Oggi a Too Big To Fail parliamo di portafogli d’investimento. Cosa sono, cosa guardare per sceglierli, perché vale la pena studiarli e come si fa una carbonara.

I consigli di oggi:
Nicola: The World for Sale
Vittorio: The Muffa
Alain: Xbiking

LA PROMO
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Oh, e ascolta tutto fino alla fine oppure Ray Dalio farà anche le previsioni del tempo.

Ascoltala qui:

Trascrizione della puntata

(Fatta con Clipto ed il sangue di Alain.)

Vittorio 

[ 00:00:23 ] Questa puntata, definita come geniale da numerosi amanti delle carote del basso Molise, parliamo di portafogli, modello. Una soluzione perfetta per chi vuole qualcosa di preconfezionato, non vuole fare stock picking, bravissimi, oppure è troppo taccagno per chiedere il consiglio di un consulente dipendente, che comunque non è detto farebbe meglio. Che poi noi sta cosa la stiamo facendo nonostante abbiamo un progettino che forse lanceremo a breve, breve, che vuol dire fra due settimane… 8 mesi ma AudioCorso più o meno una guida finanziaria dai diciamo tanto la fanno cani e porci chi siamo noi per esimerci

Alain 

[ 00:01:04 ] Beh comunque oggi parliamo di questi modelli di portafoglio che come tutti i modelli Semplificano un pochettino la realtà. Però sono molto concreti anche e facili da applicare un po’ per tutti.

Nicola 

[ 00:01:39 ] Chiaramente nessun consiglio finanziario. Solo ottime chiacchiere d’aperitivo tra un’oliva e un Campari Spritz.

Comunque, come tutte le cose, i modelli sono una generalizzazione e, come dicono tutti, i modelli sono sbagliati ma alcuni sono utili. Questi non sono tarati su casi specifici e hanno ovviamente dei pro e dei contro. Però sono un utile punto di partenza.

Vittorio 

[ 00:02:09 ] Sicuramente il primo pro è che sono utili per quegli investitori che più o meno hanno capito un po’ come sono i funzionamenti degli investimenti e soprattutto il ruolo delle diverse asset class, le azioni, le obbligazioni, le commodities. Però insomma vogliono capire una maniera abbastanza veloce in cosa investire effettivamente

Nicola 

[ 00:02:23 ] Hanno un ottimo rapporto vantaggio-tempo nel senso che ci impiegate poco a studiarli giusto però vi danno già un due o tre passi avanti, perché comunque sono degli insiemi che sono già stati creati da persone, si spera, esperte a volte, non proprio. Non tutti, non tutti. Non sempre. Però, insomma, in teoria vi danno un vantaggio.

Alain 

[ 00:02:56 ] Altro vantaggio è la semplicità, la loro robustezza e la gestione passiva. Soprattutto sulla semplicità e la robustezza è come se seguite una ricetta. Seguite una ricetta e sapete con ragionevole certezza che se non avete fatto minchiate nel frattempo arriverete a un certo risultato.

Vittorio 

[ 00:03:18 ] e si è proprio per questo un altro dei fattori pro è che eliminano un po’ quei bias personali, il senso di fare gestione attiva di fare scelte un po’ così e quindi creano delle regole ben chiare all’investitore che se ne deve solo attenere. Insomma, ad esempio il ribilanciamento è una di quelle regole auree: tu a un certo punto dovrai vendere gli asset che sono sono saliti di prezzo e comprare quelli che sono scesi per cercare di ribilanciare le proporzioni del portafoglio secondo le indicazioni originarie.

Nicola 

[ 00:03:43 ] Poi fondamentalmente spostano l’attenzione da quell’idea mi piace investire in small cap oppure mi piacciono le obbligazioni dei mercati emergenti ad un’idea del fatto che si sta facendo un portafoglio e quindi cosa succede?  Che si può magari cercare un livello di rischio che vogliamo avere e a quel punto massimizzare i ritorni oppure avere un target di ritorni perché si investe sempre per un obiettivo e cercare di ottenere quel target con il minore rischio possibile.

Alain 

[ 00:04:19 ] Aiutano anche a comprendere l’importanza dell’investire in un portafoglio con le sue caratteristiche complessive e non in un elenco di elementi singoli. In qualche modo fanno da contrappeso alla forza del mental accounting, no? E di tutte le problematiche che si porta dietro.

Vittorio 

[ 00:04:36 ] Sì, e poi generalmente anche il peggiore di questi portafogli ha un rendimento migliore di fare le cose un po’ a cazzo o a sentimento con una gestione attiva o con queste scelte. Ah, oggi è così, domani è cosà. In realtà con quelle regole alla fine funziona, non c’è niente da fare.

Nicola 

[ 00:04:52 ] E poi appunto forniscono dei riferimenti rapidi, no? Cioè, quante volte in 50 puntate abbiamo parlato del 60-40 e alla fine non è che dobbiamo ogni volta spiegarvi, ok, che profilo di rischio ha, che tipo di rendimenti ha, che cosa c’è dentro, quando funziona, quando non funziona, no? E quindi anche lì offrono i classici mattoncini da cui si può partire per fare delle analisi più complesse, perché ovviamente loro magari ti danno un set di base e poi si può cambiare questa base del portafoglio.

Alain 

[ 00:05:26 ] Passiamo magari anche a definire qualche contro, perché non sono perfetti. Infatti, ok che sono semplici, ma comunque serve studiare e comunque serve disciplina. Non basta prendere gli ingredienti, buttarli dentro un pac e fine. Ah no? Purtroppo per voi no, ma meglio per noi, che altrimenti faremo il podcast cazzabubbole invece di To Big to Fail.

Vittorio 

[ 00:05:50 ] Poi c’è pure il fattore che dire ‘io voglio il 7% ogni anno è molto facile, oltre che impossibile. Però è facile da dire. Andare a definire il livello di rischio che uno vuole avere è un pochino più complicato perché prima di tutto non esiste un rischio solo, ognuno ha diversi tipi di rischi e quindi questa cosa chiaramente essendo una regola generica non permette di personalizzare con la propria situazione.

