In questa puntata di Too Big To Fail, non un podcast di finanza personale ma un meme in formato audio, parliamo dell’impatto delle narrazioni sugli investimenti e come non farsi inc…ulcare idee sbagliate su asset speculativi.

I consigli di oggi:
Nicola: The Ministry for the Future
Vittorio: Mipsi Design Tips 
Alain: Shiller – Narrative economics

LA PROMO

Tanti bei libri da leggere oggi, ma la stanchezza ti abbatte? Pigliate Audible ed ascoltali in tutto relax!

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Ascoltalo qui:

Trascrizione della puntata

Ebbene sì, c’è chi si è smazzato la sbobba per te pur di permetterti di cercare al volo se abbiamo nominato Cicciolina. Chi è quel santo? Clipto, che spacca i culi nel trascrivere audio in testo, anche in italiano. E non lo diciamo perché ci pagano l’obolo se ti abboni. O forse sì? Puoi scoprirlo nella settimana di prova. Ora bando alle ciance altrui e passiamo alle ciance nostre.

Vittorio 

[ 00:00:56 ] Sicuramente avrete sentito la storia di come Bitcoin diventerà l’unica vera moneta di scambio libera, o di come Tesla stia per rivoluzionare i trasporti terrestri, o di come la difesa armata dei confini stia tornando in auge. Ognuna di queste teorie, in modo più o meno coerente ed affidabile, racconta di un mondo futuro in qualche modo plausibile, come esseri umani ci basiamo sulle storie per dare un senso al mondo attorno a noi. Queste storie, o queste narrazioni, hanno un impatto importante su come valutiamo anche i nostri strumenti di investimento una buona storia può moltiplicare il valore di un titolo addirittura creare un asset di enorme valore da pochi KB di informazioni. Ecco oggi parliamo di come le narrazioni abbiano un impatto sull’economia e più nello specifico sul valore che diamo ai nostri investimenti quindi da dove cominciamo di questo tema gigantesco io direi che abbiamo riscritto 750 volte quindi noi stiamo andando totalmente a braccio per fortuna esiste questa cosa chiamata Dio montaggio

Alain 

[ 00:01:52 ] che si traduce in Vittorio per 7 ore che si batte la testa contro il muro. Possiamo definire cosa è il prezzo giusto oggi di di un asset?

Vittorio 

[ 00:02:00 ] È una cosa che l’economia non ha mai tentato di valutare, mi sembra no, beh, no.

Alain 

[ 00:02:05 ] Il prezzo è esattamente l’incrocio fra la domanda e l’offerta, no, il punto in cui si incrociano quando c’è la transazione, quello è il prezzo giusto. Tu avevi una bella storia sui fumetti.

Vittorio 

[ 00:02:16 ] Ah sì, questa è molto molto bella. Io sto vendendo una collezione di fumetti che avevo accumulato all’incirca tra i 14 e 20 anni, è gigante, erano tipo 1500 manga di vario tipo eccetera eccetera, sono passati praticamente 20 anni quindi l’ho tenuti abbastanza bene, poi comunque anche Mi piaceva molto questa cosa, ma è passata. Questa passione e ora sono semplicemente oggetti che fanno polvere, per farvi capire ci sono tipo quattro bustoni giganti. Quindi un po’ l’ho regalati quelli che mi piacevano di più e un po’. Mi sono messo a fare foto e a vendere online. Chiaramente, essendo passati 20 anni, alcune delle aziende che erano leader ai tempi della mia gioventù non esistono più, praticamente. Alcuni degli oggetti rarissimi. Quindi, mi sono fatto una ricerca veloce, l’ho piazzati tutti con l’unica intenzione di sbarazzarmi di più possibile, perché anche spedire 3-4 kg di volumi non è esattamente simpatico. E la cosa che succede sempre quando uno fa queste cose, è che arriva il classico stronzo che se tu sbagli il prezzo, ti scrive: “Ma guarda, questo valeva almeno 18 volte di più, ma perché l’hai messo a quel prezzo? Oppure, l’hai venduto davvero a poco, come mai?” E la prima risposta, io che dò sempre, ma te poi fa’ i cazzi tuoi? Il secondo è che questa è proprio la manifestazione di chi non capisce, appunto, il mondo è fatto di domande offerta. Questa valutazione, diciamo del valore di questa rarità, del fumetto, è data da… un tizio magari ha messo un annuncio un anno fa su eBay, l’ha piazzato a 50 euro, magari quest’annuncio è decaduto quindi non l’ha venduto però ha fissato ha ancorato diciamo il prezzo su quei 50 euro ma la realtà è che il prezzo vero è a quanto lo vendi. Questa peraltro anche una grande lezione di vendita cioè fate una ricerca togliete il 30 per cento da quello c’è nel mondo online e quasi certamente lo venderete

Nicola 

[ 00:03:57 ] Però c’è sempre l’altro lato che se tu riesci a tirare in mezzo corona e gli dici guarda devo vendere questo fumetto mi aiuti lui riesce a vendertelo ad un prezzo più alto molto probabilmente ed è lo stesso fumetto

Vittorio 

[ 00:04:21 ] Vale anche per i beni di lusso, ad esempio un Rolex: un orologio Rolex per il tipo di meccanismo che ha, per l’acciaio, non varrà più di 200 euro. Realtamente, quello che tu compri all’associazione del marchio e del tipo di appunto associazione sociale, ti dà insomma poi…

Nicola 

[ 00:04:42 ] Allora secondo me, quello che vorremmo o stiamo tentando di fare è di spiegare come un tempo, forse eravamo molto più tendevamo a essere più razionali nella valutazione almeno degli investimenti.

Alain 

[ 00:05:00 ] Ecco perché non c’è una scaletta. Perché io non sono d’accordo con questa storia dell’un tempo, no però. Invece facciamo un passo indietro perché, secondo me, questo è interessante. Abbiamo parlato di prezzo incrocio fra domanda e offerta, no? Ed oggi lo sai definire, perché basta che ci sia una transazione, quello è il prezzo giusto e non ci sono cazzi. Bitcoin oggi è al prezzo giusto, il problema è domani: quale può essere il prezzo giusto? Perché gran parte del valore di una narrazione salta fuori quando tu stai cercando di valutare il prezzo di un asset da qua ai prossimi 10 anni e allora la storia diventa importante, no?

Nicola 

[ 00:05:34 ] Ni secondo me, perché non è la storia che ti serve per valutare il prezzo, è la storia che genera la narrazione per la quale si sostiene quel prezzo. È abbastanza riflessiva, nel senso che più tu crei un culto attorno a qualcosa più la storia crea il valore, altre persone vedono il valore che è salito quindi credono alla storia ed alimentano la storia in un circolo continuo.

