è una percentuale di clienti che…

Jessica

[ 00:09:35 ] tantissimi, perché pensano un po’ a tutto, soprattutto quelli che sono imprenditori o liberi professionisti. Ci mettono dentro tutto, ci mettono l’IRPEF, ci mettono i contributi, ci mettono l’IVA, ovvio sommando un po’ tutto le aliquote si alzano. Però è un’altra questione dall’aliquota IRPEF che effettivamente pagano. Se ci metti dentro tutto, ci mettono dentro anche quello che versano per i dipendenti in questa porzione di tasse che pagano.

Alain 

[ 00:10:07 ] Sostanzialmente pagano il 150% di tasse.

Jessica

[ 00:10:11 ] Esatto, esatto.

Nicola 

[ 00:10:13 ] Ma non è una leggenda metropolitana che mettete in giro voi così poi quando tu gli fai vedere che pagano meno, loro sono contenti?

Jessica

[ 00:10:20 ] Sembriamo più bravi.

Nicola 

[ 00:10:22 ] Ah, mi hai salvato. Grazie.

Jessica

[ 00:10:26 ] Potremmo utilizzarla, sì, sì, sì.

Vittorio 

[ 00:10:29 ] Ai nostri ascoltatori ricordiamo che questo si chiama bias dell’ancoraggio.

Alain 

[ 00:10:33 ] Esatto. Se volete farvi un’idea realistica, potete anche andare su un sito come Calcolastipendio.it, il dominio più banale del mondo. Tanto per fare un esempio, prendi un dipendente tempo indeterminato, guadagna 60k in 12 mensilità, abita nel Lazio, non accede a fringe benefit, non ha figli a carico. Questo avrà un reddito netto mensile di 3.061 euro, pari a esattamente 36.734 euro, netti all’anno. Dei 60k, 5.514 euro sono soldi da versare all’Inps, per i contributi previdenziali che in qualche modo ti torna indietro. Mentre 17.752 euro sono le effettive imposte, cioè l’IRPEF. Parlando di percentuali, dei 60k il 9,19% è di contributi e il 29,59% in imposte. Quindi siamo abbastanza lontani dal 43%.

Vittorio 

[ 00:11:24 ] Chiaramente tutti questi calcolatori, Jessica ci confermi che vagano più o meno un cazzo sostanzialmente.

Jessica

[ 00:11:30 ] Poi vi do anche un’altra notizia bomba, vedendo questo calcolatore, che il commercialista o tributarista non è quello che fa questi conteggi. Perché questi conteggi degli stipendi, le buste paga, lordo, il netto, i contributi, quanto deve versare il datore di lavoro, quanto il lavoratore, li fa il consulente del lavoro. Ormai c’è veramente una percentuale bassissima di commercialisti che sono anche consulenti del lavoro e viceversa. Quindi io li guardo, annuisco e dico sì, saranno giusti.

Vittorio 

[ 00:12:10 ] Vabbè, però in realtà questi hanno tutti un margine un po’ particolare. Poi ci sono il fatto che, ad esempio, se hai un figlio a carico, se hai una persona a carico, le deduzioni, le detrazioni…

Jessica

[ 00:12:22 ] Sì, ci sono mille parametri diversi da tenere in considerazione.

Vittorio 

[ 00:12:26 ] La cosa che più piace, secondo me, è deduzioni e detrazioni perché ti tolgono un po’ di soldi da pagare. Però c’è sempre questa cosa che nessuno capisce la differenza. A spiegarla in maniera molto semplice?

Jessica

[ 00:12:37 ] Molto molto semplice, mi perdoneranno se c’è qualcuno di tecnico all’ascolto che …

Vittorio 

[ 00:12:43 ] No, no, no, sono presi dalla strada i nostri ascoltatori.

Jessica

[ 00:12:46 ] Ok, benissimo. Allora, praticamente, le spese deducibili le togliamo dal reddito prima di calcolare le tasse. Quindi, se partiamo, nell’esempio di prima, da 60.000 di reddito e abbiamo 5.000 euro di fondo pensione versato, che è una spesa deducibile, noi, invece che calcolare le tasse su 60.000 euro, le calcoleremo su 55.000. Ovviamente saranno più basse. Invece, le detrazioni ne teniamo conto dopo. Quindi, calcoliamo le tasse su 60.000. Verranno fuori? I 17.000 euro che avevamo visto prima. E da lì iniziamo a togliere tutte le detrazioni che abbiamo. Quindi, prendiamo le spese sanitarie, togliamo la franchigia di 129 euro, calcoliamo il 19% e quel pezzettino lì iniziamo a scaricarlo. E così per tutto il marasma di detrazioni che ci sono.

Vittorio 

[ 00:13:44 ] Tipo quelle sui rubinetti nuovi. Ma la peggiore di tutte?

Jessica

[ 00:13:48 ] A me non piacciono per niente, ma proprio perché quando vai a compilare la dichiarazione, sono un po’ rognose, quelle delle ristrutturazioni e la riqualificazione energetica e le facciate, questo e quello e quest’altro.

Vittorio 

[ 00:14:03 ] Neanche alla ragioneria di Stato piacciono.