Alain 

[ 00:06:14 ] A volte poi non sono neanche ideali questi portafogli nella tassazione e ciò potrebbe farvi mancare magari i vostri obiettivi perché non avete tenuto conto appunto di questa inefficienza nella tassazione

Nicola 

[ 00:06:31 ] O magari non potete investire in determinati asset o determinate strategie. Però sappiamo che questo è abbastanza facile da risolvere. basta che non ascoltate me e le idee che vi do io e sicuramente trovate qualcosa che potete comprare.

Vittorio 

[ 00:06:40 ] Oppure c’è il fattore che vi fa schifo qualche asset, cioè ad esempio negli ultimi anni c’è stata la repulsione totale per le obbligazioni peraltro non è tutto sbagliato se possiamo dire oppure c’è quelli che amano tantissimo le materie prime tra cui l’oro e quelli che tipo me la considerano un pezzo di pietra che sta là non si sa bene perché è stata scelta agli albori dell’umanità come pietra preziosa per definizione. Però all’interno di un portafoglio ha il suo senso perché ha una sua logica, insomma.

Nicola 

[ 00:07:10 ] In alcuni periodi storici vi potrebbero far sentire vecchi. Cioè, pensate alla morte annunciata del 60-40, quanto è stato detto. Quindi è importante capire bene sotto quali condizioni funzionano o funzionano bene. O funzionano male, non è che funzionano sempre.

Alain 

[ 00:07:31 ] Infatti, collegato a questo, possono fornire un falso senso di sicurezza, perché in passato hanno funzionato bene, tu hai guardato bene quei dati storici, hai fatto i tuoi backtest e quello che vuoi, ma magari in realtà è stato solo un caso.

Vittorio 

[ 00:07:46 ] E sì, e poi la tendenza è quella che comunque le regole sono rigide, insomma, per definizione, quindi tu devi mantenere quelle proporzioni, se a un certo punto decidi ‘Ah no, ma faccio questa variazione, sposto qua, tengo un altro po’ e incominci a fare un po’ un pasticcio, cioè era tipo mia nonna che diceva che quella era tiramisù, però era una massa un po’ informe, che per carità era buona, però chiamarla tiramisù forse era un po’ eccessivo.

Nicola 

[ 00:08:15 ] E quindi chiudiamo in bellezza per gli investitori non americani, ma io direi anche non dubaini o non sauditi o non di Hong Kong e vi sfido a capire questa battuta. C’è sempre il problema dell’esposizione al rischio di cambio, perché è praticamente impossibile creare questi modelli che siano al 100% immuni o perlomeno a costo zero.

Alain 

[ 00:08:45 ] In effetti aggiungo al volo un altro problemino, che è la traduzione dei portafogli per aree geografiche nel senso che gran parte di questi portafogli nascono da una prospettiva americana e prendono come riferimento quel mercato e quella valuta. Tradurli per un investitore italiano ha delle difficoltà. E infatti oggi parleremo soprattutto dei dati americani, quindi dobbiamo prendere con le pinze questi numeri.

Vittorio 

[ 00:09:04 ] Pure questa cosa molto divertente che quando cercano di attualizzarla all’europea fanno lo stesso errore di quella americana, cioè se quegli americani considerano solo obbligazioni e azioni americane con una certa logica per carità divina, quello che fanno nell’attualizzazione europea è tenere solo azioni e obbligazioni europee. Quindi in realtà tu vai a restringere enormemente, cioè se nel modello americano comunque sono il 50% del mercato e hanno tutte le loro ragioni in quello europeo la cosa diventa quanto più problematica, insomma. Quindi anche quello bisogna essere un po’ pesati, oltre al fatto che magari sul mercato italiano non esistono determinati strumenti, alcuni sono meno efficienti, cioè ci sono tanti ragionamenti.

Nicola 

[ 00:09:52 ] Che poi siamo anche fortunati adesso con l’euro. Perché io mi ricordo quando i giornalisti finanziari italiani ti proponevano queste strategie, dicevano ‘ah, dogs of the DOW’, e quindi rifacciamolo con i titoli del Ftse Mib. Ovviamente veniva fuori una merda, perché erano quattro titoli di merda. Però, vabbè, loro erano giornalisti, per cui sono molto bravi.

Alain 

[ 00:10:20 ] Ecco, se volete però tradurlo per l’investitore italiano, magari prendete gli strumenti più internazionali possibili, più globali possibili. Questa di solito è una buona indicazione, giusto, per non saperne leggere né scrivere. 

Ma, cioè, come facciamo noi a scegliere un portafoglio, uno di questi portafogli modello da cui iniziare, cioè sulla base di cosa lo scegliamo. Normalmente quello a cui si guarda sono il rendimento e il rischio storici, ma da qui al definire delle metriche affidabili e stabili un po’ ce ne passa. Quindi prendiamo come riferimento solo pochi indicatori. Per il rendimento prendiamo il CAGR mediano su un orizzonte di 10 anni. Il CAGR, che sarebbe il Compound Annual Growth Rate, o in italiano il tasso di crescita annuale composto, è una misura che indica il tasso di crescita annuo costante di un investimento come se fosse cresciuto in modo regolare ogni anno per l’intero periodo di riferimento, anche se in realtà i rendimenti possono essere stati altalenanti come normalmente. Noi quello che facciamo è prendere il CAGR per tutti i periodi di 10 anni dal 1970 ad oggi e riportiamo la mediana. E quando dico noi intendo che copiamo i dati che ha tirato fuori Portfolio Charts, che oggi meriterebbe più di un referral.

Vittorio 

[ 00:11:39 ] Peraltro, con fondi che non esistevano chiaramente. Noi stiamo valutando tutte le cose e sono teorici pure loro insomma. Sono dati ricostruiti chiaramente su alcuni indici

Nicola 

[ 00:11:46 ] Invece sul rischio ci sono diversi indicatori interessanti e quindi Bene succediamo qualcuno. Il max drawdown, cioè la massima perdita dal picco precedente in percentuale sul valore iniziale. Years to recover, cioè quanti anni ha impiegato questo portafoglio nel passato a tornare al picco precedente. E poi l’Ulcer Index che quantifica la profondità e la durata dei cali di un investimento rispetto ai suoi massimi precedenti e li unisce in un unico indicatore comparabile. Ci interessa normalmente l’insieme di queste due cose, quanto può scendere il portafoglio ma anche quanto ci impiega a risalire. A volte è difficile dire o è meglio una cosa o è meglio quell’altra quindi è un indice che tenta di mettere insieme queste due cose e quindi Quanto più alto è questo indice, tanto più questo investimento è stato stressante.