Vittorio 

[ 00:06:19 ] Quello credo che si chiama profezia che si auto-avvera.

Alain 

[ 00:06:21 ] Sì, sì, sì, ci può stare, in parte, in parte ci può stare. Certo la narrazione iniziale deve essere in qualche modo interessante, no? Deve prendere le persone.

Vittorio 

[ 00:06:31 ] Sì, se ci pensi questo è il principio, in realtà pure delle bolle. Alla fine però la realtà arriva al sodo e ti mostra quanto vale veramente quella cosa, cioè tu puoi continuare a perpetuare questa narrazione che aumenta il valore che ha, sì, però a un certo punto arriva quel momento che la realtà ti arriva come una sprangata in faccia. E generalmente è quello che succede ciclicamente con le speculazioni di tantissimi tipi, insomma, ce ne stanno migliaia, esistono da sempre in realtà. Cioè, siamo noi che abbiamo documentazioni. La prima è quella della bolla dei tulipani, però probabilmente c’erano per le sardine sotto l’impero romano, per il grano nel miceneo in Egitto, cioè.

Nicola 

[ 00:07:11 ] Però l’aspetto interessante secondo me è che da un lato la partenza di questa narrazione, diciamo, da come prende piede poi si amplia è abbastanza casuale, no? Non penso che se vai da Satoshi, come si chiamava, e gli chiedi se lui pensava che il white paper sarebbe cresciuto al punto che poi il presidente degli Stati Uniti avrebbe detto che avrebbe fatto una riserva di bitcoin.

Alain 

[ 00:07:41 ] Che poi riserva non è perché…

Nicola 

[ 00:07:44 ] E poi il secondo discorso è che è vero che tante volte queste bolle scoppiano, ma a volte non scoppiano, no? Nel senso, il discorso dell’oro, tu lo sai, cioè nel senso.

Vittorio 

[ 00:08:02 ] Sì, che diventano realtà, insomma.

Alain 

[ 00:08:04 ] È diventata molto lunga, molto lunga. Probabilmente scoppierà, solo che non siamo arrivati al momento giusto.

Nicola 

[ 00:08:11 ] Non mi ricordo più chi l’ha detto, però ti accorgi che c’è una bolla solo quando scoppia. Il problema è quello.

Alain 

[ 00:08:19 ] Non sono sicuro.

Vittorio 

[ 00:08:21 ] Diciamo, sulla prima cosa, secondo me è molto vero quello che hai detto, che in realtà tutto parte da un desiderio reale oppure da colmare un’esigenza che c’è comunque in una società o in un piccolo settore. Cioè, ad esempio, diciamo, le bolle più grandi storiche sono tutte più o meno date dall’avidità, dalla voglia di diventare ricchi, da sentimenti molto elementari, diciamo così. Mentre in altri casi, ad esempio, quello che è successo con le criptovalute probabilmente si è amplificato perché ha colto effettivamente l’esigenza di una parte della popolazione, che va a sperimentare un sistema diverso, a chi non si fidava dell’ordine costituito, che aveva una sfiducia del sistema politico dove viveva. Oppure proprio da alcune esigenze di innovazione, come possono essere ora l’intelligenza artificiale, ma anche, che ne so, le auto elettriche e tantissime altre cose. Questo è assolutamente vero. Cioè, non è che sono cose che vengono costruite a tavolino. Anzi, è proprio quando le costruisci a tavolino che ti rendi conto che sono un fake clamoroso.

Alain 

[ 00:09:15 ] Sulla storia che le narrazioni possano essere casuali, non so quanto essere sicuro. Nel senso che secondo me ci sono degli archetipi che più o meno ritornano, no? Quello, ad esempio, delle auto elettriche è riconducibile all’archetipo della tecnologia che rinnova il mercato, lo stravolge, e ogni dieci anni più o meno ne abbiamo una di quelle. Quella del bitcoin potrebbe essere, o del DeFi, potrebbe essere ricollegabile al fatto che gli stati possono esercitare un controllo e non siamo a nostro agio col cedere tutte le nostre libertà. Anche quella è una retorica che ogni tanto torna. Probabilmente analizzando tutte le bolle, cosa che noi ovviamente non abbiamo fatto, troveremmo delle ricorrenze.

Vittorio 

[ 00:09:59 ] Però questa ricorrenza la stai ricostruendo tu a posteriori o pensi che sia vera?

Alain 

[ 00:10:03 ] Secondo me è vera. Questo te lo dimostro semplicemente analizzando qualcosa che ritengo essere in bolla oggi, no? Cioè, ad esempio, periodo dot com, senza ombra di dubbio, la retorica era: oh, queste aziende qua stravolgeranno il modo di fare business. Oggi Tesla, qual è la retorica? Stravolgerà sicuramente il modo di spostarsi, la mobilità. Mercati enormi, giganteschi, stravolti da un progresso tecnologico. Il caso di Tesla magari è un pochettino diverso, come sempre succede, no? C’è qualche differenza, perché ha un capo carismatico, mentre nella bolla delle dot com c’erano tante piccole aziende che si collocavano in quel settore, no? Però più o meno la narrazione è quella. Se vogliamo possiamo nominare come bolla anche quella della green economy. È scoppiata già quindici volte quella bolla lì, no? Fa su e giù e su e giù di continuo.

Vittorio 

[ 00:10:53 ] Ecco, cioè, secondo me è pure quest’altra cosa, no? Ora noi stiamo valutando solo il lato negativo, che è appunto la bolla. È una cosa fatta intenzionalmente, più o meno, o che si trasforma in qualcosa che viene sfruttata. Poi non è detto che venga solo sfruttata magari. Ad esempio la dot com è nata effettivamente come una rivoluzione. E là si sono aggregati tutta una serie di aziende che hanno cercato di ruspare un po’ di soldi degli investitori mettendoci un punto com nel nome sociale, no? Questo succede spesso. Però c’è pure, diciamo, una narrazione positiva. Che ne so, Warren Buffett fa una narrazione del suo tipo di azienda, no?