Nicola 

[ 00:14:08 ] Allora, se siete curiosi di sapere come vengono spese le vostre imposte, potete andare sul balcone e guardare la beltà del … Vabbè, se no bestemmiate… No, c’è una precompilata, che non so cos’è, ma me l’hanno scritto di dirlo. C’è un riassunto di come viene usata la vostra IRTEF. Tanto sta roba, mi arriva ogni volta la lettera dagli inglesi su come vengono usate le tue tasse. Non ho mai nemmeno aperto. Comunque, in Italia. Allora, in generale la situazione è la seguente. Poi faremo dei commenti mentre la leggiamo. Allora, al numero 1 abbiamo … 

Pensioni e assistenza, 21,20%. 

Al numero 2, la preferita da tutti, perché tutti quelli che quando rompi i coglioni con le tasse in Italia, però la sanità, perché la sanità è gratis. 

Poi, per tutti gli amanti delle crociere, gli interessi sul debito pubblico al numero 3. 11% ma in gran salita, ragazzi.

Jessica

[ 00:15:13 ] Infatti, credevo anche di più.

Nicola 

[ 00:15:15 ] Lo vedo messo bene questo interesse sul debito pubblico, è bello lanciato. Punta al numero 2, dai interessi, dai.

Vittorio 

[ 00:15:24 ] Cioè, che praticamente tu ci perdi quando ti prendi la tua cedola del 4%.

Nicola 

[ 00:15:28 ] No, no, no, non dirlo, non dirlo, non dirlo. Perché poi scarichi pure l’ISEE, quindi paghi meno di tasse, quindi è tutto un bel circolo, giustamente, perché tanto…

Al numero 4, adesso iniziamo con le robe che ovviamente non sono funzionali allo Stato. Quindi, al numero 4 abbiamo l’istruzione, a quasi il 11%. 

Ah, c’è la difesa, ordine pubblico e sicurezza. Io la difesa me l’ero bruciata, però secondo me di questo la difesa è solo un 1%, no? Non lo spendiamo niente.

Vittorio 

[ 00:16:01 ] Allora, questa è la tua IRPEF, in che percentuali va per la cosa dello Stato? Poi c’è un conto che è tutti i guadagni che ha lo Stato, quindi poi le proporzioni effettive sono diverse.

Nicola 

[ 00:16:10 ] Poi, al numero 1, 2, 3, 4, 5, 6, la categoria a mio cugino, che è ovviamente spese, servizi generali, delle pubbliche amministrazioni, ovvero dove… il carrozzone. Eh sì, il famoso carrozzone, dove ho messo a mio cugino che mi ha votato.

Vittorio 

[ 00:16:32 ] Vabbè, dopo questa molto bella panoramica di come vengono spesi mediamente i soldi che versate di tasse, possiamo passare all’altra grande macrotassazione sul lavoro, che non è quella dei dipendenti, ma quella dei liberi professionisti, che sono lavoratori autonomi, in regime ordinari e forfettario. I piccoli imprenditori che hanno un negozio, le società di persone come la SNC e la SAS, quella di Brunori. E poi ci sono le società di tipo SRL, SRLS, SPA, che sono i termini in cui più o meno definiamo il concetto di aziende. Andare a spiegare tutta questa cosa qua, penso che noi ammazziamo qualche persona direttamente. Quindi, generalmente ci sono due regimi, che sono quello forfettario, che ha un cap massimo di 85000 euro di fatturato, e poi ci sono le partite IVA ordinarie. Nel caso del forfettario si paga il 15% fisso sul reddito, o il 5% per i primi 5 anni. Nel caso dell’ordinario, le aliquote sono quelle dell’IRPEF, quindi gli scaglioni. E oltre a questo si paga pure l’IVA. In realtà non si paga l’IVA perché l’IVA non è una tassa sull’imprenditore, però ci torniamo.

Poi c’è tutta la lista infinita dei piccoli imprenditori, che pagano generalmente l’IRPEF sugli utili, e pagano anche i contributi in qualità di commercianti o artigiani. Poi ci sono le società di capitali, appunto, che pagano un altro tipo di tassa che si chiama IRES, cioè il 24% sugli utili. Quando distribuiscono gli utili o i dividendi, pagano una tassa che è quella del 26%. Se sei un socio lavoratore, chiaramente dovrai pagare anche i contributi INPS, e poi devi pagare anche l’IRAP. 

E cos’è l’IRAP?

Allora, scordalo. Come ti è entrata in testa scordalo.

Alain 

[ 00:18:10 ] No, no, diciamoglielo, così si spaventa.

Jessica

[ 00:18:14 ] È un’imposta regionale quella

Vittorio 

[ 00:18:18 ] Quindi credo che questo indichi il fatto che è meglio non andare oltre questa cosa. Un po’ di menzioni dobbiamo fare perché c’è spesso questa diatriba: “Ah, le partite IVA guadagnano molto di più perché io, dipendente, non pago di…” e non si rendono conto di quali sono le differenze del sistema. 

La prima cosa da cui partire è l’importanza di scegliere il codice oppure i codici ATECO, cioè che sono dei codici che più o meno definiscono l’attività svolta. In alcuni casi, se ne possono avere diversi, in alcuni codici ATECO vanno in contrasto uno con l’altro. Capire che codice ATECO hai è importante anche per capire la cassa previdenziale per versare i contributi. Nonostante tutte o quasi le casse versino i propri soldi all’INPS, poi esistono tutte delle, diciamo, sotte categorie. Ci sono i commercianti, ci sono gli artigiani, ci sono i medici, ci sono gli architetti, che hanno, diciamo, tutte le loro peculiarità.