Vittorio 

[ 00:12:45 ] Vabbè, ora possiamo passare a ciccia, no? Ci facciamo un po’ un’analisi dei portafogli, quelli un pochino più famosi, li descriviamo così a turno, con anche un po’ di pro e contro, vari motivi. Chiaramente voi mi avete dato posto quello là, di quello che c’ha paura del mal di mare, gli danno il posto dove ci stanno meno movimenti della barca, no? 

Quindi io parto con il 60-40 che è proprio il benchmark per definizione, quello che utilizzano i fondi pensione, che comunque viene utilizzato sempre come riferimento. Non so da chi è stato inventato.

Alain 

[ 00:13:18 ] Come no? È stato inventato da John Bogle?

Vittorio 

[ 00:13:21 ] Ma davvero è stato inventato da lui?

Alain 

[ 00:13:23 ] Non è sicuro. Non è sicuro? Allora qualcuno prima di lui è arrivato.

Vittorio 

[ 00:13:28 ] Secondo me è così classico, però probabilmente John Bogle era uno di quelli che ciò è stato il massimo per lui in effetti perché insomma la sua filosofia professava la diversificazione, l’assenza di fare market timing, bassi costi di gestione e soprattutto una costanza nel lungo periodo. Uno dei suggerimenti che dava appunto di utilizzare il 60-40, cioè una composizione fatta dal 60% d’azioni e 40% da obbligazioni governative, non corporate, che sono già un po’ più volatili. Volendo i più giovani possono modificarlo un po’ per avere più azioni e poi piano piano scendere verso una certa età e quindi partire con un portafoglio che magari potrebbe essere 70, 80 eccetera eccetera, e poi piano piano mettere una componente obbligazionare maggiore in modo da avere un po’ più stabilità. 

CAGR mediano a 10 anni: 5.7%

Max Drawdown: 36%

Years to recover: 13

Ulcer Index: 12.4

Alain 

[ 00:14:27 ] Quei 13 anni in realtà sono del 2001, penso che è stato perché è sceso nel 2000 con la dot com e non si è ripreso fin dopo ben dopo il 2008. I pro, però, invece di parlare di questa roba brutta. Però sicuramente la semplicità, è facilissimo da costruire, ti bastano due ETF, uno azionario globale, uno obbligo azionario globale o europeo se vuoi, quindi hai di conseguenza un basso costo di gestione. Tra l’altro oggi con i life strategy di Vanguard o prodotti simili hai un solo ETF, per cui è ancora più semplice. Bilanciano rischio e rendimento perché offre una buona combinazione tra la crescita, la spinta delle azioni, la stabilità e insomma il fatto che sono decorrelate le obbligazioni, quelle governative specie, e quando diciamo obbligazioni qua parliamo di obbligazioni intermediate, quindi 7-10 anni. Ha una buona resilienza nelle crisi, perché le obbligazioni spesso, anche se non sempre, ammortizzano i crolli azionari. Storicamente è molto solido, ha avuto performance robuste su orizzonti di lungo periodo, ed è facile da ribilanciare. Insomma, ne avete due soltanto, per cui è difficile fare casino.

Nicola 

[ 00:15:39 ] Invece i contro. Allora, ovviamente ha un rendimento più basso rispetto a dei portafogli più aggressivi, soprattutto nel lungo periodo, se pensate a un 80-20, appunto un 100% azionario, E poi non protegge contro tutti gli scenari, non è efficace contro i rischi estremi. Ad esempio, se ci sono delle crisi valutarie, anche qui dipende esattamente da che fondi usate e soprattutto non funziona quando c’è l’inflazione alta, come è successo nel 2022 perché tipicamente tutti e due gli asset soffrono. Poi magari soffrono all’inizio, soffrono tutti e due insieme, poi iniziano a soffrire in momenti diversi, cioè se lo costruite come diceva Bogle. Quindi è parecchio focalizzato sugli Stati Uniti e ignora tanti altri asset che magari possono darvi un diverso profilo di rischio e rendimento o altre valute, poi soprattutto le obbligazioni a volte risultano poco attraenti, cioè quando hanno dei rendimenti bassi o negativi in termini reali. La parte obbligazionaria tende a non offrire più quella protezione che in realtà è il ruolo che dovrebbe avere nel portafoglio.

Vittorio 

[ 00:16:55 ] Quello è il motivo per cui è stato criticato negli ultimi diciamo 10 anni, perché chiaramente le obbligazioni europee soprattutto davano rendimenti ridicoli e chiaramente quando si sono rialzati i tassi è successo che non hanno svolto quella funzione, diciamo.

Nicola 

[ 00:17:10 ] Passiamo al Permanent Portfolio adesso, che è stato creato da Harry Browne. Il concetto di questo portafoglio è che il futuro è sempre incerto, a meno che non guardiate YouTube. Quindi, l’economia di solito oscilla tra quattro scenari, che sono dati dalla crescita economica e dal livello di inflazione. Lui questi quattro scenari li chiamava la prosperità, recessione, l’inflazione e la deflazione. Quindi, prosperità e recessione sull’asse della crescita, inflazione e deflazione sull’asse dell’inflazione. Quindi anziché bilanciare il rischio di volatilità, come ad esempio nel portafoglio Risk Parity, lui voleva bilanciare questo rischio economico. Praticamente prende 4 asset e dice: ‘Ognuno di questi asset funziona bene in uno di questi 4 quadranti e quindi sto proprio tranquillo.’ E quindi ha dato via proprio ignorante un bel 25% di ognuno, ovvero le azioni che funzionano bene nel momento di prosperità, i contanti (cash) che funziona bene quando c’è la recessione, l’oro che funziona bene quando l’inflazione è alta e le obbligazioni a lungo termine quando siamo in deflazione e quindi tutto questo mix porta praticamente ad avere una stabilità molto elevata ma anche dei rendimenti abbastanza contenuti quindi: 

CAGR mediano a 10 anni: 4.6%

Max Drawdown: 19%

Years to recover: 4

Ulcer Index: 3.7

Vittorio 

[ 00:18:40 ] No ma fatti a cioè Il vantaggio vero è che è estremamente stabile, cioè l’Ulcer Index è un terzo di quello del 60-40 che comunque è considerato abbastanza conservativo e il Max Drawdown è quasi la metà praticamente. Quindi chiaramente questo è un grandissimo vantaggio per chi ha un po’ di paura di queste cose o comunque affronta le crisi in una maniera psicologicamente devastante, spesso e volentieri. E quindi si sa anche comportare bene diciamo in diversi scenari economici, appunto perché spalma il rischio su quattro posizioni diverse. Poi comunque è semplice da mantenere perché è una regola molto semplice: un quarto, un quarto, un quarto, un quarto e finita.