Nicola 

[ 00:11:26 ] Ok, posso farvi la mia premessa, vi dico perché secondo me è cambiata, così poi voi mi smontate la teoria. Il discorso di Warren Buffett è un buon esempio, no? Perché lui da cosa parte? Dal cash flow, fondamentalmente. Quindi lui dice, io ho qualcosa di tangibile, ci aggiungo sopra la mia narrazione. La mia narrazione fa sì che quel cash flow o la Berkshire Hathaway ha più valore. E quindi lui con il valore di Berkshire Hathaway può comprare più società. Però la narrazione è un mezzo per ottenere un fine, che è quello di aggiungere valore. E tra l’altro, aggiungere valore nell’economia reale, no? Poi, secondo me, il secondo step è stato quello della moda, come dicevi tu prima, gli oggetti di lusso, no? Dove il valore intrinseco dell’oggetto sparisce. E diventa il valore della narrazione. Però c’è sempre un oggetto, no? Si parte comunque dall’orologio, dalla maglietta, dalla macchina. Fino ad arrivare poi al discorso delle crypto, quelle del 2017. Dove c’era un Filecoin perché ti dà lo spazio sul web. O compri un servizio che magari nel futuro ti darà qualcosa. Fino a Fartcoin. Dove è tutta narrazione. Non c’è più un uso, non c’è più un valore, non c’è più niente, no? Non c’è più un prodotto. E l’ultimo stadio è la Luigi Mangione Coin. Dove praticamente è solamente un modo per dire faccio parte di un certo movimento, no? Voglio usarlo come un badge, no? Sulla giacca. E quello che è arrivato a dire David Sachs, che è lo czar delle crypto americano. Che dice ma “questi sono oggetti di collezionismo”. E quindi questo è l’arco. Potresti vederlo come moda digitale da un certo punto di vista, no? Che poi è quello che avevano tentato di fare con gli NFT. Meta universo era esattamente quello, no? Ricreare la moda nel modo digitale.

Alain 

[ 00:13:34 ] Ma se volete vi leggo una breve storia della follia della bolla dei tulipani. Perché secondo me dei punti di incontro molto vicini con la storia di Dogecoin in qualche modo ci sono. Cioè quei punti di incontro secondo me li troviamo. Tra l’altro la storia l’ho presa dal sito della Consob. Vedete che qualcosa di bello lo fa. 

Olanda, fine del XVI secolo. Da pochi decenni un fiore proveniente dalla Turchia ha catturato l’attenzione di una società il cui benessere è in rapida ascesa. Il tulipano. Ben presto la richiesta superò di gran lunga la domanda, mentre collezionisti, aristocratici e fioristi commercianti cercavano di accaparrarsi i bulbi più pregiati. L’interesse fu tale che vennero creati i futures sui tulipani. Gli acquisti con consegna futura del bulbo erano spesso effettuati solo allo scopo di partecipare al gioco al rialzo dei prezzi. E il rialzo ci fu. Eccome. All’apice un singolo bulbo veniva venduto ad un prezzo pari al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore dell’epoca. Ma nei giorni immediatamente successivi al picco la febbre dei tulipani si tramutò in panico. Nell’arco di pochi giorni il mercato dei contratti sui tulipani smise semplicemente di esistere. E la gente si ritrovò rugpullata sostanzialmente, no? Perché da chi cazzo lo vendo adesso il bulbo?

Nicola 

[ 00:14:42 ] Eh, però vedi che non è un rugpull quello. Perché non è che c’è stato qualcuno che si è arricchito. E poi secondo me la differenza fondamentale è che non è che un tizio si è svegliato un giorno, ha comprato tutti i semi dei tulipani e ha detto: ‘Io sono famoso sul gazzettino di Amsterdam adesso e quindi uso questi semi attraverso la mia immagine e poi vendendoli divento più ricco e quindi la mia immagine cresce ancora e posso far girare la ruota, no? La differenza fondamentale secondo me adesso è quella, no? C’è se tu sei Fedez e decidi di vendere la bibita, la bibita ti rende più ricco e quindi tu diventi più famoso e siccome sei più famoso puoi vendere anche le patatine. Poi finché non vedi Pandori, quella bolla scoppia.

Vittorio 

[ 00:15:40 ] Non so se hai letto proprio quello che ha detto la Consob, però il mercato dei tulipani non è morto là, cioè nel senso il maggior produttore al mondo è quello là.

Alain 

[ 00:15:48 ] No, è morto il mercato dei contratti sui tulipani, sui futures. I futures sono morti proprio.

Vittorio 

[ 00:15:52 ] In realtà, ni, perché proprio a causa di quelle circostanze loro andarono a legiferare il contratto dei futures, perché uno dei problemi era che quel tipo di mercato non era considerato valido dai tribunali. Cioè, quelle erano considerate scritture private e quindi sostanzialmente hanno detto: ‘cazzi i vostri’. Dopo che è successo lo scandalo, la borsa di Amsterdam ha cominciato a inserire questo tipo di prodotto come un contratto vincolante, diciamo. E la cosa particolare è che ha detto che a un certo punto scadono trimestralmente, poi possono essere rinnovati, possono essere anche chiusi anticipatamente, dando, che ne so, una fee alla persona che aveva in mano il contratto. Quindi in realtà ha modernizzato molto il sistema finanziario perché tante cose sono simili a quelle di adesso.

Alain 

[ 00:16:33 ] È vero, è vero. Ogni volta che scoppia una bolla in qualche modo si legifera e si rende il sistema un pochettino più robusto.

Vittorio 

[ 00:16:39 ] Diciamo, secondo me quella dei tulipani è un tipo di bolla che riguarda molto la parte comportamentale della natura umana. C’è proprio l’esempio della FOMO, secondo me. Cioè, tu vedi quelli là che diventano ricchi per una cosa che non vedi. Mi sembra che avessero inventato persino un nome per dire il tipo di contrattazione. Contrattazione del vento. Perché era talmente veloce, tu non vedevi mai il prodotto fisico che andavi a comprare. Fa molto ridere per i nostri tempi, che è praticamente quello che succede ogni minuto. Però ti rappresenta insomma l’impatto che ha avuto. Quella che forse è una vera e propria truffa è quella del mare del sud.

Alain 

[ 00:17:13 ] Dai racconta, racconta perché sennò i nostri ascoltatori si perdono.

Vittorio 

[ 00:17:16 ] Allora, ovviamente l’Inghilterra sta come solito di quel periodo storico, era completamente al verde e quindi accettò la proposta del conte di Oxford di replicare uno schema simile a quello che era già stato fatto in Francia nello stesso periodo, diciamo. Comprò il debito pubblico inglese ed ebbe in pratica il monopolio per i commerci con le colonie spagnole del Sud America. La società si quotò sul mercato e fece una narrazione non proprio legalissima. Cioè comprò pubblicità sui giornali, fece un marketing molto aggressivo, regalò opzioni di azioni ai cortigiani influenti, in modo che dicessero: ‘Guarda, è un’azione fantastica, comprala, è bellissima, ti porterà un sacco di successo.’ Quindi l’azione aumentava di valore, loro cominciavano a vendere e l’azione passò da 130 sterline fino a 950 nel giro di sei mesi se non un anno. Tra quelli che finì male ci fu appunto anche Isaac Newton, perché lui entrò a una cifra molto bassa, poi vendette e ci fece un ottimo guadagno e poi, preso dal fatto, “ah ma cazzo! Questa roba sale ancora”, la comprò al picco e poi esplose il bubbone e lui si ritrovò praticamente a perdere tutti i soldi che aveva guadagnato in vita, come uno degli scienziati e universitari più famosi del suo tempo.