Nicola 

[ 00:19:14 ] Io tipo se sono un mago di quarto livello, ma ladro di secondo livello, cioè da quello tiro un dato da venti e scopro il mio codice ATECO. È così che mi sembra.

Vittorio 

[ 00:19:26 ] Credo che è quello che facciano diversi commercialisti.

Jessica

[ 00:19:29 ] Sì, più o meno, più o meno. No, allora in pratica quando si deve aprire un’attività bisogna scegliere questo benedetto codice ATECO perché è obbligatorio, cioè non si parte senza per richiedere la partita IVA, bisogna sceglierne uno. Ce n’è una marea adesso dal primo di gennaio sono entrati in vigore i nuovi codici e se ne è sentito parlare tanto perché hanno fatto finalmente il codice ATECO dell’influencer. Sembra che sia l’unica grande rivoluzione.

Alain 

[ 00:20:03 ] Dai che regolarizziamo Nicola.

Nicola 

[ 00:20:06 ] Per l’influencer il tiro salvezza è un po’ basso. L’hanno fatto un po’ troppo basso. Cioè dovevano, un po’ una sola per quello.

Jessica

[ 00:20:15 ] La questione Cassa Previdenza e codice ATECO, tante volte sono strettamente legate, altre volte no perché qualche attività si può svolgere in maniera diversa quindi a seconda di come la svolgi puoi finire tra artigiani e commercianti oppure in gestione separata. Quindi bisogna fare tante valutazioni quando si parte però dal codice ATECO non si scappa.

Nicola 

[ 00:20:41 ] Però lo posso dire, dovete restare qua ad ascoltarci perché alla fine della puntata daremo il codice ATECO a quelli che fanno OnlyFans.

Alain 

[ 00:20:52 ] Ma cosa succede se sbagli codice ATECO o tipo dici che fai contenuti pubblicitari e poi invece…

Jessica

[ 00:21:06 ] Non ho mai visto un controllo di questo tipo quindi non te lo so dire. Se mai succederà verrò a raccontartelo.

Vittorio 

[ 00:21:23 ] Vabbè, siamo arrivati quindi dico al regime forfettario che è un regime inventato qualche anno fa appunto per superare un po’ delle complicazioni fiscali di quello ordinario. E infatti si chiama anche regime semplificato. E la caratteristica del forfettario è che ha, diciamo, una contabilità semplificata. Ad esempio non si paga l’IVA e però non si scarica neanche praticamente niente. Infatti lo Stato più o meno decide a priori a seconda dell’ATECO che tu hai come attività, quanta percentuale di fatturato è dedicata effettivamente alle spese di attività. Ad esempio se tu hai un negozio dice “Tu hai fatturato 100 ma di quei 100, l’80% o il 70% sarà in realtà spese fisse che tu hai ne so per la luce, per il gas, per l’affitto, per i beni che vendi eccetera. E solo il 30% saranno effettivamente i tuoi guadagni”. Quindi questa cosa si chiama coefficiente di redditività. Quindi solo su questa parte del fatturato sono calcolate le tasse, fondamentalmente che è l’aliquota fiscale che è il 5% per i primi 5 anni e poi del 15% per i successivi. Nel caso si superi la cifra di 85000 euro di fatturato, si ha una sorta di zona intermedia, più o meno fino a 100000 di euro, una cosa del genere.

Jessica

[ 00:22:33 ] Si allora, in pratica, se superi gli 85 passi nel regime semplificato dall’anno successivo. Se invece superi anche i 100, casino galattico, passi nel regime semplificato subito. Passi subito in corso d’anno al regime semplificato.

Vittorio 

[ 00:22:48 ] E devi rimandare tutte le fatture che hai fatto durante l’anno con l’IVA e con l’ordinario?

Jessica

[ 00:22:52 ] No, dal momento in cui superi, incassi la fattura che ti fa superare i 100 mila passi con il regime IVA però, per tutto l’anno, ti becchi l’IRPEF e non più 5 o 15%.

Vittorio 

[ 00:23:04 ] Vabbè, però, comunque hai fatto 100k quindi non è che poi è una cosa. Però, guadagni meno di quanto avresti guadagnato.

Jessica

[ 00:23:10 ] Hanno messo questa cosa perché c’era chi sapeva. Che quell’anno sforava e quindi fatturava 200 mila euro in forfettario.

Nicola 

[ 00:23:20 ] No, però, quindi Jessica un po’ me l’hai già risposta questa domanda. Cioè, per capire io quando torno in Italia ho dei miei amici che appunto c’hanno la partita IVA e c’è questa super paura che poi se passano da sto forfettario all’ordinario poi il mondo finisce. Si apre un buco nero e vengono inghiottiti da lì. E quindi ovviamente è una regola bellissima per spingere l’imprenditorialità, no? Perché se uno sta andando bene, ha successo poi dice ‘no’, voglio andare male, per forza, perché altrimenti, cioè, quello lo dico a mia figlia. Quando mia figlia fa qualcosa di sbagliato le dico: ‘guarda, che arriva il regime ordinario, attenzione.’ E si spaventa. No, cosa succede insomma.