Alain 

[ 00:19:23 ] Tra i contro, vabbè, ovviamente il rendimento che è medio-basso, effettivamente è più basso che un 60-40. Poi c’è il fatto che oro e contanti a tanti fanno storcere il naso, no? Contanti sembra quasi di non investire. In realtà ricordiamo che contanti in questo portafoglio si intende ultra-short, bond ultra-short, oppure un monetario, per cui un minimo di rendimento te lo dà, però effettivamente è un rendimento limitato. E l’oro, insomma, 25% di oro nel portafogli. A tanti pesa sul groppone. È tendenzialmente poco flessibile, nel senso che questa divisione che è arbitraria, 25-25-25-25, però è la ricetta, per cui se la cambiate non avete più il Permanent portfolio e non è garantito, a parte che non vi garantisce un cazzo a nessuno, però diciamo che gli studi passati, cioè i dati storici, non vi portano a concludere che una divisione diversa vi dia quello che volete, dovete analizzarvela voi. E poi c’è il fatto che oro e obbligazioni a lunga scadenza, con duration elevata, sono anche loro, a loro modo, molto volatili. Quindi non sono correlati con le azioni, di solito, però.

Nicola 

[ 00:20:37 ] Però questo è proprio, secondo me, un ottimo obiettivo per capire la concezione del portafoglio, che pur mettendo insieme tre elementi che sono molto volatili tra di loro, Ciòè le azioni, i bond a lunga durata e l’oro. Comunque si riesce a ottenere un portafoglio che ha molta bassa volatilità, cioè se il max drawdown è stato storicamente il 19%, un pezzettino magari ve lo potete anche giocare per quello che dovrebbe essere il fondo di emergenza. Comunque, se ci impiega abbiamo detto 4 anni 3 anni a ritornare su e con un drawdown contenuto gestibile, ci sta.

Alain 

[ 00:21:23 ] La metafora del ricettario secondo me calza pennello in questa puntata del portafoglio è come se voi prendete qualcosa di acido, qualcosa di dolce e lo sfumate col vino e vi salta fuori un piatto bellissimo e buonissimo. Mentre singolarmente dite ‘cacchio’, magari non c’entra un cazzo.

Nicola 

[ 00:21:36 ] A meno che non siete la nonna di Vittorio.

Alain 

[ 00:21:54 ] Passiamo al prossimo portafoglio che è il Golden Butterfly, che è una variante alla fine del permanent portfolio e punta di più sulla crescita. Grazie all’aggiunta di una porzione di small cap value, quindi ancora azionario. Offre un ottimo equilibrio tra rischio e rendimento e combina in qualche modo la stabilità e i buoni tassi di crescita. Diciamo che è adatto sia per chi sta accumulando capitale sia per chi è in fase di decumulo. La composizione quindi è 20% di ognuno, azionario, small cap value, bond a lunga scadenza, bond a breve scadenza o cash, e oro. I dati: 

CAGR mediano a 10 anni: 6.0%

Max Drawdown: 18% quindi metà di un 60-40

Years to recover: 4

Ulcer Index: 3.6 quindi addirittura quasi come il permanent.

Nicola 

[ 00:23:02 ] Allora i pro di questo portafoglio sicuramente l’ottimo rischio-l’ottimo rapporto rischio-rendimento come abbiamo detto: render bene e non vi espone a dei rischi eccessivi. Ha una diversificazione equilibrata, perché copre comunque tutti gli scenari economici, come diceva Alain; una derivazione del Permanent portfolio è stato molto stabile nel tempo, perché ha dimostrato delle performance molto costanti. A parte il 2022 è stato l’unico anno in cui ha traballato un po’, e quindi magari è ideale per chi va in pensione, perché vi offre dei tassi di prelievo sostenibili che sono abbastanza alti; è anche ancora semplice da implementare, perché alla fine sono solo 5 asset class e sono ben definite.

Vittorio 

[ 00:23:53 ] Sì, diciamo che invece i contro sono: quando le cose vanno bene, hai dei rendimenti un po’ sotto rispetto a portafogli un po’ più aggressivi; questo forse è anche il motivo per cui negli ultimi anni è diventato un po’ meno di moda, insomma. Il grande problema è che forse poi richiede continuamente, cioè dei ribilanciamenti periodici per mantenere quelle proporzioni perché incominciano ad essere, cioè se siamo partiti da 60-40 che è fattibile con uno strumento, ma diciamo con due, siamo passati a quattro, ora siamo già a circa 5. Bisogna mantenere questa allocazione e diventa un po’ più complicato, c’è poi la componente di ore e obbligazioni che si comportano sicuramente in maniera diversa, ma possono avere dei risultati diciamo deludenti in maniera differente e a volte ce l’hanno in comune, come è stato appunto nel caso del 2022. Sostanzialmente non è la soluzione perfetta per chi cerca la massima crescita, chiaramente, ma è ottima per chi, appunto, come pensionati cercano una buona stabilità con un rendimento diciamo discreto che possa supportare anche spinte inflazionistiche un po’ maggiori rispetto alla media

Nicola 

[ 00:24:58 ] Menzioniamo anche il fatto che c’è una variante che hanno chiamato The Weird Portfolio, che è stata fatta da un tizio che si fa chiamare Value Stock Geek, che contiene sempre le Small Cap Value, poi fa International Small Cap, i REITs cioè i fondi immobiliari il Long Term Bond e Gold, cioè tutto praticamente schiaffato nel dubbio, però è riuscito con  5 asset e ha tutte quelle caratteristiche di cui abbiamo parlato del Golden Butterfly. Sono abbastanza simili per questa versione.