Alain 

[ 00:18:31 ] Neanche gli asociali sono al sicuro dalla FOMO.

Vittorio 

[ 00:18:33 ] Sì, aveva perso l’equivalente di 4 milioni di euro attuali.

Nicola 

[ 00:18:36 ] Si trovò a bestemmiare come il Masseo con le crypto.

Vittorio 

[ 00:18:40 ] E la cosa molto brillante che fece a quel punto il Parlamento inglese fu chiudere la borsa.

Alain 

[ 00:18:46 ] Andiamo in vacanza, ciao!

Vittorio 

[ 00:18:47 ] E l’hanno chiusa per cent’anni, poi quando l’hanno riaperto hanno rifatto due bolle.

Nicola 

[ 00:18:52 ] No, ma vedi perché questo, cioè io capisco quando dite che tanti di questi temi ritornano perché ovviamente poi sono legati all’essere umano. Un’altra cosa che avevo scritto per questa puntata era anche se vediamo come l’atteggiamento negli Stati Uniti o comunque nel mondo anglosassone verso le scommesse, la speculazione è comunque diversa rispetto all’Europa continentale, diciamo. Però comunque anche noi, anche in Italia ci sono le narrazioni, no? Perché il BTP è una narrazione, cioè i certificati sono una narrazione, i dividendi sono una narrazione.

Alain 

[ 00:19:36 ] Comunque c’è qualche differenza secondo me. Cioè, c’è qualche modo secondo voi di tutelarsi un pochettino da queste, perché la narrazione in qualche modo entra in qualsiasi investimento, no? Se tu non ti fai una narrazione non entri proprio. C’è qualche modo per secondo voi entrare, farti un portafoglio di investimento con le narrazioni giuste che magari non ti portino troppo fuori strada?

Nicola 

[ 00:19:58 ] No, secondo me è più che altro capire che nel bene o nel male il mondo ruota intorno a questa roba qua. Mi fa più paura le persone che poi, diciamo, non hanno mai visto una narrazione. Poi in realtà lo spingono via, no? Del tutto il concetto. Perché, ah no no, allora vade retro Satana. In realtà il mondo funziona così e quindi un po’ la devi abbracciare questa cosa sostanzialmente. Certo poi non bisogna farsi trascinare perché ovviamente poi ognuno di noi ha le sue. E riuscire a limitarle forse.

Vittorio 

[ 00:20:34 ] in tutto ciò noi abbiamo parlato in qualche maniera, però non abbiamo menzionato che è il libro di Housel l’ultimo, che è “Come sempre”, che un po’ prende questo concetto. Molti concepiscono un po’ erroneamente la storia come ciclica, cioè che è fatta da cicli che cambiano nella forma ma si ripetono con uno schema simile, diciamo. Quello che dice Housel è che se questa cosa fosse vera, vabbè, comunque tu non la riesci a capire perché le modalità cambiano così tanto che comunque non riesci a intercettarlo. Se invece non è vera, l’unica cosa che rimane stabile è appunto la reazione delle persone. Cioè nell’andare a vedere tutte queste bolle, le cose che vediamo sono sempre più o meno simili. Cioè l’uomo rimane avido se era nato ai tempi dei Sumeri o se è nato nel 2022. Vuole diventare ricco facilmente, è preso dalla FOMO, è influenzato dal gregge, come dice Thaler ad esempio. Quindi queste sono cose che più o meno rimangono stabili. Forse riuscire a gestire bene questi cicli economici, questi cambiamenti del mondo, può essere cercare di razionalizzare quando entriamo in quei meccanismi. Cioè ad esempio ora è molto facile vedere post che dicono: ‘Forse devo spostare le mie posizioni e entrare sul mercato europeo più forte”, che è fatto come scelta etica, che è fatta come paura obiettivamente di posizioni protezionistiche che sta assumendo gli Stati Uniti. Però non è che forse ti sta diventando una cosa di gregge?

Nicola 

[ 00:21:53 ] Io invece ti rilancio con il mio spirito guida Jason Bach che stavo sentendo oggi, che lui invece diceva più che il ciclo è il pendolo. Nel senso che noi andiamo tra illuminismo e barbarianesimo, non lo so come dirlo in italiano, e che quindi ci sono questi swing tra una e l’altra cosa che magari vanno per decadi. Da un po’ di tempo stiamo entrando più nella fase dei barbari. Speriamo che l’illuminismo ritorni un giorno.

Alain 

[ 00:22:31 ] Guarda, io vi aggiungo anche un’altra cosa, un altro modo in cui si può tutelarsi. Vittorio all’inizio diceva che, scritto da me ovviamente, che le storie ci servono, le narrazioni ci servono per avere il senso del mondo. Cioè l’essere umano effettivamente funziona per storie. Se vi ricordate qualcosa è perché avete una storia in testa che ve la ricorda. Quindi le storie servono, le storie sono utilissime e senza non ve la cavate.

Nicola 

[ 00:22:59 ] Anche per provare gli amici quando torni dalle vacanze ti servono le storie.

Alain 

[ 00:23:05 ] Il punto, quando diventano tossiche queste storie, è quando divergono platealmente dalla realtà. Quindi un check di realtà che potete fare è, ad esempio, vedere se quell’investimento particolare è ancora ancorato alla realtà. Cioè come lo giustificate, come lo giustificano gli analisti. E se vedete che in realtà gran parte del valore di quella azione, piuttosto che immobile, piuttosto che criptovaluta, deriva soltanto da una narrazione, allora potete rizzare le antenne e dire magari non devo espormi troppo.

Nicola 

[ 00:23:40 ] Però è lì dove la riflessività, che dicevo prima, torna. Perché in alcuni casi poi la narrazione diventa la realtà per via della narrazione. Il discorso di Tesla è ovviamente un po’ da Sesso degli Angeli, o da Schrödinger, nel senso che finché non scoppia non è. Però fino adesso è comunque stata la narrazione che poi ha creato la realtà. Perché fondamentalmente lui è stato bravo a spingere all’inizio il discorso della macchina elettrica, ma il discorso della macchina elettrica poi si è perso, perché è diventato allora la guida autonoma, quando voleva vendere le tegole per i tetti così. Cioè ne ha tirato fuori un tot, no? Il robot adesso, il taxi con quella forma schifosa. Però alla fine la società è diventata la società di macchine più grande al mondo, più grande di tutte le altre messe insieme.