Jessica

[ 00:24:11 ] Allora si passa a pagare l’IRPEF. Quindi dal 5-15% dell’imposta sostitutiva del forfettario su un totale del fatturato passa a pagare l’IRPEF, però l’IRPEF lo paghi facendo lo calcoli sull’utilità, quindi fai i ricavi meno i costi effettivamente che hai sostenuto effettivamente. Però ci sono una marea di dichiarazioni in più da fare. Cioè lo sbattimento è più per noi come commercialisti che non per il cliente che passa effettivamente in contabilità semplificata ordinaria perché ha tutte le dichiarazioni IVA da fare, ci sono quattro dichiarazioni periodiche da fare durante l’anno, c’è il modello ISA da fare, che è quello che una volta era lo studio di settore, quindi ti chiedono una marea di dati su come lavori, di percentuali sui prodotti che vendi. E tu devi stare dentro a questi parametri, è una sorta di pagella dove butti dentro una marea di dati sulla tua azienda e ti viene fuori un voto da 0 a 10 proprio come a scuola. Se ti viene un voto basso ti danno la possibilità di adeguarti. Quindi ti dicono secondo me con questo reddito che tu hai fatto il tuo voto è 4. Occhio che potresti essere soggetto a controlli. Se vuoi puoi adeguarti pagando l’IVA e le tasse su altri 10.000 euro rispetto a quello che hai dichiarato.

Alain 

[ 00:25:40 ] Tra l’altro con i calcoli fatti a cazzo di prima parliamo di questo. Gli studi di settore alla fine sono medie storiche.

Jessica

[ 00:25:46 ] Sì anche perché adesso tengono conto anche dell’ultimo triennio. Però sono proprio un modello all’interno della dichiarazione dei redditi degli imprenditori in contabilità semplificata e ordinaria. E dentro scrivi quanti dipendenti hai, quante ore hanno lavorato in base all’attività che fai, quanto hai venduto di questo prodotto, quanto di quello. Una caterva di dati. Alla fine, dai il calcolo e ti viene fuori questo voto da 0 a 10. E quindi tu puoi decidere: ‘Mi va bene?’ Il 4? Venite a controllarmi oppure no. Pago l’IVA e le tasse anche su altri 10, 20, 30, 50.000 euro e arrivo al 10. E con il voto da 8 a 10, sei nel regime premiale in cui teoricamente non dovresti avere granché di controlli.

Vittorio 

[ 00:26:41 ] Tra l’altro ricordiamo che la gente si oppone al credit score e poi esiste questa roba.

Nicola 

[ 00:26:47 ] Però, se prendi il voto 10 ti danno un biglietto per Sanremo.

Jessica

[ 00:26:51 ] Certo.

Alain 

[ 00:26:52 ] Allora facciamo così. Siccome i nostri poveri ascoltatori ormai in autostrada stanno cercando di investire ogni lampione, proviamo a fare una bella sintesi veloce delle tasse, dei contributi per i liberi professionisti. Che qui se no ci perdiamo. 

Allora, caso 1: regime ordinario. Partite dal fatturato a netto di IVA. Sottraete le spese e ottenete l’imponibile. Pagate i contributi previdenziali, che stanno sul 25% circa. Ma variano a seconda della cassa d’appartenenza. Di questi una parte è fissa e la pagate qualsiasi sia il vostro imponibile. Sarà a spanne sui 4.000 euro annui. Su quello che resta. Quindi l’imponibile meno i contributi. Applicate le aliquote IRPEF.

Caso 2 regime forfettario. Partite dal fatturato. Moltiplicate per il coefficiente di redditività. Ed ottenete l’imponibile. Pagate i contributi previdenziali come per l’ordinario. Su quello che resta. Pagate il 5% o il 15%. Basta. 

Come sono andato prof?

Jessica

[ 00:27:46 ] Meglio di prima devo dire. Dai. Stiamo migliorando.

Alain 

[ 00:27:49 ] Sono passato al 3. Al 3. Se pago su altri 10.000 euro però?

Jessica

[ 00:27:53 ] Arriviamo al 6. Dai. La sufficienza.

Nicola 

[ 00:27:56 ] E quindi qui però facciamo anche partire la musica del circo. Perché adesso diremo che quelle che ha detto Alain sono solo le basi. Mentre adesso entrino tutti gli altri mostri del circo.

Quindi, il sistema fiscale è frammentato in tante piccole tasse e tassine. Tipo l’IRES. L’IMU. La TARI. Le addizionali. Le persone serie che si lamentano delle tasse in Italia, e non gli evasori che tanto non le pagano ma urlano tantissimo, si lamentano proprio di questa cosa qui. Vi faccio un esempio di tributi diretti, cioè quei che colpiscono direttamente la ricchezza o il reddito, e indiretti, che colpiscono il consumo di beni e servizi. Che in genere si pagano in Italia.

Allora, Tributi diretti. 

IRPEF. Imposta sul reddito delle persone fisiche.

IRES. Imposta sul reddito delle società.

IRAP. Imposta regionale sulle attività produttive.

IMU. Imposta municipale propria.

Cedolare secca.

IVIR. Imposta sul valore degli immobili all’estero.