Vittorio 

[ 00:25:34 ] Il difficile di questo portafoglio è trovare un ETF Small Cap, soprattutto sul mercato europeo è un po’ complicato trovare quel tipo di ETF.

Nicola 

[ 00:25:51 ] Passiamo quindi al Ivy Portfolio, che è un portafoglio che in teoria è stato fatto da Meb Faber, ma Portfolio Charts lo riadatta con le potenzialità di Portfolio Charts, nel senso che il sito può gestire solo dei pesi costanti nel tempo e non variabili. Comunque, perché Ivy Portfolio? Allora, lui, Meb, tenta di replicare quello che era stato il portafoglio di David Swensen. Che era lo storico gestore del fondo dell’università di Yale, quindi l’ha chiamato Ivy Portfolio, perché Yale fa parte dell’Ivy League, quindi l’insieme delle università più prestigiose negli Stati Uniti. Secondo me è importante menzionarlo, perché uno dei cavalli di battaglia di Swensen che l’ha fatto diventare famoso è il fatto che lui era stato uno dei primi a mettere parecchio del fondo che gestiva in investimenti non pubblici, ovvero private equity, hedge funds, forse anche un po’ di venture capital. Perché è importante la menzione oggi? Perché oggi queste stesse università se ne stanno andando da questi investimenti, specialmente dal private equity. E a chi stanno tentando di vendere il private equity? Chi ci sta pensando da BlackRock? Chi ci sta pensando da Scalable Capital? E quindi li vogliono dare a voi, a voi. Se pensate che queste università se ne stanno andando non lo so, comunque è un portafoglio che strizza parecchio l’occhio al global market portfolio e un’altra cosa che in questo periodo sta andando abbastanza di moda perché probabilmente Aranzulla è andato giù di testa per il fondo statale norvegese che sostanzialmente investe un po’ secondo queste linee. Comunque diciamo da come è composto.

Alain 

[ 00:28:47 ] 

  • 20% Azioni Domestiche
  • 20% Azioni Internazionali
  • 20% Obbligazioni medio termine
  • 20% REITs
  • 20% Commodities

Dati per la versione passiva del portafoglio

CAGR mediano a 10 anni: 5.9%

Max Drawdown: 30%

Years to recover: 6

Ulcer Index: 6.8

Nicola 

[ 00:29:26 ] Quindi diciamo che è un minestrone di base questo, se volete un po’ la media di tutti gli asset e quello che vi beccate è la media. E c’è da dire che comunque nessuno investe così nemmeno Meb Faber, perché alla fine lui quello che diceva nella sua filosofia voleva metterci delle regole di trend e quindi dare più peso agli asset che in quel momento stanno salendo e stare più bassi su quelli che stanno scendendo. Però vi dà una buona idea di come potete diventare diversificati nell’accezione corretta del termine diversificazione.

Vittorio 

[ 00:30:04 ] L’ultimo portafoglio invece è quello di quel simpaticone di Ray Dalio, il famosissimo all-weather portfolio che è ispirato fondamentalmente alla strategia che utilizza per il suo fondo; sostanzialmente sarebbe strutturato per tentare diciamo di performare bene in qualsiasi situazione economica e perciò un po’ come il permanente in qualche maniera è suddiviso in quattro quadranti e ognuno corrisponde a un certo scenario economico, quindi si includono asset che cercano di reagire a queste condizioni. C’è quello inflazionistico, eccetera, eccetera. L’idea è quella di creare un portafoglio che abbia, diciamo, la parità di rischio in tutte le situazioni possibili. Chiaramente la versione commerciale è un po’ una semplificazione perché tantissimi dei fondi utilizzati in quello originale erano attivi mentre nel caso particolare questi sono soprattutto ETF e sarebbe:

  • 30% Azioni USA
  • 40% Obbligazioni lungo termine
  • 15% Obbligazioni medio termine
  • 7.5% Oro
  • 7.5% Commodities

Che garantirebbero perlomeno secondo i vari strumenti dati. Dalle analisi del passato:

CAGR mediano a 10 anni: 5.5%

Max Drawdown: 22%

Years to recover: 11

Ulcer Index: 5.5

Nicola tu sei un amante di questo portafoglio, giusto?

Nicola 

[ 00:31:25 ] No, il problema di questo portafoglio è che non funziona. L’ho detto così, il contro è che non funziona secondo me. Io ho raggiunto un livello di odio verso di lui simile a quello di Vittorio per Kiyosaki ma con meno lol.

Vittorio 

[ 00:31:43 ] Esattamente, io vorrei aggiungere che il Ray Dalio è veramente una persona di un noioso e di un autoreferenziale che va oltre non ti genera neanche simpatia assolutamente niente, ma non ci vuoi neanche scherzare perché è così noioso che ti passa la simpatia. I suoi libri sono 60 pagine in cui ti raccontano in una maniera così pedante di quello che ha fatto che ti passa la voglia di arrivare al dunque, è incredibile. 

Allora noi ormai abbiamo capito come diciamo le domande che ci fate cari ascoltatori, quindi abbiamo creato delle botte risposta di domande che sicuramente ci farete e l’abbiamo chiamato fax di ascoltatori con ritardo cognitivo. La prima domanda è: 

Posso mettere Dogecoin permanent portfolio?

Puoi mettere la panna e Le fragole nella carbonara? Fa il cazzo che ti pare, ma forse poi non è più una carbonara no? 

E se crolla tutto anche il cash? 

Massi, l’importante la salute. 

Ma l’oro o i bitcoin lo devo tenere sotto il materasso? 

Guarda se ribilanci devi poterlo liquidare ed acquistare con spread decenti per me no.

Ho 500 euro da investire su Scalable Capital e volevo provare il Barbella di Taleb perché non ne avete parlato?

Perché ti serve uno psichiatra.