Alain 

[ 00:24:47 ] Sono d’accordo, sono d’accordo. Il punto è che tu devi valutarla oggi quella società lì. Cioè nel senso, io non dico che Tesla fosse una bolla sette anni fa. Tesla non era una bolla sette anni fa. Era una buona narrazione, c’era un personaggio interessante che la guidava, c’erano anche dei fondamentali potenzialmente interessanti dal punto di vista tecnologico, era una scommessa che era quotata giusta dai bookmakers. Quindi ce lo puoi mettere il cippino. Oggi tu devi guardare Tesla e dire, ok, stando alla valutazione di mercato, come la giustifico questa valutazione di mercato? C’è prospettiva perché Tesla veramente diventi il primo automaker che produca il doppio delle macchine del primo automaker oggi, entro i prossimi quattro anni, perché è quello che dicono gli analisti. C’è speranza veramente che il robot taxi, la guida autonoma, sia lei il leader quando oggi il leader non è?

Nicola 

[ 00:25:38 ] Eh, però il discorso è che questo l’hanno fatto, l’hanno detto in tanti, in tanti periodi del passato su quello. E poi giustamente come sto tizio che sentivo dice, ok, ma se Elon ti cambia la narrazione dalla macchina elettrica, ok, il razzo è atterrato e domani SpaceX compra Tesla perché la narrazione di SpaceX l’ha pompata talmente tanto che lui può scaricarsi le bags da uno all’altro e alla fine chi aveva ragione?

Alain 

[ 00:26:13 ] Io dico che se qualcosa non è fondato sulla realtà, prima o poi viene giù. Cioè, io ti posso capire se SpaceX effettivamente ha enorme successo. Allora ci sta. Però il punto non è tanto chi avrà ragione alla fine. Il punto è come piazzo io la mia bet oggi in maniera tale che sia razionale e abbia delle buone chance di successo. La piazzo su BYD o la piazzo su Tesla, che è valutata, cos’era, sette volte tanto e produce un quarto delle macchine? Boh, non so, sta a ognuno.

Nicola 

[ 00:26:49 ] Se lo sapessimo o no. No, certo.

Alain 

[ 00:26:51 ] Però se proprio dovevo sceglierne una delle due, una mi sembra più ancorata alla realtà e io metterei più chip su quella più ancorata alla realtà. Poi ci sono altre narrazioni che magari ti possono spingere a non prendere quella, però.

Nicola 

[ 00:27:04 ] Ritorno al discorso di David Day, fondamentalmente, che lui questa roba qua la faceva da, appunto, sono dieci anni che la fa e non ha perso il lavoro perché ormai investe i soldi suoi, però comunque il value investing è morto, no? Cioè, nel senso, fai quindici anni così e hai perso il lavoro. Poi magari, appunto, alla fine avevi ragione, però nel frattempo il problema è anche quello.

Alain 

[ 00:27:32 ] Diciamo che è un problema diverso se devi fare il gestore di soldi altrui o il gestore dei tuoi soldi, no? Se il tuo orizzonte temporale è trent’anni, magari.

Nicola 

[ 00:27:40 ] Sì, nì. Nel senso che, appunto, quindici anni sono lunghi, trent’anni sono ancora di più. Anche perché poi ti dici. No, ti metti in dubbio.

Alain 

[ 00:27:57 ] Sì, sì, sì, ci sta, ci sta. Poi dipende anche dalla personalità, immagino, no?

Nel senso, adesso stiamo parlando a ruota libera, c’è Vittorio che guarda il cane. No, sta dietro il cane. Mi sto guardando a voi. No, che magari ti, cioè, poi alla fine si dice sempre, no? L’investimento deve farti anche dormire bene. Se non dormi bene perché non sei nella corsa con gli altri dentro Tesla, allora, boh, ci sta. Mettiti in Tesla, che cazzo ti dobbiamo dire? Se invece non dormi bene perché vedi i fondamentali e dici questa roba qua è il delirio di una società che sta andando verso il grosso fallimento di un’azienda, o quello che sia, allora ci sta.

Nicola 

[ 00:28:34 ] No, ma lì è un altro paio di maniche, no? Perché, cioè, passa dall’oggettivo, che poi, boh, appunto, è impossibile definirlo, però poi al soggettivo. È ovvio che c’è, tipo lì, John DeBolt, quello che ha messo tutto il tempo, tutto quello che aveva su Tesla ed è diventato deca-milionario, però non ha voluto vendere.

Alain 

[ 00:28:57 ] E quindi sta soffrendo.

Nicola 

[ 00:28:58 ] Cioè, fondamentalmente pure lui, nel suo, lui c’ha ragione. Cioè, se glielo chiedi, lui c’ha ragione.

Alain 

[ 00:29:04 ] Eh sì, sì. Io dico che non è, cioè, nel senso, è una scala di grigi alla fine, no? Sì, sì, sì. Ci sta, ci sta.

Vittorio 

[ 00:29:11 ] Devi vedere pure che pensava di aversi ragione, poi ha preso una scoppola. Magari non con Tesla, ma con altre convinzioni. Eh beh sì. Guarda quelli che hanno investito nelle società di cannabis legale. Magari per sei mesi ci hanno avuto molto ragione, poi gli è scoppiata in faccia tutta quella roba. O, quello che ha investito tutti i suoi risparmi, c’è un video di quando ha investito tutti i suoi risparmi in Dogecoin. A un certo punto è arrivato ad avere tre o quattro milioni di dollari, perché era schizzato nella follia di quella cosa là. Lui ha detto: ‘Io lo tengo, io ho ragione, questo crescerà di più’ e ora ha molti meno soldi di quanto erano i suoi risparmi, chiaramente.

Nicola 

[ 00:29:48 ] Comunque, forse se per chiudere io ve ne dico una che è legata alle mie non convinzioni, non lo so. Turbe, turbe. Giustamente, seguendo questo podcast di trend following, il tipo del podcast dice: ‘Vabbè, la soluzione comunque per noi che facciamo trend following, narrazione o non narrazione, ci va comunque bene. Perché fondamentalmente si danno delle regole per cui finché l’asset sale, tu stai dentro. E quando l’asset gira, tu esci. Per cui è proprio totally agnostica come strategia dal punto di vista del valore. E almeno lui dorme così alla notte. Ci può stare. Dicendosi che se non ha altro, gli va bene.