IVAFE. E proprio questa è quella che dici no? Eh IVAFE. Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero da residenti fiscali italiani.

Poi ci sono tutti i tributi indiretti. Quindi 

l’IVA. L’imposta sul valore aggiunto.

Le accise.

L’imposta sul registro.

L’imposta di bollo.

L’imposta sulle transazioni finanziarie, ovvero la Tobin Tax.

L’imposta sulle assicurazioni.

Il canone RAI.

L’imposta sulle successioni e donazioni.

Tasse universitarie.

Tassa di soggiorno.

Tassa su rifiuti la TARI.

Tassa automobilistica.

Tassa di circolazione.

Tassa di concessione governativa.

Tassa di imbarco.

Tassa di licenza SIAE.

Tassa di concessione governativa per la città. Tassa di concessione governativa per la radio e le televisioni.

Tassa di concessione governativa per le armi.

Tassa di concessione governativa per le autorizzazioni.

Tassa di concessione governativa per le tasse.

Vittorio 

[ 00:29:53 ] Guarda, allora io volevo far sì che questa cosa, cioè secondo me la tengo tutta perché è veramente è un assurdo, insomma, cioè alla fine il sistema fiscale italiano è stratificato da decenni e spesso con modelli costruiti e usciti da una mente sadica, perché non può essere altrimenti, c’è qualche proprio stortura che tu non riesci proprio a mandarti giù?

Jessica

[ 00:30:28 ] Ma ce ne sono tante, cioè quando ti metti a fare le dichiarazioni anche le più semplici, ci sono tante cose che ti fanno un po’ girare le scatole, devo dire che siccome abbiamo parlato più che altro di reddito da lavoro dipendente, dichiarazione dei privati negli ultimi due anni sono un po’ migliorate le cose, perché fino a due anni fa ad esempio, chi aveva investimenti, dato che hai parlato di minusvalenze, doveva obbligatoriamente fare due dichiarazioni separate: presentare il modello 730 per la parte classica di lavoro dipendente, per avere le sue detrazioni, e poi presentare il modello redditi per mettere dentro il quadro RT, RV, i quadri degli investimenti. Adesso, pian piano. Stanno portando quei quadri anche nel 730. Quindi, un privato che ha i suoi conti trading all’estero può anche farsi una dichiarazione sola. Qualcosina sta migliorando, però ci sono tante cose ancora da sistemare.

Vittorio 

[ 00:31:24 ] Chiaramente questa puntata non darà una soluzione a tutti i problemi che ci sono e probabilmente non avete capito una sega. Speriamo che gli ascoltatori abbiano fatto più o meno capire che alcune cose non sono così complicate, cioè il sistema è complicato ma alcune cose si possono imparare senza dire per forza castronerie. 

Abbiamo un po’ di domande così sparse, un po’ così a cazzo di curiosità. Cioè tipo uno, le tasse può fare la dichiarazione da solo, cioè pure la partita IVA lo potrebbe fare da solo?

Jessica

[ 00:31:56 ] Volendo sì. Se uno sa un po smanettare sa di quello che stiamo parlando, potrebbe andare sul sito dell’Agenzia delle Entrate, scaricarsi il software, mi sembra si chiama ancora Unico, quindi col vecchio nome si compila la sua dichiarazione, poi si scarica anche il desktop telematico, si fa il suo profilo, tutte queste belle cose, compila e invia all’agenzia delle entrate. Per quanto riguarda la partita IVA. Per i privati, devo dire che la pre-compilata ha semplificato un po le cose, non è sempre corretta, non è sempre perfetta. Quindi, di solito ci vuole una una seconda occhiata da qualcuno di più esperto, però il 730 pre-compilato online è abbastanza semplice, diciamo.

Alain 

[ 00:32:47 ] Qui abbiamo parlato solo di tributi, ma immagino che il compito del commercialista sia molto più ampio del solo calcolare le tasse. Solo tra l’altro con tutto questo casino! Penso magari alle dichiarazioni intrastat IVA Cespiti Salcazzo, tutte quelle robe là. Qual è la percentuale del tuo lavoro che dedichi alla parte puramente tributaria contributiva e quanto invece lo spendi nel burocratese che il cliente non deve, cioè non al cliente non servirebbe, ma che deve fare altrimenti finisce in galera.

Jessica

[ 00:33:16 ] Ormai il calcolo puro delle tasse abbiamo dei software super quindi il puro calcolo non occupa neanche tantissimo tempo; c’è tutta ovviamente la fase di preparazione devi fare la contabilità compilare la dichiarazione, eccetera, eccetera. Abbiamo una marea di altre scadenze appunto hai detto Intrastat che sono una roba che odio; quelli che acquistano all’estero che devi fare le integrazioni elettroniche, ecco altra cosa che adesso mi è venuta in mente con l’intrastat perché mi sono capitate sotto mano da poco: i forfettari adesso non c’entra niente con la domanda dato che mi è passato di mente; i forfettari solitamente se ne fregano altamente delle fatture di acquisto, non le richiedono, non le vogliono, non le ricevo, proprio perché non le scaricano se ne fregano. Se un forfettario, però si fa fare una fattura per ad esempio negozio che fa un lavoro di manutenzione, l’impresa edile gli fa la fattura in reverse charge. Questa bellissima cosa sulla quale non approfondiamo perché è un male, anche questo, il forfettario su questa fattura ci deve pagare l’iva anche se non lo sa, perché lui riceve la fattura senza iva, bello pago meno e ce ne freghiamo. Invece su queste fatture bisogna bisogna pagare l’iva, 

L’autofattura 

Esatto, bravo! Su questo sei preparato!