Quanto spesso è necessario ribilanciare? Credo questa è l’unica domanda decente, quindi vai Nicola.

Nicola 

[ 00:33:01 ] Dipende, dipende sempre, perché appunto gli asset tendono ad andare in trend, per cui se ribilanciate troppo presto vi perdete quel trend e soprattutto continuate a comprare un asset che sta scendendo. Però se ribilanciate troppo tardi ad un certo punto arriva quella return to regression to the mean, ritornano le valutazioni al punto mediano, diciamo e quindi vi siete persi la possibilità di vendere un asset che stava in alto per comprarne uno a sconto, fondamentalmente: Però, la regola è più sensata secondo me, ma è anche cervellotica, per cui non so se mi conviene farlo, è: dovreste dividere il vostro portafoglio in 12 mini portafogli e ribilanciarne uno al mese, no, praticamente è un dodicesimo di ribilanciamento al mese, per appunto una roba molto cervellotica.

Vittorio 

[ 00:33:58 ] Grazie per la teoria, Nicola, bellissimo! Una cosa bellissima che non farò mai.

Alain 

[ 00:34:14 ] Beh, sarete rimasti con la domanda delle domande: qual è il migliore di questi portafogli o tra tutti i portafogli noti? Dipende. Innanzitutto dipende da quello che cerchi, perché bisogna capire se cerchi più rendimento, più stabilità, quali sono la tua situazione personale. Quindi non c’è un portafoglio giusto per tutti, ma magari c’è un portafoglio che può essere un’ottima base per te.

Nicola 

[ 00:34:39 ] Esatto, quindi ce n’è uno che funziona meglio di tutti. Ovviamente c’è, che è quello che c’è sul mio blog, però vabbè, l’abbiamo tenuto fuori apposta, l’abbiamo tenuto segreto. Però no, dipende, nel senso appunto dal contesto in cui siete.

Vittorio 

[ 00:34:54 ] Sì, dipende sempre un po’ dalle condizioni con cui si investe, quindi più o meno l’orizzonte temporale, quanta tolleranza a rischio avete, che tipo di ansia avete, perché se voi prendete una strategia e la seguite per un anno solo, non è più una strategia ma è fare le cose a cazzo esattamente come se cambiate i portafogli in continuazione.

Alain 

[ 00:35:14 ] Poi c’è da dire che è meglio un portafoglio ok che uno perfetto ma che non implementate mai o che ci mettete dieci anni per riuscire a capire veramente bene e viverlo bene. Quindi è importante partire e queste sono buone ricette con cui farlo.

Nicola 

[ 00:35:33 ] Visto che adesso siamo andati proprio pam pam pam adesso vi sparo il pippone, cioè bisogna fare attenzione al data mining, perché questi ovviamente tutti questi rendimenti rischi bla bla bla che vi abbiamo detto sono solo quello che è successo nel passato. Ma non è che quello che è successo nel passato era deterministico, potevano esserci potevano succedere un sacco di altre cose. Cioè Putin lo uccidevano da bambino e forse vivremmo in un mondo migliore in questo momento. Quindi dobbiamo tenere conto quello che sarà il futuro e di quello che potrà essere. E quindi magari uno di questi portafogli che ha performato molto bene in passato performerà peggio in futuro perché magari ci sarà molta più inflazione o ce ne sarà molta meno. Quindi dovete tenere conto di queste cose. Non aspettatevi di fare come è stato in passato. Probabilmente sarà leggermente peggio se siete fortunati o sarà un po’ peggio però giudicateli in un contesto

Vittorio 

[ 00:36:35 ] Poi c’è sempre il fattore che i numeri sono molto interessanti però poi nessuno vi insegna ad avere i coglioni come si dice e questo vuol dire soprattutto negli investimenti, seguire un certo rigore, la costanza e a superare quei momenti in cui il tuo portafoglio sembra quello di un cretino. Magari succede nel breve periodo in molti casi ma nel lungo ti permette di avere diciamo parecchie soddisfazioni.

POSTA DELCUORE

Alain 

[ 00:37:02 ] Eccoci al momento della posta del cuore qui mi sono segnato di ricordarvi che potete contattarci tramite il form sul nostro sito. Magari i più fedeli forse hanno anche segnato su un foglio di carta la nostra email, ormai introvabile. Potete scriverci anche dovunque ci stiate ascoltando, comunque. Sul nostro subreddit, sui nostri social, che per ora sarebbe solo Twitter, ma espanderemo. Ed ora vediamo cosa ci scrive Alessandro via mail. 

Buongiorno, vi seguo da un po’ e siete fantastici. Grazie per regalarmi qualche risata e consigli utili. Volevo condividere con voi la mia scelta di portafoglio. Nello specifico vorrei un parere sulla parte SPDR, il multi-asset.

– 50% Vanguard FTSE All-World UCITS ETF (IE00BK5BQT80)

– 20% Xtrackers MSCI World Small Cap UCITS ETF (IE00BF4RFH31)

– 20% SPDR Morningstar Multi-Asset Global Infrastructure UCITS ETF (IE00BQWJFQ70)

– 10% Amundi Euro Government Bond 1-3Y UCITS ETF Acc (LU1650487413)

La mia intenzione è quella di sostituire un ETF immobiliare con quello delle infrastrutture, sbaglio a pensare che in qualsiasi crisi possa essere un buon cuscino? Considerando la sua parte obbligazionaria (50%) mi fa sta e anche più tranquillo. Voi che ne pensate?

Nicola 

[ 00:38:19 ] Secondo me il problema di questi fondi tematici è che è proprio difficile farsi un’idea vera di quello che fanno, di come si comportano. In questo episodio sui portafogli e modello spieghiamo come questi asset si combinano insieme, idealmente in maniera buona. Però per capire come questo si combina con gli altri asset è più difficile fare un backtest quello che si capisce guardando un po’ quella che è stata la storia è che sembra che sia meno volatile di un VWCE, però parecchia di quella volatilità che non ha è la volatilità all’insù, quella che vorresti avere. Poi soprattutto perde meno di VWCE, ma quando il mercato azionario scende va giù pure lui, cioè insomma sono molto correlati in quelle situazioni. E poi l’altra cosa che a me non fa piacere è il fatto che StateStreet, chi fa il manager di questo fondo alla fine ha una grande discrezione su quello che ci può buttare dentro. Per cui secondo me non è proprio una gran scelta.