POSTA DEL CUORE

Alain 

[ 00:30:36 ] Innanzitutto scrivetelo un po’. Anche voi ai miei colleghi, che questa non è l’attenzione economy. Ormai a me non credono più, a meno che non mi ci metta una serie di sproloqui nel mio finto spagnolo.

Vittorio 

[ 00:30:47 ] Com’è finto?

Alain 

[ 00:30:47 ] Sì, lo so, però volevo fare un po’ il compaesano con i nostri amici. Se no sembra che me la tiro.

Vittorio 

[ 00:30:54 ] Ah, quindi stai costruendo una narrazione per sembrare umile. Sei trilingue, praticamente.

Alain 

[ 00:31:00 ] Aumentate i nostri stock. Comunque, vi state chiedendo come dirglielo? Ma è facile. Potete molestarli tramite il form sul nostro sito, su Twitter, nei commenti, qui dove ci ascoltate, oppure nel nostro subreddit. Trovate tutti i link nelle show notes. 

Adelante, compagneros. 

Ah, potete scriverlo anche nelle recensioni in giro per il web, a eterno monito. Ed ora, a eterno monito, letterine. 

La prima viene da Arturo. Ciao ragazzi. La scorsa settimana mi sono ritrovato a dover affrontare una scelta alla quale, come credo molte scelte importanti della vita, non sono sicuro che sia stata quella giusta. Ho 34 anni, sono in una relazione a distanza e mi sono trasferito in Austria con il mio cane dall’Italia circa tre anni fa. Parlo poco tedesco. Ho problemi di integrazione nell’azienda dove lavoro ora. A ciò si somma il fatto che il mio capo ha chiaramente detto che le possibilità di crescita sono nulle e questo mi ha portato a guardarmi intorno. Dopo un anno di colloqui non andati a buon fine con varie aziende della zona e non, ho ricevuto un’offerta lavorativa da un’azienda concorrente per svolgere il mio stesso lavoro a Zurigo. L’offerta è di 72.000 CHF lordi. Nel mio lavoro attuale, invece, il mio stipendio è di circa 44.000 euro lordi. Dopo un confronto con il mio capo, mi ha offerto un piccolo aumento di stipendio pari al 5% quest’anno e al 5% il prossimo. Ribadendo che sto facendo un ottimo lavoro, ma che non crede ci saranno avanzamenti di carriera in sede. Ho provato a rilanciare con gli svizzeri, ma la mia richiesta è stata rifiutata e non ho ricevuto ulteriore contro-offerte. 

Ho comunicato al mio capo che l’aumento mi soddisfaceva e che volevo restare in azienda. Dopo anni di vita da stipendio a stipendio in Italia, vuoi lo stipendio un po’ più alto, vuoi il fatto che non ho più una vita sociale, e quindi mi sono affacciato al mondo della finanza personale, sono riuscito a risparmiare un poco. Non volevo dover usare i miei risparmi per organizzare il trasloco, pagare affitti, caparra, eccetera. Alcuni amici mi dicono che sarebbe stato meglio andare, stringere la cinghia per alcuni mesi, ma poi ritrovarsi in un ambiente internazionale e con più possibilità future. Per quanto riguarda la mia ragazza, lei preferisce dove vivo ora, ma a Zurigo avrebbe oggettivamente avuto più possibilità di trovare un altro lavoro. Dando per assodato che quel che è deciso è deciso. Vi siete mai ritrovati in una situazione del genere? Non sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Come far passare questa FOMO? Grazie per quello che fate.

Vittorio 

[ 00:33:19 ] Allora, io faccio una cosa al contrario di quella che ha fatto il nostro amato lettore, ascoltatore anzi. Cioè, gli rispondo in maniera proprio caustica, citando Andrea Pazienza. “Mai tornare indietro neanche per prendere la rincorsa.”

Alain 

[ 00:33:33 ] Vabbè, qui Nicola è quello che ha più esperienza di trasferimenti all’estero, però per puro caso uno dei miei pochi fatti è stato proprio in Austria, a Vienna. Come consiglio ad Arturo, ne avevo scritto questo dato di fatto che avevo osservato ai tempi, cioè che chiunque imparava il tedesco e si integrava nel posto era perché aveva trovato la ragazza nel posto. Tutti gli altri, quelli che si erano portati la ragazza da casa, niente. Sapevamo soltanto italiano e inglese e uscivamo pochissimo. Quindi niente, l’integrazione arriva, cioè devi farla tu, devi uscire tu, devi frequentare le persone. Avere una relazione a distanza può essere un grosso bagaglio.

Nicola 

[ 00:34:10 ] Ci sono altri due aspetti. Il primo è quello che comunque avrei pensato che facesse delle considerazioni più di coppia che da singolo. Considerare quella che magari sarebbe stata la prospettiva per tutti e due piuttosto che solo la sua. E la seconda cosa che secondo me è un po’ più importante è il fatto che rimanere in un lavoro in cui anche il tuo capo ti dice che non ci sono prospettive è abbastanza pericoloso, perché poi arrivi in fretta alla situazione in cui non puoi più cambiare. La mia speranza è che comunque andando avanti gli anni e invecchiando tutta la popolazione questo limite si alzi. Però normalmente già dopo che hai superato i 50 è molto più dura, diciamo, rispetto a quando ne avevi magari 30 o 40.

Alain 

[ 00:35:02 ] Sulla storia del far carriera internamente magari puoi guardarti Cacciatori di teste. Non so se l’avete mai visto il film. Questo super esperto dell’industria della carta. C’è una piccola crisi nella sua azienda e, purtroppo, l’azienda chiude, quindi lui perde il lavoro. Era top manager, top-top. Cerca un altro lavoro, ma o è troppo qualificato e le posizioni disponibili sono poche, oppure dovrebbe accettare qualcosa di pagato molto peggio. Sta di fatto che si fa un’idea del mercato del lavoro nella sua zona, anzi in tutta la Francia, perché è ambientato in Francia, e scopre che ci sono cinque persone che hanno un curriculum migliore del suo e una posizione che è l’unica posizione veramente occupata che vale la pena di avere. E quindi lui diventa serial killer, li ammazza tutti e sei e finalmente finisce il film. E lui finalmente ottiene il posto di lavoro. 

Questa lettera viene da Marco. 

Ciao a tutti, parto con dei complimenti. Scontati, ma quello che scrivo è vero. Vi seguo praticamente dal primo episodio e mi piace molto il vostro modo di approcciare diversi temi finanziari in maniera alternativa, pragmatica, realistica e anche irriverente. Mi sono piaciuti molto anche gli episodi con il mitico Russiabond, ma anche quello che parla sull’ergodicità e l’ultimo, sul poker, super interessante. In pratica gli sono piaciuti gli episodi dove non siamo solo noi tre a parlare. Fatta la dovuta introduzione vorrei porvi le seguenti domande. 