Nicola 

[ 00:35:16 ] Ma l’intrastrat lo puoi prendere anche se sei nella stanza con uno che… o solo scambi di fluidi, come funziona io pensavo che ti riferisse possiamo dire che hanno veramente la scelta dei nomi è terribile.

Nicola 

[ 00:35:37 ] Adesso abbiamo una domanda che non so com’è successo. L’ha scritta un ascoltatore, si è fermato Riccardo Z e lui dice: ‘Supponiamo questa situazione, vivo e lavoro in Italia per 30 anni, risparmio ed investo in strumenti ad accumulo. Alla fine del periodo, ho una plusvalenza di un milione di euro, di cui 260.000 dovrei versarli come imposta sul capital gain al momento in cui liquido la posizione. Se mi trasferissi per un anno in Svizzera dove le imposte sul capital gain sono zero posso evitare di versare queste imposte anche sul capital gain maturato in Italia? Oppure rischio di fare la fine di Maradona?

Jessica

[ 00:36:20 ] Come sempre nella fiscalità italiana non c’è una risposta certa. Quello che mi viene da dire è che se lui questa plusvalenza ce l’ha nell’anno in cui tutto l’anno è stato fuori dall’Italia secondo me potrebbe anche dichiararla nel paese dove è in quell’anno quindi in questo caso in Svizzera quindi se lì non ci sono le tasse sul capital gain probabilmente non dovrà versare niente. Questo perché in Italia funziona che se tu sei residente in Italia per più di sei mesi devi dichiarare in Italia i redditi prodotti in Italia e in tutte le altre parti del mondo. Se sei residente all’estero come in questo caso perché sta fuori più di sei mesi è un residente estero che dovrà fare tutte le varie iscrizioni cose storiche che deve fare chi si trasferisce che Nicola saprà meglio di me deve dichiarare in Italia solo i redditi prodotti in Italia. 

Vittorio 

[ 00:37:37 ] Io direi che magari se hai gli ascoltatori piace ci faremo una seconda puntata non so su mediocre su un altro tema che non sia le tasse direi. Però, se vuoi Jessica, magari ti puoi promuovere. Magari c’è qualcuno degli ascoltatori che ha dubbi e ti vuole contattare.

Jessica

[ 00:37:44 ] Tu lo sai che questa cosa non è il mio forte. Quindi forse è proprio per questo che dovrebbero rivolgersi a noi, perché siamo più brave a fare il nostro lavoro che non a farci pubblicità. Quindi noi siamo lo studio Metodo Contabile. Ci trovate il nostro fantastico sito, ci trovate su Instagram, ci trovate dove volete.

Vittorio 

[ 00:38:07 ] Lasciamo allora tutti i contatti di Jessica negli show notes. Grazie mille.

POSTA DEL CUORE

Alain 

[ 00:38:13 ] È arrivato il momento della posta del cuore e vi ricordo che potete contattarci sui soliti canali. Sul form che c’è sul sito, su Twitter, sul nostro subreddit che è popolatissimo e molto attivo sui commenti di Spotify o su YouTube. Poi se trovate anche altri modi benvenga: viva la creatività! 

La lettera numero 1 viene da Fantastic Room 957 su Reddit.

Ciao ragazzi, ho una domanda di concetto e confido nei vostri bellissimi cervelli… Per un ETF che cresce nel lungo periodo, è corretto affermare che l’interesse composto sia dato solo dai dividendi da utili azionari che vengono reinvestiti nel fondo?

Vittorio 

[ 00:38:58 ] A me queste domande mi mandano sempre nel pallone perché sono quelle semplici e poi scopri di aver detto un sacco di cazzate, cosa che penso dirò, cioè: se consideri che sono gli interessi reinvestiti che generano nuovi interessi, sì; però c’è anche l’aumento del valore del fondo. Ho detto una grandissima cazzata?

Alain 

[ 00:39:16 ] Guarda, secondo me allora sì è super concettuale, le solite robe però; secondo me non è corretto, ad esempio: c’è il fenomeno del buyback delle azioni quindi ha lo stesso impatto pratico di un dividendo ma lo vedi lato prezzo e dà dei vantaggi fiscali. Cosa fai? Dici che quello lì non fa parte dell’interesse composto sarebbe sbagliato. E c’è il fatto che tutto quello che viene reinvestito dalle aziende nelle stesse aziende quindi non viene erogato come dividendi o come buyback ma viene reinvestito nell’attività aziendale. Tutta quella roba lì porta del beneficio alla loro attività economica, produrrà effetti positivi futuri quindi anche lì direi che quella parte lì fa parte dell’interesse composto, che vedi lavorare. Quindi no non direi che l’interesse composto derivi solo dai dividendi. Poi comunque, se vogliamo fare il dizionario della Crusca e litigare sui termini, io me ne tiro fuori da adesso. Andate su Reddit sfogatevi voi!