Alain 

[ 00:39:25 ] La seconda mail ci arriva da Andrea. 

Ciao ragazzi, grazie per la compagnia che mi tenete e per i vostri spunti di riflessione sempre interessanti. Vi scrivo perché da qualche anno mi sento un po’ perso. Mi spiego meglio. Durante l’università ho fondato una società online con un amico, che piano piano è cresciuta e oggi, dopo 15 anni, conta tre dipendenti e un ufficio di proprietà. L’attività va bene e gradualmente il mio ruolo si è molto ridimensionato, così come le mie responsabilità. Lavoro poco, ho una flessibilità totale di tempo e di luogo e guadagno abbastanza per vivere bene e per risparmiare. Ottimo, no? Insomma, con gli anni infatti il mio interesse è andato scemando, non trovo più stimoli, mi annoio e anche se riconosco un valore a quello che ho creato non riesco ad apprezzarlo. Allo stesso tempo, in questi anni ho sviluppato alcune velleità artistiche, ho studiato molto, mi sono messo sotto e ho investito su di me, realizzando alcune opere che hanno ottenuto un ottimo riscontro di critica a livello nazionale ma che poi non hanno trasformato questa mia passione in un lavoro. Oggi quindi mi ritrovo in questo limbo, da una parte insoddisfazione, mista a senso di colpa per non sapere apprezzare ciò che ho e che ho costruito, e dall’altra ansia, invidia e graduale perdita di interesse per ciò che non riesco a raggiungere. Come uscirne? Grazie mille e continuate così. Post scriptum sto leggendo Seneca e Aiuta, ma la pratica quotidiana è un’altra cosa.

Vittorio 

[ 00:40:43 ] Allora, prima di tutto vorrei dire grazie ad Andrea per averci scritto e soprattutto per essersi aperto così, anche chiedendo aiuto. Che purtroppo è una cosa che da maschietti capiamo non essere molto facile, perché viviamo un po’ in questi meccanismi che sei un maschio vero se non chiedi una mano a nessuno e non dici che hai dei problemi, e in questo caso chiaramente è abbastanza difficile, insomma nel senso che alla fine lui ha raggiunto paradossalmente un certo successo forse troppo giovane e questo gli ha un po’ sbilanciato il mondo. Poi, chiaramente, magari l’azienda gli permette di avere un buonissimo stipendio e lui basta, non gli interessa. Dare una risposta è un po’ complicato, perché anche se ci siamo scritti con le mail e gli abbiamo risposto, quello che a me fa capire un po’ la situazione in cui parla delle sue vellietà artistiche in cui lui conclude con “ma che poi non hanno trasformato questa mia passione in un lavoro”. Secondo me là è il problema focale di tutta questa discussione, cioè se tu hai creato la tua stabilità. Puoi sopravvivere anche sostanzialmente non facendo niente, potresti vendere le quote dell’azienda oppure potresti dire ‘io non faccio più niente’, garantitemi questi soldi ogni mese. Poi l’azienda può anche trafficare uccellini della Birmania in altri paesi. Cioè a te cosa te ne frega che, non lo so, i tuoi quadri non li vendi? Tu potresti farli, li esponi, prendi il tuo premio e poi gli dai fuoco. Lo faccio perché mi piace quella cosa e perché mi dà soddisfazione. Forse è volersi porre diciamo un obiettivo che non ha senso in quel caso e forse questo passaggio che dovrebbe fare è appunto nel senso che la sua realizzazione non passa più tramite il denaro che ti entra, ma con la realizzazione personale che lui ha nel fare qualcosa.

Alain 

[ 00:42:29 ] Quello che ti sta dicendo Vittorio, se la vuoi mettere in termini prettamente psicologici si parla di piacere intrinseco o estrinseco, cioè quando la fonte di piacere è l’attività in sé e la sua esecuzione ti dà gioia, quella gioia è un piacere che viene da te stesso, è sotto il tuo completo controllo. A me viene in mente sempre l’esempio di, avevo visto questo video, di un giapponese che fa caffè, no? C’ha questo baretto che sono quattro posti, lui ci mette 45 minuti a ogni singolo fottuto caffè. Ma lo fa alla perfezione, per lui quella è la sua forma di espressione artistica. E lui trae piacere da quell’attività. Se invece tu stai guardando ai risultati che vuoi ottenere, vuoi il riconoscimento sociale, vuoi il premio, vuoi i soldi, quelle sono cose che non puoi controllare in toto. Tu controlli l’attività, non controlli i risultati a cui ti porta. E quello è cercare un piacere estrinseco. Tu sei nella posizione, oggi, di sbatterti nel cazzo dei risultati materiali di quello che fai. Puoi approfittarne, però, insomma, devi fare un lavoro di convincimento, devi capire questo meccanismo e devi accettare che ti puoi disaccoppiare dai risultati che ottieni. E poi, vabbè, c’entra relativamente, però faccio come Nicola e ti consiglio un libro che non ho ancora finito, che è ‘Die With Zero’, che secondo me qualche spunto te lo può dare, perché sembra proprio che vuoi continuare in qualche modo a lavorare, a produrre soldi, ma poi, ma che te ne fai se ce li hai già, no? E se quello che volevi fare è altro. E comunque, se proprio non trovi la tua via, c’è una cosa che puoi fare. Puoi farci da mecenate. Abbiamo un bello slot per sponsor disinteressati.

Nicola 

[ 00:44:14 ] Comunque, Andrea, se trovi la soluzione, scrivimela perché sono interessato a saperla. 

CAZZABUBBOLE

Comunque, vabbè dopo questo momento molto profondo, possiamo ritornare nel nostro luridume con le cazzabuppole nel mio luridume. Il fatto che sono andato a Disneyland e ho preparato un po’ di note per voi, ad esempio: 

È una zona completamente franca della Francia, cioè tu arrivi lì e non ti viene nemmeno in mente di parlare francese perché è proprio… è un portale sugli Stati Uniti. Cioè, tu entri in questa roba che anche se sei in Francia… 

Cibo da crociera dappertutto. Questo, purtroppo, è una deformazione professionale mia, che avendo lavorato in quel settore, però cibo di merda, veramente, è impossibile trovare della roba sana. 