Parto con la più lunga perché richiede una spiegazione e che è quella che mi interessa di più. Considerando che ho un portafoglio circa 70-30, dove il 70% è su azionario globale, ho sempre avuto il dubbio su quale possa essere la miglior scelta sul 30% obbligazionario. Al momento il 30% è su un unico ETF, su bond governativi europei, che copre tutte le scadenze. Però mi rendo conto di non aver compreso a fondo quali sono le implicazioni utilizzando anche altre tra le varie opzioni disponibili. Ad esempio, potrebbe portare vantaggi l’avere due ETF, uno con scadenze medio-brevi e uno con scadenze lunghe tipo Golden Butterfly? Quando può avere senso inserire dei bond corporate? E quando quelli legati all’inflazione? Tutto questo considerando che vorrei un portafoglio che richieda il minimo mantenimento. Secondo me non vale la pena di complicarlo.

Nicola 

[ 00:37:20 ] Lo spezzarlo in due l’abbiamo detto un sacco di volte riguardo al Golden Butterfly, che forse se li metti insieme va bene così. I bond corporate hanno sempre quel problema là che sono abbastanza correlati con l’azionario e quelli legati all’inflazione… Se non fai quello che si chiama asset liability matching, cioè tu prendi le obbligazioni singole e te le porti alla scadenza perché sai che a quella scadenza lì avrai bisogno dei soldi, che poi fondamentalmente è una roba che fanno più per ragionamenti di pensione. Cioè magari tu ti pigli ste tranche e ti le porti ogni cinque anni magari. Però sai che così ti garantiscono il potere d’acquisto quando arriveranno. Però altrimenti la soluzione che ha lui va benissimo.

Alain 

[ 00:38:11 ] Le altre due domande: Quanto è vera l’affermazione che ormai la replica sintetica si può considerare supersicura viste tutte le mitigazioni del rischio di controparte? E l’altra, Che ne pensate del nuovo ETF world di Scalable a replica mista? Grazie mille e continuate così.

Vittorio 

[ 00:38:27 ] Nicola tanto sono per te queste domande. Quindi cioè noi siamo qua ad ascoltarti.

Nicola 

[ 00:38:32 ] Beh, ma io e te sul discorso della replica sintetica non la vediamo allo stesso modo. No, però io ho motivi puramente emotivi.

Vittorio 

[ 00:38:41 ] Io mi sento come quelli che nascondono l’oro sotto al letto; praticamente quando si parla di replica sintetica.

Nicola 

[ 00:38:47 ] Sì, ecco appunto: forse ritorno a quello che diceva Alain sul dormire la notte. Quindi se non vi fa dormire no. Però comunque è solo un rischio di frode, ecco. L’emittente dell’ETF fa uno swap con sé stesso. Quindi se facesse quello swap, poi lo swap è la replica sintetica, se lo facesse con un’altra banca, comunque ci sono dei meccanismi per cui bisogna mettere il collaterale a garanzia della variazione dello swap. E dal lato dell’ETF non è che quando voi gli date i soldi, questi se li spendono al bar. Prendono i soldi e li investono tipicamente in obbligazioni super sicure. Per cui la somma del fatto che hanno in pancia le obbligazioni super sicure e il valore di quello swap lì è garantito dal fatto che si scambia il margine tutti i giorni. Fondamentalmente, anche se la controparte dello swap fallisce, l’ETF comunque ha il valore degli asset che dovrebbe avere in quel momento lì. Però facendo lo swap con tasca sinistra e tasca destra. Se l’emittente dell’ETF vuole fare qualcosa di brutto, non ve ne accorgete. Ora direte eh, ma c’è la CONSOB no? Cioè c’è qualcuno che dovrebbe andare lì a guardare cosa fanno. Il problema è che non fidatevi perché sono gli stagisti di Deloitte che vanno a fare quel lavoro lì. Non mi fiderei. Però nel senso non sto dicendo che tutti rubano. Sto dicendo che se magari qualcuno volesse fare una truffa non è così complicato da mettere in piedi.

Alain 

[ 00:40:35 ] È molto più complicato con la replica fisica?

Nicola 

[ 00:40:38 ] Adesso mi metto in crisi perché effettivamente cioè anche con la replica fisica qualcuno ci deve andare lì a guardare dentro no? Però, lì sta tutto nella in quanto è smart lo stagista di Deloitte. Adesso dico Deloitte ma PwC, KPMG, EY no? Sono quelle quattro. Le nominiamo tutte e quattro. Cioè il discorso è quello. L’intelligenza dello stagista riesce a capire che dice ah deve avere un’azione c’è un’azione ah deve avere un’obbligazione deve avere un’obbligazione. E lí forse cioè la capacità cognitiva è più semplice no? Se invece ti faccio vedere uno swap e tu devi capire come funziona il mark-to-market dello swap e come funziona il collaterale così, qualcosa magari non capisce.

Vittorio 

[ 00:41:20 ] Cioè più semplifichi la cosa che hai in mano forse meno problemi meno cazzate puoi fare diciamo.

Nicola 

[ 00:41:25 ] Esatto. Ma questa è la mia versione, difatti eh. E sull’ETF di Scalable secondo me è un grande prodotto. C’è poco da dire. Poi fanno del marketing strano perché secondo me dovrebbero fare del marketing su quel che fanno effettivamente loro, no? Cioè nel senso hanno creato un prodotto che ha un vantaggio fiscale e questo vantaggio fiscale si traduce nel fatto che dovrete pagare meno tasse quando il fondo riceve i dividendi. E queste minori tasse diventano uno sconto sul costo dell’ETF. Per cui, se loro dicessero: ‘Guarda, abbiamo un TER di non lo so 20 basis point però 5 li risparmi quando mi fai la comparazione con quell’altro fatto da Tizio e Caio, mi devi comprare come se avessi 15 di basis point di costo, no? Non 20. E invece, boh! Cioè vedi che hanno questo marketing che dicono ‘no’, allora le fee sono a 0, però sono a 0. Sono a 0 fino a domani, però magari poi cambiamo idea. Boh, non lo so, però secondo me è buono. 