Nicola 

[ 00:40:09 ] La sapete la differenza tra il giocatore di biliardo e il professore di fisica? Il giocatore di biliardo per buttare la palla in buca practicamente segue le regole della fisica, ma non le conosce. Mentre il professore di fisica ti sa spiegare tutte le regole, ma sicuramente non la sa buttare in buca. Quindi adesso io ve la spiego un po’ da giocatore di biliardo insomma sta roba non da professore. 

Cioè i ritorni composti perché poi secondo me lui si riferisce a quello non all’interesse composto ma ai ritorni composti perché vengono usati perché è la maniera migliore per confrontare due investimenti perché se usi ad esempio la media aritmetica ti vengono fuori dei calcoli che non sono esattamente giusti. Comunque un po’ di tempo fa ho letto un esempio molto bello su questo prendete il Medallion fund quello che a detta di tutti è sempre stato il fondo con migliore rendimento super rendimento a mille mila milioni hanno calcolato che aveva avuto un ritorno annuo composto del 63% però come han fatto a calcolarlo? praticamente prendevano il ritorno che il fondo aveva fatto in un anno e poi nell’anno 1, poi lo moltiplicavano per il ritorno nell’anno 2, nell’anno 3, nell’anno 4. L’ipotesi sottostante è che fondamentalmente se uno aveva investito nel fondo poteva tenere dentro i soldi e i soldi continuavano a capitalizzare quindi il discorso dell’interesse composto, il ritorno composto è quello.

Ma il Medallion fund non te lo faceva fare perché loro avevano un limite a tipo 10 billion e poi ogni volta che il fondo superava quel limite pagavano fuori i ritorni. C’è questo paper che magari linkeremo dove loro hanno praticamente calcolato che in realtà il ritorno composto che hanno fatto per l’effetto del fatto che non potevi tenere i soldi investiti era solo del 32% ed era il 32% prima di togliere tutte le fee che erano un botto, quindi un altro tizio su Twitter che adesso non mi ricordo più chi era, cosa aveva fatto però lui si era messo a calcolare quindi come sarebbe andato un investimento nel Medallion Fund al netto delle fee o un investimento nell’S&P 500 e il fatto che nell’S&P 500 poi puoi tenere dentro la roba e che lì puoi veramente capitalizzare fondamentalmente avresti avuto come terminal value alla fine dei 31 anni avresti molti più soldi se avessi investito nell’S&P invece che nel Medallion Fund. L’altro modo di vedere sta roba qua è che se veramente il Medallion Fund avesse capitalizzato quel 63% Jim Simons avrebbe pisciato in testa Elon Musk e invece è morto che era molto più tra virgolette povero di Elon perché non poteva capitalizzare sta roba.

Insomma, secondo me il discorso è questo: andando nel merito della domanda, lui dice degli ETF azionari. Insomma, nel caso delle azioni, quello che contano sono i profitti. Il valore di un’azione, il prezzo oggi di un’azione non è altro che il valore attualizzato dei profitti futuri, se guardi alla teoria classica. Per cui se questi profitti li reinvesti nell’azienda o li distribuisci agli azionisti non cambia niente a parte per quelli che hanno chiamato il loro cane dividendo perché sono fissati. Però no, non sono solo i dividendi ecco. 

CAZZABUBBOLE

[43:40] Allora io per cazzabubbole vi avevo promesso la storia cioè la dimostrazione che sono autistico. Allora io praticamente tutti i martedì e i giovedì finisco di lavorare alle 6 cioè scappo dall’ufficio alle 6 perché devo andare a scuola a prendere mia figlia poi da scuola la porto a casa la chiudo dentro casa e vado a prendere mio figlio all’asilo ora che arrivo all’asilo sono praticamente distrutto cioè non capisco più niente non mi ricordo il mio nome quindi arrivo lì e di solito tutti gli altri genitori hanno già preso tutti i loro figli per cui non c’è quasi nessuno. Arrivo lì, la maestra comincia a dirmi com’è andata la giornata del mio figlio e io mi accorgo che manca la sua felpa, quindi glielo dico. E lei mi dice: ‘Guarda, guarda, vado a prenderla.’ Va a prenderla con un’altra bambina, l’unica che era rimasta all’asilo a quell’ora là. 

Mentre io l’aspetto che torni dopo aver trovato la mia felpa. C’è il genitore, penso il padre della bambina, che è andata con la maestra, che è fuori. Faceva un freddo cane, quindi io gli apro la porta. Non l’avevo mai visto, sto tizio mi giro e comincio a chiamare mio figlio, mio figlio. Si chiama Enea, quindi comincio a dire Enea!’ Al che lui arriva. Io mi metto giù a vestirlo. A mettergli le scarpe, mentre il tizio a cui ho aperto la porta comincia a fare “Enea, Enea” e io lì per lì non smetto di fare quello che sto facendo e penso solamente ‘boh’, vabbè mi sta prendendo per il culo. Però insomma la gente strana esiste a questo mondo, quindi… dopo un minuto mi si ricollega il cervello e capisco che lui probabilmente stava chiamando sua figlia non stava chiamando mio figlio e quindi penso: ‘Cazzo, si sarà preoccupato no?’ Perché chiama sua figlia e non arriva nessuno, quindi lo guardo e in inglese gli dico: ‘No, guarda’, sono andati di là perché appunto dovevano cercare la felpa di mio figlio. E lui boh, abbozza e niente. Passa un altro minuto e io penso: “cazzo! Questo qua avrà pensato che sono scemo perché cioè l’ho lasciato lì un minuto a urlare senza dirgli niente.” Allora lo riguardo e sempre in inglese gli dico: ‘No, guarda, scusa, ma non cioè non te l’ho detto subito perché pensavo che tu stessi chiamando mio figlio e non che stessi chiamando tua figlia. E giustamente il tizio mi ha guardato ed è uscito, è andato fuori al freddo piuttosto che restare in una stanza con me.