Poi appunto la quantità di gente che va lì non con i bambini, cioè gli addii al nubilato e le coppie, che poi appunto costa un botto. Cioè io dico, ma non hai proprio idee, no? Perché se sei una coppia, ma guarda quanto grande è il mondo, a DisneyLand devi andare. 

Vabbè, soprattutto è un’occasione persa totalmente per Roma, perché quella roba qua la potevano fare a Roma, cioè a Parigi c’è il tempo di merda, sono stati salvati da Climate Change, perché c’è un tempo di merda per sei mesi all’anno, se lo facevi a Roma, sbancavi, però purtroppo la classe politica che abbiamo non ci è arrivata. 

Ma c’è una soprattutto un tema che secondo me è caro a questo podcast ovvero la come noi genitori non riusciamo a insegnare i bambini la sunk cost fallacy. Perché ad un certo punto mentre eravamo lì nel parco l’amica di mia figlia, siamo andati con un’altra famiglia, lei si mette a piangere e dice che voleva tornare in albergo perché voleva andare in piscina e quindi tutti noi non è che le abbiamo detto no cioè nel senso guarda che in piscina ci andiamo domani cioè e poi comunque in piscina ci puoi andare sempre no sei qua è un’occasione per quello e probabilmente sei piccola e non ti accorgi di questo invece la cosa era praticamente siamo venuti qua per te e quindi dobbiamo stare qua no che è una stronzata perché appunto proprio perché siamo andati lì per te se tu dici “Mi ne voglio andare” dovremmo andarcene no certo. E quindi è ovvio che poi da adulti non capiremo mai questa cosa della Sunk Cost Fallacy perché ci viene proprio impartita dai genitori.

Alain 

[ 00:46:58 ] E tra l’altro è un ottimo consiglio genitoriale questo, cioè non investite sui vostri figli. Giusto anche perché si stufano presto. Ma è vero, io l’ho notato anche su di me questa cosa. Magari la porta al lago, faccio un’ora di strada e dico: ‘No, adesso devi goderti il lago.’ Invece se non faccio un cazzo, me la godo io e se la godo lei è bellissimo, cioè relativamente.

Nicola 

[ 00:47:21 ] I miei genitori questa roba l’hanno capita molto bene. Infatti ridevamo con mia moglie di questa roba qua, cioè di tutte le cose che io non ho mai fatto da bambino, perché facevamo solo le robe che piacevano a loro, tipo andare nelle spiagge dei nudisti.

Nicola 

[ 00:47:45 ] Io vi voglio consigliare un libro comunque. Si chiama: The World for Sale: Money, Power and the Traders Who Barter the Earth’s Resources. Non so come è in italiano, comunque la storia fondamentalmente dei commodity traders che stranamente sono tutti basati qua in Svizzera per motivi fiscali, penso. E quindi questo è fondamentalmente sono queste società che veramente adesso, anche quando c’è stato il discorso della guerra in Ucraina, all’inizio gas, quando bisognava trovare dei modi diversi per approvvigionarsi, erano loro. O quelli che vi vendono il petrolio russo quando non potrebbero, sono loro. E sono il fatto appunto che muovono un sacco di cose che sono ovviamente essenziali per tutti, ma sono delle società che penso nessuno abbia mai conosciuto. Poi Glencore adesso si è quotata da un po’, per cui ha avuto un po’ più di visibilità, ma tutte le altre sono comunque società che non sono quotate, sono private e hanno un sacco di potere. Io quando vivevo a Ginevra vivevo davanti all’headquarter di Trafigura, che è una di loro, e pure l’headquarter di questi qua era in un palazzo normalissimo, cioè non avresti mai detto, questi qua è gente che quelli che lavorano dentro si beccano bonus da billions. I bonus pool sono billions all’anno e quindi è molto interessante per questo e ve lo consiglio.

Vittorio 

[ 00:49:21 ] Io invece consiglio questa pagina che ho scoperto essere una pagina Instagram che ho scoperto anche essere un sito che si chiama The Muffa che per i millennial è un mix tra quello che era Vice e attualmente è The Vision però è riadattato alle generazioni più giovani perché ormai noi siamo i nuovi boomer devo dire che è molto interessante e un pochino diverso perché gli articoli sul sito sono carini però sono un po’ così. Su Instagram danno veramente il meglio sono cose che hanno una grafica proprio quella della minchia solo per accalappiare gli analfabeti del nostro tempo e poi è tutto testo. Considerazioni molto interessanti, estremamente minimalista come anche sia come l’impaginazione, eccetera, che pone tanto tanto attenzione alle parole e soprattutto a una profondità di pensiero, di analisi degli argomenti. Chiaramente tutte cose abbastanza curiose, spesso e volentieri ad esempio io me ne sono segnate alcuni titoli, perché mettiamo i like per fare gli intellettuali, un lavoro percepito come inutile ci fa sentire inutili e poi elogio alla fragilità.

Nicola 

[ 00:50:33 ] Ho aperto la pagina per cercare le cose su Instagram mi è venuta fuori della roba che in tre secondi che ho detto ‘oh mio dio’! Per questo non lo uso mai.

Alain 

[ 00:50:49 ] Potete solo immaginare, ma ai donatori magari mandiamo uno sneak peek. Uno screenshot. Io vi consiglio invece quello che penso sia l’angolo di Reddit che mi dà la gioia maggiore. Italia Personal Finance? No, no, no. E non è neanche il nostro sub, mi dispiace. Ma è la community di X-Biking. Si tratta praticamente di un subreddit di biciclette, ma con l’ottica di godersele con stile, audacia, eccentricità, inventiva, comodità. Praticamente le bici sono tutte custom, sono tutte in qualche modo assemblate da chi pubblica. Sono originali, molto curiose. E poi c’è un atteggiamento estremamente rilassato, cioè la community è proprio carina, non è almeno non ho mai visto atteggiamenti tossici. Tu prendi Italia Personal Finance e fai la contrapposizione. Niente la consiglio anche solo per avere nel feed qualcosa di bello!