Cazzabubbole

Passiamo alle cazzabubbole. Questo servizio di consigli e io mi ero segnato un consiglio dato dalla mia esperienza nel vivere all’estero. E nel vivere all’estero in paesi dove cielo sono stato in paesi dove parlano francese, tedesco, inglese, varie cose. Nel tempo, in questi 20 anni, ho sviluppato diciamo una tecnica? Perché mi trovo molto spesso qualcuno mi guarda, mi dice delle robe e io non capisco niente. Quindi, come fai a gestire queste relazioni sociali? Perché non posso chiedergli ogni volta: ‘ah no’, scusa, ripeti, ah scusa è una rottura di coglioni per loro e per me. E quindi, fondamentalmente, data l’intonazione della persona che ho davanti, capisci se ti sta facendo una domanda o ti sta dicendo di cazzi suoi, no? Per cui, se ti sta facciano una domanda: se ti sta facendo una domanda, ovviamente gli devi dire ‘scusa, ripeti’, ti inventi una balla, no? Ma se sta facendo un’affermazione lo guardi adesso vabbè questo è un podcast non posso farvi vedere la mia faccia però. Assertivo. A bozzi no? E gli dici ma sì sì sì. E vai avanti ed è una roba che mi ha sempre ha sempre funzionato no?

Vittorio 

[ 00:43:44 ] Tranne quella volta che hai firmato per i nazisti dell’Illinois.

Nicola 

[ 00:43:48 ] No cosa succede? Martedì scorso vado a prendere mia figlia a scuola. E la mamma di un suo compagno di classe, che abita proprio di fronte a casa nostra, mi dice “guarda per favore puoi portare a casa anche mio figlio perché avevo una riunione che finiva tardi”. Il figlio ovviamente parla solo tedesco. Quindi arrivo lì a scuola vado da mia figlia e gli faccio guarda il figlio si chiama Zeno. Gli faccio guardare adesso, se lui dice qualcosa in tedesco, me lo devi tradurre tu, perché non capisco niente. E da lì ci incamminiamo. Soltanto, che incamminandoci verso casa mia figlia trova una sua amica. E fondamentalmente mia figlia e l’amica cominciano a parlare e giocare tra di loro. E io rimango solo con questo bambino. Ad un certo punto arriviamo davanti alla porta di un negozio. Sto bambino si gira e mi fa tipo ‘Kartoffeln, Polizei, ein Zwei’. E io lo guardo e gli dico ‘yes’. Beh, non avevo ovviamente non avevo capito un cazzo, no? E quindi lui si gira. E schizza dentro al negozio, no? Apre la porta del negozio e va dentro, no? E io chiamo mia figlia, vieni, vieni, traducimi che cavolo vuole? Ho una tecnica, ma non funziona con i bambini. Quindi non si può usare. Ecco ho imparato che si può usare solo con gli adulti.

Detto tutto questo invece il mio consiglio per oggi era un libro. Sono arrivato al 25% a leggerlo. È un rischio! Eh, lo so. Però il problema è che c’è praticamente. Riesco a leggere tre pagine alla sera. Comunque il libro si chiama The Ministry for the Future. Tra l’altro un pezzo ambientato qui a Zurigo. Io ho imparato come si chiama il fiume di Zurigo leggendolo nel libro. Cioè un anno e mezzo dopo

Vittorio 

[ 00:45:36 ] Il primo romanzo della storia ambientato a Zurigo.

Nicola 

[ 00:45:40 ] No, non tutto un pezzo un pezzo. Però è scritto bene, perché Cioè scritto bene per me. Perché fa proprio dei riferimenti alla città. Comunque la storia è sul cambiamento climatico. Però un po’ più… Quando il cambiamento è lì. Però il discorso del Ministry for the Future. E di sti tizi, che almeno nel primo 25% del libro, tentano di trovare delle possibili soluzioni. E l’ultima cosa che ho notato, perché lo sto leggendo sul Kindle. E il fatto di non avere il libro fisico in mano… Quando tu hai il libro fisico, il titolo del libro, Volente o nolente. Lo leggi tutte le volte che il libro lo prendi in mano. Ma non avendolo, a me il discorso del “Ministry for the Future” ha suonato sempre male. Per me era “The Ministry of the Future”. Quindi ho dovuto ricontrollarlo un po’ di volte. Prima di venire qua e dire il titolo sbagliato. Però insomma. I problemi del Kindle questi.

Vittorio 

[ 00:46:46 ] Io invece. Però mi manca la parola. Come si dice quando tu consigli un parente. Un amico o qualcuno. Raccomandi. Quindi io consiglio il canale YouTube di Mipsi Design Tips. Vi giuro che non è una sponsorizzata. Non lo sanno. Che è il canale della fidanzata di Matteo. Il fu montatore, mio cugino esautorato da me stesso. E ha questo canale molto carino. È molto simpatica. E parla di design in casa. Cioè come trovare piccole soluzioni per migliorare una stanza, la cucina. Ha un buonissimo gusto. E fa tutti i consigli. Da economici a più articolati. Si è messo a fare qualche piccola consulenza a qualcuno che c’è così. Ma veramente c’ha un sacco di roba figa. Poi lei è simpatica e scherzosa. Quindi se avete tempo da perdere, passateci.

Alain 

[ 00:48:00 ] Vi consiglio, visto il tema della puntata. Un libro di Robert Schiller “Narrative Economics”. L’autore probabilmente l’avrete già sentito nominare. Quello che ha inventato il cap and ratio. Gli indici. Sulla stima del corretto valore immobiliare. L’intera branca dell’economia moderna. Queste cose così. Ha fatto giusto poca roba. Infatti aveva vinto il Nobel per l’economia.

Nicola 

[ 00:48:28 ] Quei personaggi che non piacciono a Coletti.

Alain 

[ 00:48:30 ] D’altronde, se non porti le prove.

Vittorio 

[ 00:48:34 ] Che fai leggi libri tu, Robert.

Alain 

[ 00:48:38 ] Praticamente. Salta fuori, che Robert Schiller è interessatissimo a quanto le narrazioni virali influenzino il mercato da sempre. Se guardate quello che ha fatto come lavoro effettivamente si capisce. E in questo libro, quello che fa è analizzare come alcuni racconti popolari, alcuni tipi di retorica o di storia come ad esempio la paura dell’automazione, il mito dell’oro come bene rifugio o un eventuale ottimismo irrazionale dei boom di mercato. Finiscono per diffondersi, modellando i cicli economici e creano delle bolle speculative. Il libro sostanzialmente combina un po’ economia comportamentale e analisi storica. È interessante. Come tutti i suoi libri, sono tutti molto carini.

Nicola 

[ 00:49:20 ] Un po’ un cerchio-bottismo. Rispetto a quello che abbiamo detto nella puntata, ci da un po’ ragione. Ma no.

Alain 

[ 00:49:29 ] Soprattutto non potete venire a criticarci. Se non avete letto il libro di Schiller. Perché completa la puntata.

Vittorio 

[ 00:49:33 ] Infatti. Accettiamo solo commenti in cui ci ringraziate.