Alain 

[ 00:46:27 ] Se ti può consolare, ho una teoria alternativa: secondo me era stanco tanto quanto te non ci stava capendo un cazzo ed è uscito. Eravate due zombie.

Nicola 

[ 00:46:39 ] Comunque, nel frattempo, sono finalmente riuscito a finire The Agency su Paramount Plus ed è veramente bella come serie. Per cui, se la volete guardare, io ve la consiglio. La storia sostanzialmente è di un po’ di persone; adesso non mi ricordo seguono un po’. C’è un protagonista ma poi ci sono anche un altro paio di storie parallele che appunto raccontano la vita di sti tizi che fanno le spie per la CIA e come fondamentalmente questa vita non si concilia molto con una vita normale vanno in missione rischiano la vita insomma e poi questo mi ha fatto pensare il discorso del fatto che per altri paesi tipo la Russia, la Cina hanno questo vantaggio strutturale perché per loro io penso fare la spia è comunque un miglioramento della vita rispetto che andare a lavorare in miniera in Russia e quindi questo ti dà un vantaggio perché anche lì non è che tu pensi voglio andare in FIRE e voglio fare una vita normale no cioè tu inizi come spia e muori da spia perché comunque non ti può capitare niente di meglio nella vita però forse queste sono le turbe mie quando guardo le serie televisive

Vittorio 

[ 00:47:59 ] Però non è del tutto… posso dire. Posso dire invece io sto leggendo un libro veramente molto molto bello di un tale Guido Alfani che è un esperto di uno storico, credo che si chiama ‘Come dei fra gli uomini: una storia dei ricchi in Occidente’. E il titolo dice già parecchio. La cosa molto interessante è che lui praticamente ha ricostruito il ruolo dei ricchi dall’incirca dal 1300 e le varie lezioni che noi possiamo imparare dal passato su come gestire i bilionari del presente, dai Musk ai Bezos, Trump, quello che era Berlusconi eccetera. Eccetera, cioè questi uomini vanno temuti oppure ormai è troppo tardi per fare alcunché e come hanno fatto in passato a gestire quella grande ricchezza? Come la società è riuscita ad influenzarli in qualcosa di politico? Come si sono inseriti nei rapporti di forza sociali e anche nella gestione di una nazione? Visto la fase storica in cui diciamo viviamo è veramente veramente molto molto affascinante perché poi non è saggistica, è proprio un tema cioè c’ha una sua scientificità. Infatti, gran parte del primo capitolo tende a spiegare i vari passaggi in cui porta avanti la sua analisi, è un po’ da nerd storici però dice un sacco di roba interessante.

Una cosa che mi ha fatto veramente molto, molto pensare è che lui dice che praticamente nel 1434 la Repubblica Fiorentina era in bancarotta e loro già da anni avevano cacciato i medici perché avevano questa tendenza diciamo assolutista. Però essendo in bancarotta lo Stato richiama Cosimo dei Medici e sostanzialmente gli dice: ‘Guarda, noi siamo in bancarotta. Puoi comprare tu il debito pubblico e poi lo Stato Fiorentino è molto più leggero nei tuoi confronti.’ Ed è là che è nata la signoria. La cosa bella, la cosa bella è che neanche 50 anni dopo, tutte le aziende di famiglia dei Medici, le banche erano fallite. Ma a quel punto loro avevano lo Stato Fiorentino e quindi il nipote prendeva direttamente i soldi addirittura nelle casse di volontariato delle suore. Per gli orfani e roba del genere, questo racconta un po’ che forse i ricchi vanno gestiti in una determinata maniera, perché poi quando gli viene dato quel potere fanno come cazzo gli pare.

Alain 

[ 00:50:16 ] Io vi do un consiglio visto che i vostri sono quasi seri oggi un consiglio cazzone: Astutillo Smeriglia su YouTube. Mi tira su un po’ di morale: è un canale di cartoni animati semi, un canale in realtà hanno abbastanza una morale sociale però sono comici e a me fa ammazzare come struttura i personaggi l’autore e il doppiaggio la voce è sempre piatta è bellissima ma comunque è divertente.

Vittorio 

[ 00:50:49 ] Con questa notizia che Alain praticamente è diventato quello meno serio del gruppo, incredibile direi che siamo arrivati alla fine dobbiamo ringraziare Fabio, Filippo e Daniele, che continua a dare imperterrito ogni mese il suo obolo. Potete anche voi farci una donazione, sempre su Ko-Fi, trovate il link qua sotto negli show notes. Altrimenti, c’è anche una piccola offerta: magari qualcosa che vi regala un bel buono Amazon se aprite un conto corrente. Ci potete leggere su Salto Mentale The Italian Leather sofa e Finanza Cafona. Ciao!